La fuga da film di Massimo Riella è finita. L'uomo è stato ritrovato e arrestato in Montenegro a più di quattro mesi dall'evasione. Era in carcere per una rapina ad una coppia di novantenni a Brenzio, di fronte al lago di Como.
La storia
Riella, separato dalla moglie (da cui aveva avuto una figlia) e diviso dalla compagna (da cui ne aveva avuti altri due), si era rifugiato inizialmente tra le alture del lago. A marzo la madre era morta da poco a causa di un cancro così Riella in carcere aveva messo in atto diverse proteste, tra cui una arrampicata fino al tetto dell'edificio pur di ottenere una visita al cimitero. Che infatti gli fu concessa. Ma proprio in quella occasione, dopo aver dato due calci agli agenti della penitenziaria, si era messo a correre in salita per la valle, fino a scomparire nel nulla. Fino ad oggi, il giorno del nuovo arresto.
È stato il servizio di cooperazione internazionale dell'Interpol a comunicarne la cattura al Nucleo Investigativo della Polizia Penitenziaria che ne aveva seguito le tracce da tempo e che aveva segnalato al Servizio per la Cooperazione Internazionale di polizia (SCIP) la sua presenza sul territorio montenegrino. Grazie alle articolate e complesse indagini svolte dal Nucleo Investigativo Regionale della Lombardia e coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Como Alessandra Bellù, dalla fine di giugno gli uomini del Nic hanno mantenuto contatti diretti e costanti con i servizi di cooperazione internazionale, segnalando Riella dapprima in Montenegro, poi in Serbia e successivamente di nuovo in Montenegro. Fino a localizzare con precisione il luogo ove il fuggitivo aveva trovato rifugio, comunicandolo ai reparti speciali della polizia montenegrina che hanno eseguito il blitz. Soddisfazione è stata espressa dal Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria Carlo Renoldi: «Ho manifestato al Direttore del Nic, Augusto Zaccariello, le mie congratulazioni per la cattura dell'evaso, chiedendogli di esternarle a tutto il personale del Nucleo e, in particolare, del Nir della Lombardia, per il contributo determinante prestato nella lunga e complessa attività di indagine, che ancora una volta dimostra la grande professionalità del nostro personale».