Un giornalista filo-Putin da una parte e un funzionario del governo russo dall’altra.
Microfoni infuocati
Le dichiarazioni rilasciate dal fedelissimo di Vladimir Putin al microfono di Giuseppe Brindisi, “padrone di casa” del programma Zona Bianca di Mediaset. – un campionario in prima serata della propaganda di Mosca – hanno fatto sobbalzare sulla sedia non solo il premier, visto che il capo della diplomazia russa è passato dalla negazione dei crimini di Bucha, alla minaccia delle armi supersoniche fino ad una lunga trafila di attacchi contro il blocco di Paesi che supportano l’Ucraina e il presidente Volodymyr Zelensky, definito un filo-nazista anche se di origine ebraica «perché anche Hitler aveva origini ebraiche».
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Una posizione talmente grave che ieri Israele ha convocato l’ambasciatore russo a Tel Aviv per «chiarimenti» su frasi «imperdonabili e oltraggiose». Inevitabile quindi l’intervento della Ue. Attraverso un portavoce, ieri è stato ribadito che le ospitate di giornalisti russi, rappresentanti di media bloccati dalle sanzioni - come Sputnik, Russia Today o Zvezda con l’onnipresente Nadana Fridrikhson, sospettata di essere anche un funzionario del ministero degli Esteri russo - non possono eludere le sanzioni Ue contro la propaganda russa sull’Ucraina. Inoltre, dice l’Ue, «le emittenti degli Stati membri non devono permettere l’incitamento alla violenza o all’odio».
L'incidente
Non proprio una grande figura per la Penisola, ad una settimana esatta dall’intervento del presidente Sergio Mattarella a Strasburgo (dove stamane interverrà anche il premier Mario Draghi) a difesa della libertà di informazione come «pilastro fondamentale delle democrazie». In Italia il presidente del Copasir Adolfo Urso ha fatto sapere di essere pronto a convocare l’ad della Rai Carlo Fuortes per il 17 maggio, immediatamente prima del presidente dell’Agcom Giacomo Lasorella. «I comizi di Lavrov e Solovyev (il giornalista vicino a Putin spesso in diretta a cui è stata incendiata la villa sul lago di Como) mettono in pericolo la sicurezza nazionale» gli ha fatto eco Enrico Borghi, Pd. E proprio dai dem è arrivato l’affondo del segretario Enrico Letta: «Siamo così pochi a pensare che non sia possibile, né accettabile?».
La polemica
Non solo. Non è ovviamente sfuggito ai più che la rete che ha ospitato Lavrov è quella fondata da Silvio Berlusconi. Le critiche al programma sono arrivate anche da parte di Ppe (gruppo europeo che ospita anche Forza Italia), Lega e FdI. La stessa Mediaset ha parlato di «parole deliranti che però sono una fotografia della storia contemporanea». Anche tra gli azzurri si è levata qualche voce critica. Il deputato Elio Vito è stato tra i primi a parlare di risoluzioni Ue violate: «Il posto giusto dove Lavrov dovrebbe parlare è il Tribunale penale internazionale a l’Aja». Esattamente il punto poi ribadito dalle istituzioni europee: «Ma è importante sottolineare che - hanno spiegato - la libertà di espressione è di fondamentale importanza. Qui non si tratta di censurare le opinioni. I giornalisti che hanno lavorato» per media pro-Putin «non sono interessati dalle sanzioni». Tuttavia, c’è «una clausola di non elusione che si applica anche ai giornalisti».