A fare da deterrente c’è solo un cartello che avverte la clientela che è obbligatorio avere il Green pass. Nello stesso foglio appeso alle varie porte di bar e ristoranti c’è anche enunciato l’articolo del decreto legge che impone l’obbligatorietà della carta verde per sedersi all’interno ma nulla più. E già, perché poi nei fatti nessuno controlla. Al massimo c’è qualcuno che chiede: «Ce l’avete il Green pass?». «Sì» risposta di rito ed ecco un bel tavolo apparecchiato per sei al fresco del “ponentino” che esce da un bocchettone dell’aria condizionata.
Il lavoro è facilitato anche dal fatto che, grazie ai nuovi dehors, tutti ormai posseggono uno spazio all’esterno dove il Green pass non è necessario. Quasi la metà dei ristoratori infatti adesso punta esclusivamente su quelli. Eppure ieri diverse disdette sono arrivate in particolare da tavolate “miste” ossia composte di gente vaccinata e non che aveva prenotato o trovato posto solo all’interno. Nella confusione del non saper bene cosa fare e della poca voglia di spendere soldi per un tampone meglio rinunciare al pranzo o alla cena in compagnia. Altri invece hanno chiamato chiedendo di spostarsi all’esterno, magari posticipando anche la prenotazione. Parliamo comunque di una piccola percentuale. Discorso simile per i bar dove i controlli sono rarissimi. Tra l’altro qui la Carta verde non è necessaria né al bancone né all’esterno. Solo chi si siede all’interno ha l’obbligo. Ma anche in questo caso molti sono riusciti ad aggirare il problema: colazione ordinata al bancone e poi portata al tavolino dentro direttamente dal cliente. I proprietari chiudono un occhio. «L’avvio dell’obbligo di Green pass si sta rivelando un disastro, tra malfunzionamenti dell’app deputata a scansionare il certificato, clienti che fanno resistenza e tavoli che in questa incertezza rimangono vuoti» attacca Giancarlo Banchieri, presidente di Fiepet, l’associazione di bar e ristoranti di Confesercenti, che chiede anche «chiarimenti sulle modalità e sulle responsabilità» e una sospensione delle sanzioni «in questa fase di avvio», come in Francia. Nella confusione c’è anche chi ha deciso di anticipare le vacanze perché convito che a settembre le regole saranno molto più chiare e meno stringenti.
Piscine e palestre
Un discorso molto simile fatto da alcuni titolari di piscine e palestre che approfittando del mese estivo e del crollo degli iscritti ha abbassato la saracinesca. Chi è rimasto però controlla con rigore. All’Aventino Nuoto entrano tutti con borsa e cellulare in bella mostra. «Controlliamo tutti. Abbiamo scaricato l’applicazione e non abbiamo avuto problemi. Abbiamo rimandato a casa solo due clienti ma solo perché avevano dimenticato di portalo, hanno risolto facendoselo stampare in farmacia», ci racconta Elena della segreteria. Nelle palestre il problema è per gli abbonamenti annuali visto che il Green pass non ha una scadenza così lunga. Qualche problema in più per i musei dove ieri mattina si sono presentati diversi turisti impreparati e si sono registrate code lunghissime. A Roma, la fila per il Colosseo è stata di circa 45 minuti nella prima parte della mattinata, ma è diventata di un’ora e mezza per quelli che si sono messi in fila alle 11.30, mentre alle 13 non era più calcolabile perché lunga 350 metri, su due corsie. Al Pantheon, fila di 40-45 minuti, idem a Pompei nelle prime ore della mattina. Molto organizzato invece il servizio ai Musei Vaticani, dove le persone con prenotazione hanno fatto in tutto 10 minuti di fila.
I parchi a tema, invece, dopo la pioggia di disdette delle settimane precedenti sono corsi ai ripari per non vedersi decimare la clientela: tamponi all’ingresso gratuiti per chi non è in regola. Altri ancora hanno optato per un braccialetto da consegnare solo a chi ha la Carta verde, gli altri possono entrare lo stesso ma con delle limitazioni.