Uccise un bimbo a colpi di pietra, ora si iscrive a Fb: «Chi è senza peccato...». Rabbia in città: «Un colpo al cuore»

Domenica 30 Giugno 2019 di Silvia Natella
Uccise un bimbo a colpi di pietra, ora si iscrive a Fb: «Chi è senza peccato...». Rabbia in città: «Un colpo al cuore»

«Chi è senza peccato, scagli la prima pietra», si legge sul profilo Facebook di Erick Scherztbeger. La citazione scelta come incipit della pagina non è casuale perché l'uomo è stato condannato a venti anni di carcere per l'omicidio di Mauro Iavarone, il bimbo undicenne massacrato proprio a colpi di pietra nel frusinate. Tornato in libertà, ha deciso di iscriversi a Facebook. Un gesto che l'opinione pubblica non gli perdona.

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Era il 1998 quando il piccolo Mauro Iavarone scomparve da casa per poi essere ritrovato cadavere in un bosco a Piedimonte San Germano, in provincia di Frosinone, qualche giorno dopo. A infliggergli 31 colpi di pietra alla testa furono Scherztbeger e altri baby bulli che all'epoca seminavano il terrore nel paese con molestie e furti. L'unica colpa del bambino che amava andare in giro con la sua bicicletta era quella di essere imparentato al boss Libero Forlini, fratello della madre. Il piccolo potrebbe aver visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere o semplicemente essere stato attirato in una trappola per vendetta. Per il suo spietato assassinio furono quindi arrestati Erik il peruviano, al secolo Erik Schertzberger, Denis Bogdan e suo fratello (assolto in tutti e tre i gradi di giudizio insieme ad un altro rom residente a Frosinone) e il minorenne Claudio T.



In Corte d'Assise Denis Bogdan fu condannato all'ergastolo ed Erik Schertzberger a venti anni. Sette anni di reclusione, invece, furono inflitti dalla Procura dei Minori di Roma a Claudio T, vicino di casa di Mauro. Secondo i giudici, Denis Bogdan ed Erik Schertzberger hanno compiuto l'omicidio «in concorso con una o più persone non identificate», ma il secondo con la sua confessione riuscì a guadagnare uno sconto di pena. 



La decisione dell'uomo di iscriversi a Facebook ha scatenato una vera e propria rivolta social. «Con quale coraggio ha deciso di mostrare la sua identità - spiega Giorgio Miveni, amico del bimbo ucciso -. Quell'essere ha già beneficiato dell'indulgenza della Legge italiana che lo ha condannato a soli sedici anni ma ne ha scontati la metà. Oggi invece di sparire, di rendersi invisibile, pretende anche di avere una vita normale? E la vita di Mauro? Quella di sua madre Rosa? E della sorella Teresa? E quella di tutti noi che all'epoca eravamo bambini come quel povero ragazzino e ci siamo visti rubare l'infanzia?». 




Gli fa eco il sindaco Gioacchino Ferdinandi. «Leggere quel nome è stato per tutti noi un colpo al cuore. Quella persona, come tutte le altre che hanno partecipato all'omicidio brutale di Mauro, non vive più a Piedimonte da anni ma quanto commesso resterà sempre nella mente di tutti noi. Mauro ed il dolore della sua povera madre continuano ad essere oltraggiati».

 

Ultimo aggiornamento: 12:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA