Virus, Lombardia in bilico: allarme terapie intensive. Oggi le pagelle

Sabato 16 Maggio 2020 di Mauro Evangelisti
Lombardia in bilico: allarme terapie intensive. Oggi le pagelle

Il giudizio sull’andamento dell’epidemia nelle regioni è espresso da una tabella che incrocia i 21 indicatori, li miscela su due filoni «probabilità» e «impatto», li sintetizza con giudizi che vanno da «rischio basso» a «rischio molto alto», e con colori che vanno dal bianco, al giallo, per arrivare all’allarme rosso. Bene, in questo momento il giallo scuro, anzi l’arancione, riguarda soprattutto una regione che vede aumentare giornalmente il numero dei casi positivi. Sulla base del decreto firmato da Speranza, non può esserci un tasso di occupazione dei posti di terapia intensiva per Covid-19 superiore al 30 per cento. La Lombardia sta superando quella soglia, anche se il numero dei malati si è ridotto: è in bilico. Va detto che ieri la regione governata da Fontana ha visto una riduzione dei pazienti in terapia intensiva (da 297 a 276). Altre situazioni problematiche, ma a livello “rischio basso”, in Piemonte e Liguria. Il Molise ha fermato il focolaio di Campobasso e sembra tornare a tassi di crescita dei casi molto bassi.

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RITARDI
Dopo la lettera dei ministri Speranza (Salute) e Boccia (Affari regionali) a Bonaccini, quale presidente della Conferenza delle Regioni, in cui si denunciava il ritardo nell’invio dei dati, ieri molte caselle sono state riempite. Oggi il quadro, regione per regione, indicatore per indicatore, dovrebbe essere completo; la trattativa di ieri Governo-Regioni teneva conto anche di questo quadro, sia pure parziale. Restano alcuni nodi: quei dati, arrivati in ritardo dalle Regioni, non fotografano ancora gli effetti delle riaperture del 4 maggio; la pagella che conterà sul serio sarà stilata tra una settimana. Inoltre, tutti gli strumenti che dovevano accompagnare la fine del lockdown sono drammaticamente in ritardo: la app per tracciare i positivi non c’è e chissà se ci sarà mai, almeno nella “versione coreana”; l’esito dell’indagine dei test sierologici su 150mila italiani, che ci devono dire quale sia la percentuale degli immunizzati, lo avremo solo a metà giugno. E anche il sistema di valutazione sulla base dei 21 indicatori sta pagando ritardi e flussi di dati a singhiozzo.

Ci aiuta l’R0 (o più correttamente l’Rt), l’indice di trasmissione del virus regione per regione? In Italia è stato anche a 3 e il numero degli infetti ogni giorno cresceva a livello esponenziale. Oggi siamo a 0,5 ed è un eccellente risultato, ma è una fotografia precedente alle prime riaperture del 4 maggio. L’Istituto superiore di sanità ha diffuso i dati dell’Rt, regione per regione, ma questo indicatore va maneggiato con cura, perché penalizza le aree in cui ci sono meno casi in questa fase dell’epidemia. Ad esempio, l’Umbria oscilla tra 0,6 e 1,8 (sarebbe un dato altissimo, ma in realtà è una regione con bassissima circolazione del virus, bastano pochi contagi a causare questi picchi); sotto lo 0,5, e dunque in una condizione favorevole, Sardegna, Toscana, Veneto e Basilicata; Lazio e Puglia oscillano tra 0,6 e 0,8. Lombardia è tra 0.4 e 0,7, ma questo è un paradosso statistico: parte da oltre 84mila casi, così anche se ogni giorno è la regione con più nuovi positivi, l’indice di trasmissione del virus resta basso.

PERCENTUALI
Se si esamina la crescita dei casi su base settimanale, tra il 7 e il 14 maggio, il Molise ha la percentuale più alta (31 per cento, ma su un dato assoluto molto basso e a causa di un focolaio, un funerale, già individuato e isolato); seguono Basilicata (più 6 per cento) e proprio la Lombardia (più 5). Bene, invece, Valle d’Aosta, Umbria e Campania (attorno all’1 per cento). Infine, per quanto riguarda l’incidenza del virus, le ultime rilevazioni dell’Istituto superiore di sanità indicano al primo posto la Provincia autonoma di Trento (959 casi ogni 100mila abitanti) seguita dalla Valle d’Aosta (935). E poi c’è la Lombardia: 828.
 

 
 
 

Ultimo aggiornamento: 13:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA