Il virus e la crisi, imprenditore si uccide. A tutti diceva: «Vedrete che ce la faremo»

Giovedì 7 Maggio 2020 di Melina Chiapparino e Leandro Del Gaudio
Il virus e la crisi, imprenditore si uccide. A tutti diceva: «Vedrete che ce la faremo»

Ha provato fino alla fine a darsi forza e a infondere coraggio in chi gli stava accanto. In famiglia, agli amici e ai colleghi ripeteva nelle ultime due settimane lo stesso mantra: «Vedrete che ce la faremo, abbiamo superato tante prove, supereremo anche questa crisi». Poi, però, negli ultimi giorni era sembrato taciturno, riflessivo, schivo. Un atteggiamento comprensibile per chi in passato aveva superato una brutta malattia, per chi conosceva condizioni vicine alla depressione, che potrebbe essersi aggravato per le conseguenze del lockdown: conseguenze psicologiche, ma anche e soprattutto economiche, per chi ha la responsabilità di portare avanti un'azienda, con tanto di operai e dipendenti a carico.

Fase 2, un locale su 10 non riparte: il take away non conviene



Ed è così che Antonio Nogaro non ce l'ha fatta e ha deciso di togliersi la vita. Lo ha fatto due sere fa, nella sua officina di via Murelle a San Giovanni a Teduccio, nel cuore di rione Pazzigno. Si è letteralmente barricato all'interno dell'opificio (una falegnameria specializzata in arredi per locali) e si è tolto la vita. Aveva 57 anni, una moglie e una figlia. Ai suoi stretti congiunti ha lasciato una lettera, nella quale ha rivolto l'ennesima dimostrazione della propria dignità, del proprio decoro di cittadino, padre di famiglia e lavoratore: ha chiesto scusa alla famiglia, alla figlia in particolare, ha fatto riferimento a questioni economiche (su cui preferiamo rispettare la consegna del riserbo), prima di dare corso a una decisione estrema. Una vicenda umana che ha commosso persino il presidente del consiglio Giuseppe Conte, che - a proposito della «dolorosa notizia napoletana» si è detto «vicino alla famiglia dell'artigiano napoletano», parlando in una riunione con i vertici del sistema imprenditoriale italiano.

L'INCHIESTA
Brutta storia a Napoli, dietro la scelta estrema del 57enne potrebbe esserci la crisi economica, l'incertezza del futuro dopo il lungo isolamento della pandemia.

Una vicenda seguita anche dalla Procura di Napoli, con il pm Gloria Sanseverino, che - forte delle indagini del commissariato di San Giovanni a Teduccio - ha verificato che si è trattato di un suicidio. Ma sulle possibili connessioni tra aspetti economici e suicidio resta alta l'attenzione anche da parte del procuratore aggiunto Rosa Volpe e dello stesso procuratore Gianni Melillo. Ma torniamo al travaglio esistenziale dell'artigiano. Doveroso tenere in considerazione quanto emerge dal contesto familiare di Nogaro, che chiede rispetto per il dolore privato, nel tentativo di evitare connessioni univoche tra crisi economica e suicidio. È il sindaco di Cercola Vincenzo Fiengo a farsi portavoce del dolore della famiglia: «Mi hanno chiesto di far sapere che il suicidio non è legato a motivi economici ma che il loro congiunto soffriva da tempo di una forma depressiva che si è accentuata negli ultimi tempi». Intanto, però, sui canali social sono in tanti ad esprimere rabbia e malessere per quanto avvenuto a San Giovanni a Teduccio. C'è chi ricorda che l'imprenditore si occupava di rivestimenti per ristoranti di lusso e che aveva percepito davanti a sè gli effetti di una lunga crisi sul mondo della ristorazione, c'è chi allarga un discorso: «State portando alla disperazione un popolo. Ciao Tonino», dice un suo conoscente. E Maria: «Era una persona meravigliosa».

Ultimo aggiornamento: 13:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA