Magistrati, concorso da incubo: passano solo 88 su 1.500. «I candidati non sanno scrivere»

Oggi il Csm chiederà la revisione delle regole. L'ipotesi: via i 2 anni di tirocinio

Martedì 7 Dicembre 2021 di Cristiana Mangani
Magistrati, concorso da incubo: passano solo 88 su 1.500. «I candidati non sanno scrivere»

Il Csm chiederà oggi, con una specifica risoluzione, alla ministra della Giustizia Marta Cartabia, di rivedere la normativa per i concorsi in magistratura.

Dopo un anno di lockdown, di prove esclusivamente da remoto, i consiglieri spingono per un ritorno in via stabile al test scritto. Chiederanno anche un confronto con via Arenula affinché l'accesso alla professione torni a essere un concorso di primo grado e che ai 10 mila magistrati attuali ne vengano aggiunti altri mille. Una richiesta che apre una questione non da poco, quella della adeguata preparazione dei candidati nei concorsi. Succede, infatti, che dalla correzione dei compiti per il concorso da 310 posti, che si è svolto dal 12 al 16 luglio 2021, su 5.827 candidati hanno consegnato il test 3.797, ma la maggior parte è stata bocciata alla prova scritta. Le correzioni sono ancora in corso, i numeri, però, parlano chiaro: alla data del 2 dicembre la commissione ha esaminato 1532 buste (ognuna contiene due elaborati) e sono stati definiti idonei solo 88 di questi. Un numero decisamente basso che mostra un trend già verificatosi in passato, ovvero che gli aspiranti magistrati non sanno scrivere. C'è chi ha lacune tecniche, ma anche chi non conosce bene la grammatica. E questo non fa che rallentare la selezione alla professione a causa dell'elevato numero di respinti.

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I PRECEDENTI
Una situazione simile si è verificata anche nel 2008. «Troppi errori di grammatica», ha liquidato la vicenda la Commissione dell'epoca, mostrando un grosso disappunto. La storia si è ripetuta nel corso degli anni, ma il dato recente è un vero campanello di allarme. La ministra Cartabia ha più volte invitato a una riflessione gli organismi competenti: facoltà, Ministero dell'università. Serve una migliore formazione, ha sottolineato in diverse occasioni. L'ultima volta è successo il 24 novembre scorso, a Scandicci, all'apertura del nuovo anno della Scuola della magistratura davanti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
«Affido alla vostra riflessione la formazione degli aspiranti magistrati - ha dichiarato la ministra -. È un aspetto che preoccupa, su più fronti, anche molti di voi, come più volte mi è stato confidato. Troppe volte i concorsi per l'accesso alla magistratura non riescono a selezionare neppure un numero di candidati sufficienti a ricoprire tutte le posizioni messe a bando. È questo un dato su cui riflettere, che segnala un problema che deve essere affrontato. A dieci anni dall'istituzione della Scuola superiore della magistratura - ha aggiunto -, in un tempo di bilanci, valutazioni e prospettive forse si può avviare una riflessione pure su quest'ulteriore capitolo, che riguarda direttamente il rapporto con le nuove generazioni, la trasmissione di un sapere, di una esperienza e di un'arte l'arte del giudicare - a chi verrà dopo di noi».
L'intervento, dunque, è quantomai necessario. Anche perché, oggi ci sarà l'approvazione della risoluzione da parte del plenum del Csm con la richiesta di mille unità in più. Nel frattempo si sta concludendo la correzione delle prove scritte del concorso di luglio per 310 posti, ed è in arrivo il bando per il concorsone da 500 posti, una cifra mai registrata finora. Questo vuol dire che bisognerà trovare almeno 810 candidati che siano preparati a superare la prova. E visti i precedenti si rischia di non riuscire a raggiungere la copertura del numero di posti banditi. Inoltre, le giovani toghe dovranno anche fare 18 mesi di tirocinio.


NUOVO SISTEMA
La Guardasigilli sta lavorando a un sistema che consenta di presentarsi al concorso in magistratura subito dopo il corso di laurea, tornando al passato, e saltando quindi i due anni oggi obbligatori per il periodo di tirocinio di 18 mesi da effettuare in tribunale, oppure frequentando per due anni una scuola di specializzazione per le professioni legali, o ancora ottenendo un dottorato di ricerca. E infine, essendo già avvocato, che comporta comunque 18 mesi più quell'esame. Ma eliminare il biennio post laurea non è detto che sia sufficiente ad accelerare i tempi per l'accesso alla professione. E con le tante bocciature all'esame scritto, la questione diventa ancora più complessa. «Formazione per i magistrati - ripete Cartabia -, ma formazione, ovviamente, anche per i giovani giuristi, di cui il Ministero, con l'aiuto della stessa Scuola, si sta facendo carico, affinché questi rinforzi arrivino negli uffici con un adeguato livello di preparazione».

Ultimo aggiornamento: 8 Dicembre, 07:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA