Inter-Napoli, il gip lancia l'allarme dopo la morte dell'ultrà: «Rappresaglie in vista»

Lunedì 31 Dicembre 2018 di Claudia Guasco
Inter-Napoli, il gip lancia l'allarme dopo la morte dell'ultrà: «Rappresaglie in vista»

La prima avvisaglia due giorni fa: un pullman di tifosi del Torino è stato preso a sassate da supporter del Bologna. L'agguato del 26 dicembre a due chilometri dallo stadio di San Siro, feroce e organizzato, può far saltare i delicati equilibri tra tifoserie e il rischio di una nuova stagione di violenza per il calcio italiano è quanto mai elevato. Perché l'assalto degli ultrà interisti al convoglio in arrivo da Napoli «ha avuto grande risonanza ed è quindi idoneo a scatenare azioni simili e anche episodi di rappresaglia, e di conseguenza si pone a un livello molto elevato di gravità ben superiore a quello di una comune rissa e cioè del reato in cui l'episodio è necessariamente inquadrato», scrive il gip Guido Salvini nell'ordinanza con cui convalida l'arresto dei tre nerazzurri già in carcere a San Vittore.

«FAZIONI POLITICHE»
Con l'assalto pianificato prima di Inter-Napoli, nel quale sono rimasti feriti almeno quattro tifosi partenopei ed è morto l'ultrà Daniele Belardinelli, gli scontri tra supporter assumono una dimensione da criminalità organizzata. Non si è trattato di «un normale scontro tra gruppi di tifosi durante una partita o subito dopo di essa, né alla loro origine vi è il comportamento di un singolo o di poche persone», sottolinea il gip. In questo caso siamo di fronte a «un'azione di stile militare, preordinata e avvenuta a distanza dallo stadio Meazza tendendio un agguato ai tifosi della squadra opposta».

E dunque l'imboscata «è espressione tra le più brutali di una sottocultura sportiva di banda che richiama piuttosto, per la tecnica usata, uno scontro tra opposte fazioni politiche». A occuparsi della regia, è quanto emerso dagli interrogatori, sono stati i capi del tifo estremo.
Ed è andata così: «Gli appartenenti ai più importanti gruppi ultrà legati all'Inter, e cioè gli Irriducibili, i Boys e i Viking, dopo una sosta al baretto nei pressi dello stadio, si sono concentrati presso il pub Cartoons», ricostruisce il gip Salvini. «Qui i livelli superiori delle organizzazioni che controllano la curva hanno dato disposizioni in merito al luogo dove tutti dovevano portarsi, comunicandole in particolare agli autisti che avevano il compito di portare quattro o cinque giovani in ciascuna auto sul luogo dell'agguato». Le armi erano già sul posto, i cento ultrà si sono appostati lungo un muraglione e allo scoppio di un petardo, il segnale convenuto, hanno attaccato la carovana dei partenopei.

IL GIALLO DEL SUV
La telecamera di un condominio ha ripreso tutto e quando Francesco Baj, Luca Da Ros e Simone Tira si sono seduti davanti al giudice, sono state mostrate loro le immagini: «Hanno ammesso la loro presenza e partecipazione all'aggressione riconoscendosi nei fotogrammi, in cui tutti e tre si vedono armati di bastoni», si legge nell'ordinanza. C'è Baj, fedele degli Irriducibili, con un capello calcato sulla testa, Da Ros dei Boys con una sciarpa sulla faccia, Tura degli Irriducibili con un cappuccio. Durante la perquisizione a casa sua, «in un cestino del bagno venivano rinvenuti fazzoletti di carta intrisi di sangue, benché l'indagato non presentasse ferite visibili».
Purtroppo, sottolinea il giudice, nessuno sembra aver assistito al momento in cui Belardinelli è stato travolto da un suv che, «soprassando a sinistra alcuni furgoncini della colonna napoletana ha investito l'uomo più o meno al centro di via Novara». Chi era alla guida si costituisca, «lo faccia per noi e per l'uomo che ha ucciso, mio figlio», è l'appello di Vincenzo Belardinelli, il padre del trentanovenne investito. Gli investigatori sono al lavoro per capire se l'impatto sia stato casuale o voluto: nelle chat di tifosi c'è chi assicura che il suv abbia travolto volontariamente l'ultrà, aprendo lo sportello per colpire anche un compagno.
 

Ultimo aggiornamento: 10:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA