Libia, quei farmaci dall’Italia per i jihadisti: Roma apre un’inchiesta

Sabato 14 Agosto 2021 di Giuseppe Scarpa
Libia, quei farmaci dall’Italia per i jihadisti: Roma apre un’inchiesta

“Armi” e medicine spedite dall’Italia ai terroristi islamici. I fondamentalisti in Libia possono contare sulle cure che arrivano da Roma sotto forma di centinaia di confezioni di medicine.

Gli aiuti, però, a partire dal 2018 non si limiterebbero solo ai farmaci. Vengono inviati anche i generatori elettrici. Questi ultimi, com’è stato ricostruito dagli investigatori, modificati da mani esperte, vengono impiegati in Libia dai jihadisti per aumentare la gittata dei missili. A ricostruire ciò che accade nell’altra sponda del Mediterraneo è la procura di Roma, con il pubblico ministero della sezione antiterrorsimo, Eugenio Albamonte. Il magistrato ha aperto un fascicolo per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale.

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Medicine ai fondamentalisti 

Le medicine sono spedite direttamente da Roma, da un paio di farmacie. I carabinieri del nucleo operativo del Nas hanno scoperto un canale, un finto corridoio che ufficialmente riguarda la vendita di prodotti alle popolazioni in difficoltà a causa della guerra civile che ormai va avanti, a fasi alterne, dalla caduta del dittatore Muammar Gheddafi. Così, con questa formula, i medicinali spediti, compresi i generatori, eludono ogni tipo di controllo. Il mediatore, che si occupa di gestire l’intera partita, in terra libica li consegnerebbe a chi ha realmente pagato. Sino a un anno fa a beneficiarne erano soprattutto i miliziani di Al Nusra, gruppo vicino ad al Qaeda. Chi le spedisce, vendendole, un paio di farmacie romane, è inconsapevole dei reali destinatari. E anzi è convinto che i prodotti siano consegnati ai civili. E invece quintali di farmaci finiscono per curare i miliziani delle frange più estreme del fondamentalismo islamico. 

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Precedenti

Non è certo questo il primo caso di traffici illegali tra l’Italia e la Libia. Per esempio a dicembre del 2019 era stato arrestato con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo internazionale e traffico di armi e munizioni da guerra l’imprenditore bolognese di 54 anni Giulio Lolli. Le indagini sull’uomo originario di Bertinoro avevano avuto origine da due controlli effettuati in acque internazionali, tra maggio e giugno 2017, al largo della Libia da parte di unità navali operanti nell’ambito della missione militare europea Eunavfor Med - “Operazione Sophia”. In entrambe le circostanze era stato rinvenuto e sequestrato un ingente quantitativo di armi da guerra, inclusi lanciarazzi e mine anticarro. Il pm Sergio Colaiocco, del gruppo antiterrorismo, aveva delegato ai carabinieri del Ros le indagini da cui è emerso che l’imbarcazione fermata era (sino al suo trasferimento in Libia ormeggiata presso il porto turistico di Rimini) in origine uno yacht registrato in Italia sotto il nome di “Mephisto” poi ridenominato “El Mukhtar” all’atto della sua militarizzazione. Con questo escamotage il 54enne era riuscito a trasportare le armi in Libia. Adesso una nuova inchiesta, che riguarda altri trafficanti, punta il faro sulle medicine spedite dall’Italia per curare i terroristi.

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