Lockdown, sos varianti: dall'Umbria al Lazio all'Abruzzo aumentano le chiusure mirate

Mercoledì 24 Febbraio 2021 di Raffaele Alliegro
Lockdown, sos varianti: dall'Umbria al Lazio all'Abruzzo aumentano le chiusure mirate

Avanza la variante inglese e aumenta, per arginarla, il numero dei lockdown locali. Non si pensa in questo momento a chiusure nazionali ma al mantenimento del meccanismo delle fasce che permette interventi mirati dove si rendono necessari. E sono sempre più numerose le restrizioni decise a livello locale. «Abbiamo rappresentato al presidente del Consiglio i dati e i numeri, noi siamo prudenti, ma non abbiamo descritto una situazione di catastrofe imminente», ha sintetizzato Agostino Miozzo, il coordinatore del Cts: «Non abbiamo parlato di riaperture, se ne parlerà in un'altra occasione», ha aggiunto, anche se è noto che gli esperti sono stati finora contrari al semaforo verde a impianti da sci, cinema e palestre.

Venerdì ci sarà il nuovo monitoraggio, «poi vedremo», ha aggiunto, anche se lo scenario di una zona arancione nazionale, ventilata da qualcuno, sembra restare al momento soltanto un'ipotesi.

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Oltre il 30% delle infezioni in Italia è dovuto alla variante inglese che a metà marzo sarà predominante in tutto il Paese, hanno fatto sapere gli esperti dell'Iss e del Cts. Per questo l'allarme resta alto, in particolare nella provincia di Brescia, che diventa zona «arancione rafforzata», al pari di 14 comuni dell'Emilia Romagna. Ma restrizioni locali sono scattate anche in Umbria, Abruzzo, Lazio, Molise, Marche, Toscana, Emilia Romagna e Sicilia. Si cerca così una quadra tra «aperturisti» e «rigoristi» in vista del nuovo provvedimento che dovrà sostituire il dpcm in scadenza il 5 marzo: l'idea sarebbe quella di coinvolgere maggiormente il Parlamento e non si esclude la strada del decreto. Ma l'obiettivo è quello di conservare anche dopo il 5 marzo il meccanismo delle fasce e dei colori, con una rivisitazione dei parametri.

 

Per quanto riguarda le chiusure, il presidente della Lombardia Attilio Fontana ha firmato un'ordinanza per istituire nella provincia di Brescia e in alcuni comuni della Bergamasca e della provincia di Cremona una zona arancione rafforzata, «che preveda, oltre alle normali misure della zona arancione, anche la chiusura delle scuole d'infanzia, elementari e medie, il divieto di recarsi nelle seconde case e l'utilizzo dello smart working dove possibile». La situazione nelle scuole bresciane stava diventando insostenibile, tra contagi in aumento, classi e sezioni chiuse, variante inglese dilagante e un tracciamento ormai impossibile da gestire per le autorità sanitarie. Zona arancione scuro da giovedì anche per 14 comuni dell'Emilia Romagna e zona rossa, invece, per San Cipirello e San Giuseppe Jato (Palermo).

Intanto nel Lazio arriva un'altra zona rossa. È stata istituita con un'ordinanza regionale nel Comune di Torrice in provincia di Frosinone, sempre a causa della variante inglese. Si tratta del quarto paese della regione a entrare nella fascia più alta di rischio, dopo Carpineto e Colleferro in provincia di Roma e Roccagorga in provincia di Latina. Restrizioni nel centro Italia anche nelle province di Perugia, Pescara e Chieti. E in gruppi di comuni confinanti (28 in Molise, 21 nelle Marche).

In tutta Italia, dunque, scattano chiusure mirate nelle aree in cui si verificano improvvise impennate dei contagi, con una forte attenzione alla diffusione delle varianti che sono particolarmente contagiose, nell'attesa che prenda piede la campagna vaccinale. Ma i dati sui vaccini parlano di un'operazione che va ancora a rilento: ne sono stati somministrati 3,6 milioni.

Ultimo aggiornamento: 14:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA