Prima, durante e dopo il vertice di Ramstein, la discussione sull'invio in Ucraina dei Leopard, gli efficientissimi carri armati tedeschi, ha rubato la scena a tutto il resto. Ma la mobilitazione europea per inviare nuovi aiuti a Zelensky è pressoché totale. E, ovviamente, vede in prima linea anche l'Italia che nei prossimi giorni varerà il sesto decreto interministeriale per il sostegno a Kiev, illustrato ieri dal ministro della Difesa Guido Crosetto al Copasir.
Un dato va subito sottolineato: tutto ciò che l'Italia fornirà all'Ucraina sarà utile alla difesa del territorio, non al contrattacco. A cominciare dal Samp-T, sofisticatissimo sistema di difesa terra-aria in grado di intercettare aerei e droni nel raggio di 100 chilometri e missili, sia balistici che da crociera, entro 25 chilometri. L'operazione sarà gestita insieme alla Francia: Roma invierà il centro di comando e di controllo, Parigi il radar, entrambi i Paesi i missili Aster30, gioiellini che superano abbondantemente il milione di euro a pezzo.
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A livello numerico, il grosso della fornitura italiana sarà costituito dai missili Aspide, a lungo in dotazione all'Aeronautica, andati in pensione un anno fa e adesso pronti a essere “rivitalizzati” per l'invio sui campi di battaglia ucraini. Costruito per contrastare la minaccia aerea alle basse e bassissime quote, il sistema è costituito da una centrale di tiro e due lanciatori U2. Punto di forza è anche la sua elevata mobilità tattica, considerando che per predisporre un'unità di fuoco bastano pochi minuti. Dovrebbero essere almeno tre le batterie di razzi in partenza verso Kiev e dintorni.
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Del pacchetto faranno parte inoltre pezzi di artiglieria pesante, il sistema radar Spada e mezzi di movimento per lo spostamento degli uomini. Oltre a un cospicuo pacchetto di materiale civile, che spazia dai gruppi ellettrogeni ai riscaldatori, dalle tende ai vestiti.
Cosa ha già inviato l'Italia
Lo sforzo del governo italiano per supportare l'Ucraina è stato finora importante. I precedenti cinque invii hanno portato in Ucraina mezzi e sistemi missilistici risultati decisivi in alcuni scenari di battaglia. E' il caso dei missili Mlrs, versione potenziata dei tanto decantati Himars. L'Italia ne possiede 18, due li ha destinati a Zelensky con il quinto pacchetto. In precedenza erano arrivati gli obici Fh70, decisivi nella controffensiva nel Donbass. Così come i Pzh2000, obici a sparo computerizzato con un cannone da 155 millimetri che può colpire fino a 40 chilometri di distanza, sparando fino a 20 proiettili in 3 minuti. L'Italia ne ha 68, sei dei quali sono stati inviati sul fronte ucraino. Ma sono partiti per le zone dello scontro anche i semoventi M109L, i veicoli da trasporto truppe M113 e i blindati Lince. Nulla di paragonabile ai miliardi e miliardi investiti dagli Stati Uniti, ma uno sforzo in proporzione considerevole che concretizza quell'assistenza «a Kiev a 360 gradi» promessa nei giorni scorsi dal premier Meloni.
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