Il decreto interministeriale firmato dai ministri dell’Interno, Difesa e Infrastrutture, che vieta alla nave tedesca Humanity 1, 179 migranti a bordo, di rimanere nelle acque territoriali italiane per un periodo più lungo del «necessario», sarà esteso anche alle altre tre navi che attendono al largo di Catania.
Il braccio di ferro
Le ispezioni a bordo sono cominciate di notte. L’ipotesi del Viminale di identificare i migranti sulle navi, in modo da aggirare il Trattato di Dublino (il paese di primo approdo deve farsi carico dei naufraghi) e incardinare la richiesta di asilo nello stato di bandiera delle imbarcazioni, non sembra essere stata accolta dai comandanti. E i decreti interministeriali, che prevedono solo lo sbarco di alcuni, potrebbero essere impugnati davanti al Tar. Joachim, capitano della nave della Humanity, che attendeva da due settimane, prima dell’approdo aveva già chiarito che sulla sua nave sono oltre 100 i minori non accompagnati su 179 passeggeri e un bimbo di sette mesi. Ma aveva precisato che i naufraghi hanno tutti problemi di salute per i maltrattamenti subiti in Libia prima della partenza. E Candida Lobes, responsabile comunicazione Medici senza frontiere, a cui fa capo la Geo Barents, è sulla stessa linea: «A bordo ci sono uomini, donne e bambini». I minori sarebbero una sessantina e ci sono tre donne incinte. E precisa: «Non siamo in grado di garantire standard igienici sufficienti per lo spazio limitato in cui quasi 600 persone vivono, infatti notiamo già la diffusione di infezioni della pelle e respiratorie» «Abbiamo razionato l’acqua e stiamo finendo le scorte alimentari».
Il Viminale
Da Milano, dove ha presieduto il comitato per l’ordine e la sicurezza, il ministro Matteo Piantedosi ribadisce la linea: «Le persone che hanno i requisiti possono sbarcare, ci facciamo carico di ciò che presenta problemi di ordine assistenziale e umanitario senza derogare al fatto che gli obblighi di presa in carico competono allo Stato di bandiera». E ha aggiunto: «Gli altri devono tornare fuori dalle acque territoriali e se ne deve fare carico lo Stato di bandiera. Noi saremo fermi su questo principio senza venire meno agli obblighi umanitari su cui non faremo mai marcia indietro». Una posizione, che, secondo Piantedosi, ha portato a «qualche apertura alla discussione» in Europa. La Francia ha già dato disponibilità ad accogliere una quota di migranti. Interviene anche il presidente della Cei Zuppi: «C’è da anni chi ha fatto orecchie da mercante. Questo facilita una ripresa di toni muscolari e a farne le spese sono dei poveretti e invece dobbiamo costringere tutti a rivedere le regole e che l’Europa sia all’altezza delle sue tradizioni, delle sue radici, del suo umanesimo. Non si possono lasciare per giorni bambini, donne, uomini in mare, è chiaro che l’Europa deve imparare a dare risposte unitarie». E ieri, sul molo di Catania, sono andate in scena le proteste degli attivisti.