Condannato per mafia e tentato omicidio, ma con reddito di cittadinanza. È uno dei casi emersi nel corso dell'operazione della Guardia di finanza condotta in Puglia e denominata "Veritas": fedina penale sporca e postamati alimentati dallo Stato. Gli indagati sarebbero 109: in base agli accertamenti compiuti dalle Fiamme gialle nelle province di Bari e Barletta-Andria-Trani, gli interessati avrebbero percepito illecitamente il reddito di cittadinanza per complessivi 900mila euro.
I condannati sono 37; 72 i familiari
La Guardia di Finanza ha eseguito altrettanti provvedimenti di sequestro al termine dell'operazione «Veritas», coordinata dalle Procure di Bari e Trani. È stato disposto il sequestro sia delle disponibilità finanziarie, provento del reato, sia delle «carte postamat Rdc» utilizzate dagli indagati per prelevare il sussidio. I finanzieri, in collaborazione con le direzioni provinciali dell'Inps, hanno analizzato le posizioni dei soggetti gravati da sentenze di condanna definitiva per reati di mafia e dei loro famigliari, accertando così che 37 condannati e 72 loro parenti per mesi avrebbero percepito indebitamente il sussidio, omettendo di comunicare le condanne.
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I clan coinvolti: Cannito-Lattanzio, Capriati, Di Cosola, Strisciuglio, Diomede-Mercante
Tra gli indebiti beneficiari del «reddito di cittadinanza» è stato individuato un boss del Nord Barese, del clan mafioso Cannito-Lattanzio, condannato per mafia e per tentato omicidio. Ci sono poi numerosi pluripregiudicati dei clan baresi Capriati, Di Cosola, Strisciuglio, Diomede-Mercante e loro familiari. Oltre al sequestro penale, gli esiti degli accertamenti sono stati comunicati all'Inps per l'adozione dei provvedimenti di decadenza o di revoca dei benefici illecitamente erogati e per l'avvio delle azioni di recupero dell'indebito percepito.