Giovanni Buccoliero, medico muore d'infarto in corsia: era in servizio da 24 ore per coprire le carenze di organico. Indaga la Procura

I carabinieri acquisiscono documenti: focus sul monte ferie arretrato (170 giorni)

Martedì 26 Luglio 2022 di Nazareno Dinoi
Medico morto, visita bis dei carabinieri all’ospedale Giannuzzi: sotto esame il monte ferie arretrato

Giovanni Buccoliero, il medico dell’ospedale Marianna Giannuzzi di Manduria stroncato da un infarto durante il giro visite nel reparto di medicina dove lavorava, avrebbe accumulato più di 170 giorni di ferie non godute.

Sono le prime indiscrezioni sul suo stato di servizio che conformerebbero i sospetti di chi vuole collegare l’improvviso decesso anche allo stress da eccessivo carico di lavoro.

Il professionista di 61 anni che lo scorso 21 luglio si è accasciato nel bagnetto di servizio dove si era rifugiato interrompendo la visita (probabilmente perché aveva avvertito che qualcosa non andava), risulterebbe in servizio da almeno 24 ore continuative per garantire turni scoperti da una grave carenza dell’organico. Non solo del reparto che da diversi mesi dirigenza in sostituzione del primario assente per altra causa, ma anche del pronto soccorso dello stesso presidio dove dall’inizio del mese di luglio aveva già assicurato sei turni rimasti scoperti.

Mancanza di personale e grande generosità

Uno stacanovismo dettato dalla necessità ma anche da una sua spiccata volontà di offrire sé stesso senza limiti, dando sempre la massima disponibilità verso il servizio ma anche verso i colleghi di lavoro. Era nota a tutti, infatti, la costante presenza in reparto dell’internista che rinunciava spesso ai riposi. Un carattere bonario e conciliante sul quale evidentemente si faceva leva anche per sopperire alle situazioni di emergenza come quella che si era venuta a creare nel presidio ospedaliero della città Messapica alle prese con la più grave e duratura carenza di figure sanitarie, medici soprattutto, ma anche di infermieri e personale di supporto.

Le indagini della Procura

Su questa presunta volontà al sacrificio sta indagando la Procura della Repubblica di Taranto dove è stato aperto un fascicolo, per il momento senza indagati, che la procuratrice Eugenia Pentassuglia ha voluto seguire di persona affidando delega ai carabinieri della stazione di Manduria. Ieri i militari si sono nuovamente presentati negli uffici della direzione medica del Giannuzzi per acquisire nuove informazioni e documenti relative alle timbrature del medico e comprendere se vi siano responsabilità di chi avrebbe dovuto far rispettare le norme contrattuali e disposizioni di servizio regionali e ministeriali.

Intanto ieri negli uffici della direzione strategica della Asl di Taranto si è tenuto un incontro, tra sindacati medici e il direttore generale Gregorio Colacicco, alla ricerca di un’organizzazione del lavoro che non permetta il ripetersi di tragedie simili e che metta freno ai turni massacranti del personale. Colacicco ha parlato anche della disponibilità dell’azienda «ad aprire un tavolo permanente con la partecipazione dei sindacati» al fine di tenere costantemente sotto controllo le criticità nel servizio. Nel corso della riunione che si è aperta con un minuto di silenzio in onore del professionista caduto, è anche emersa la volontà di chiedere alla Regione Puglia l’elevazione del Giannuzzi da ospedale di base a struttura di secondo livello. Ipotesi possibile grazie all’accorpamento con l’ospedale di Francavilla Fontana, entrambi presidi distanti dalle rispettive città capoluogo, Taranto e Brindisi, ma con un unico bacino d’utenza. I due ospedali, ognuno diretto dalla sua Asl di appartenenza, diventerebbero quindi di secondo livello avendo però l’accortezza, si è detto ieri, di evitare reparti doppione.

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