Nel weekend, la Lombardia travolta dal Covid prepara 4.000 nuovi posti letto e vede avvicinarsi l'ombra lunga del lockdown. Domenica il governatore Attilio Fontana e il sindaco di Milano Giuseppe Sala si incontreranno di nuovo per fare il punto sui contagi, la regione potrebbe essere la prima a diventare zona rossa.
Il fronte politico è prudente: «Se ci dovesse essere bisogno Milano farà la sua parte, eccome», afferma Sala. «Dobbiamo essere il più possibile razionali perché stiamo parlando di sei mesi, presumibilmente, di sofferenza che ci aspettano.
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La chiusura totale della Lombardia «è una delle ipotesi previste», sostiene il coordinatore del Cts Agostino Miozzo. Secondo il virologo Andrea Crisanti «per vedere gli effetti delle misure del governo ci vorranno altri sette, dieci giorni. Ma, se continua così, non possiamo aspettare. In questo momento stiamo rincorrendo il virus». Dal punto di vista della gravità dei casi, «a Milano vediamo la stessa situazione di marzo», avverte il direttore del reparto Malattie infettive del Sacco Massimo Galli. «Nel nostro ospedale abbiamo già riconvertito tutto e, su 300 ricoverati Covid, abbiamo 19 intubati e 47 con il casco. Abbiamo riempito tutto quello che avevamo ulteriormente aperto», afferma. Preoccupano il forte aumento dei malati in terapia intensiva, in totale 345, e anche i ricoveri nelle sub intensive, 283 in più a 3.355. Per questo si lavora per rafforzare i posto letto: all'ospedale in Fiera, che ospita 14 pazienti, è stato attivato un nuovo padiglione da 16 posti. L'operazione di reclutamento dagli altri ospedali sta creando tensione con anestesisti e rianimatori. La Regione si è detta pronta a reclutare personale «anche attraverso ordini di servizio coattivi», i dottori sono pronti a dichiarare lo stato di agitazione. Affermano: «Una simile decisione rappresenterebbe uno schiaffo ai medici che hanno dato il massimo nella scorsa primavera, e che non possono pagare il prezzo di una altrui pianificazione tardiva».
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ALLARME AMBULANZE
Anche i soccorritori non nascondono la loro esasperazione dovuta alla fatica. «Abbiamo cominciato il turno alle 5 di questa mattina e qualcuno sui social scrive anche che si fanno girare le ambulanze vuote per mantenere l'allarme», raccontano. «Ora è peggio che a marzo, il Fatebenefratelli è diventato un ospedale da campo». L'Areu è in difficoltà: le ambulanze sono costrette a lunghe attese fuori dagli ospedali milanesi. Mercoledì le chiamate alla sala operativa metropolitana sono state 2.030, ieri alle cinque del pomeriggio erano già 1.936 e il 38% degli interventi riguardava episodi respiratori e infettivi. Otto gli ospedali, tra Milano e provincia, «in situazioni critiche da iperafflusso».
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