Funivia Mottarone, «controlli con esito positivo». Il giorno della tragedia falsificato il test sui freni

Sabato 29 Maggio 2021 di Claudia Guasco
Funivia, «controlli con esito positivo». Il giorno della tragedia falsificato il test sui freni

dal nostro inviato
VERBANIA Gabriele Tadini era l'uomo che faceva funzionare la funivia del Mottarone.

Gestiva il personale, organizzava i controlli, si occupava della manutenzione. Impossibile che, con un'esperienza di 38 anni sul campo, qualcosa gli sfuggisse. E infatti un rumore nel sistema frenante lo ha insospettivo, ma nei documenti ufficiali dell'impianto di questa preoccupante anomalia non c'è traccia.

Perché il direttore del servizio nel Registro giornale, il rapporto sulle verifiche giornaliere e mensili approvato dal ministero dei Trasporti, ha scritto il falso. Ha annotato «l'esito positivo del controlli» sul funzionamento dei freni sia il 22 che il 23 maggio, giorno in cui la cabina numero 3 si è schiantata nel bosco uccidendo quattordici persone.


PERDITA DI PRESSIONE
Lo rilevano i pm della Procura di Verbania nella richiesta di custodia cautelare per Luigi Nerini, Gabriele Tadini ed Enrico Perocchio, al vertice della società che gestisce la funivia. Tra i compiti di Tadini c'erano «i controlli quotidiani sull'efficienza dell'impianto e l'annotazione sul Registro giornale delle anomalie rilevate». Sabato e domenica scorsi il diario riporta «l'esito positivo dei controlli effettuati sul funzionamento dei freni e delle cabine». Falso. Perché nell'interrogatorio di martedì sera Tadini ha riferito agli investigatori di aver sentito provenire dalla cabina «un rumore-suono caratteristico riconducibile alla presumibile perdita di pressione del sistema frenante della cabina, che si ripeteva ogni due, tre minuti». Scrupolo vorrebbe che l'impianto venisse bloccato in attesa della verifiche della ditta di manutenzione, ma nel primo fine settimana di alta stagione, con i turisti in coda per godersi la vista del lago Maggiore da 1.500 metri di altezza, Tadini ha scelto la scorciatoia: «Lasciare inseriti i forchettoni rossi cosiddetti blocca freni», scrivono i magistrati.

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E questo è accaduto «molte volte, in modo pressoché abituale quanto meno nel corso dell'ultimo mese, da quanto l'impianto ha riaperto al pubblico, al fine di ovviare ai problemi che con cadenza sempre più frequente si verificavano nel funzionamento del sistema frenante». Quell'anomalia ostinata si verificava da mesi, anche durante il lockdown quanto l'impianto veniva comunque messo periodicamente in movimento per mantenerne la funzionalità. «L'ultima cosa al mondo che avrei immaginato è che si rompesse il cavo trainante, ma le pompe idrauliche fermavano il freno, temevo che la cabina i fermasse a metà percorso e fosse necessario calare a terra i passeggeri con i cestelli», si giustifica Tadini, che la mattina della sciagura era in servizio alla stazione di partenza al Lido. Racconta di aver avviato l'impianto verso le nove e di aver effettuato un giro di prova, accorgendosi che la cabina tre emetteva un rumore «indicativo del fatto che il sistema tentava di ricaricare la pressione del freno, facendo chiudere una delle due ganasce». A questo punto, rilevano i pm, «per evitare che l'impianto non partisse, decide di non togliere il forchettone». E si compie il disastro. «Ero vicino ai monitor quando la telecamera di video sorveglianza si è spenta, gli allarmi sono scattati e ha capito che qualcosa non andava», racconta Tadini.

 


CAVO DANNEGGIATO
La cabina precipita, perché il cavo si spezza e il freno di emergenza non entra in funzione. Due eventi collegati tra loro, stando alle ipotesi investigative in fase di approfondimento. La fune era danneggiata e si sarebbe staccato dalla testa fusa, la parte attaccata alla cabina: sarebbe questo il motivo delle anomalie che facevano scattare il freno di emergenza inibito dall'utilizzo del forchettone, come emergerebbe dalle testimonianze che stanno raccogliendo i carabinieri. Toccherà al consulente esperto della Procura, l'ingegner Giorgio Chiandussi del Politecnico di Torino, fornire una risposta certa sulle cause dell'incidente. Dopo il sopralluogo di due giorni fa ha chiesto la documentazione necessaria che gli investigatori hanno raccolto negli uffici della società Funivie del Mottarone posta sotto sequestro.

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Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 11:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA