Fontana, le consegne dei camici bloccate prima della donazione

Domenica 2 Agosto 2020 di Valentina Errante
Fontana, le consegne dei camici bloccate prima della donazione

Il 16 maggio la Dama spa consegna per l’ultima volta i camici che, da contratto, deve recapitare tutti i giorni alla Regione Lombardia. È un sabato. Il lunedì nessun corriere dell’azienda si presenterà ai magazzini del Pirellone nell’hinterland di Milano. E neppure il martedì successivo, il 19 maggio. Il contratto, stipulato tra l’amministrazione e l’azienda del cognato (e per il 10 per cento della moglie) del governatore Attilio Fontana, prevede che tutti i giorni Dama consegni 2.500 camici. Invece i capi non arrivano più e nessuno, nonostante nell’accordo fosse evidenziata come indispensabile la puntualità, obietta. Ne mancano già 5mila, quando mercoledì 20 maggio Dini comunica prima via email a Filippo Bongiovanni, indagato e oramai ex dg di Aria, centrale di acquisti della pubblica amministrazione lombarda, e poi, via pec, che la fornitura deve considerarsi interrotta e che i capi finora consegnati rappresentano una donazione. Rapporto finito. L’offerta negoziata viene interrotta unilateralmente, all’amministrazione verranno a mancare 25.647 capi, ordinati con procedura d’urgenza, motivata dall’emergenza. Ma l’unico problema, come emerge dalle email acquisite agli atti dell’inchiesta, per i funzionari di Aria, è sistemare l’aspetto burocratico e liberare la ditta dall’impegno con la Regione. 

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I TEMPI I passaggi temporali non sono un dettaglio e sulle date si concentra il lavoro del nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza, che lunedì scorso si è presentata a Rho, nel magazzino unico del Pirellone, per acquisire le bolle di accompagnamento e tutti i documenti che riguardano il rapporto con l’azienda di Dini. La decisione di interrompere la fornitura, secondo la procura, è maturata dopo un accordo tra Dini e lo stesso Fontana, indagati in concorso per frode aggravata in pubbliche forniture. Il presidente della Regione preoccupato dal clamore mediatico, suscitato dall’incarico assegnato all’azienda del cognato, vuole interromperlo. Nel telefono dell’imprenditore, sequestrato quattro giorni fa, la Finanza cerca anche le tracce di quella exit strategy malriuscita, ma ideata alcuni giorni prima. Dini come primo atto interrompe le forniture. Tutto il resto: il tentativo di vendere i capi a terzi, la mossa del governatore che prova a risarcire il cognato con un bonifico dalla Svizzera di 250mila euro, la trasformazione dell’ordine in donazione, arriva dopo.
Ma la scansione dei tempi è centrale e prima di formalizzare la donazione con l’interruzione unilaterale di un contratto di pubblica fornitura, Dini propone la vendita dei capi rimasti. 

L’ORDINE
L’incarico formale è immediato. I camici devono arrivare subito. Il 16 aprile la lettera con la quale Aria accoglie l’offerta di Dama e ordina 75mila camici, a sei euro ciascuno, e 7000 set, a 9 euro, viene mandata anche all’email di Paul&Shark (marchio controllato dalla società) oltre che a Dama. Sembra così poco credibile che Bongiovanni, come ha sostenuto, si sia accorto solo successivamente, per il simbolo dello squalo sulla carta intestata, che l’azienda scelta dall’amministrazione fosse la stessa dei parenti del governatore. Il prospetto che Aria manda a Dini prevede la consegna, a partire dallo stesso 16 aprile, di 2500 camici al giorno fino a raggiungere 18mila unità e 7mila set. Poi la seconda tranche dovrà essere recapitata nei magazzini di Rho a partire dal 4 maggio: 2.500 camici al giorno fino a un totale di 57mila camici. «Si precisa - si legge nel documento - che i tempi di consegna sono per Aria essenziali». Eppure quando Dama interrompe, unilateralmente, le consegne l’amministrazione non muove alcuna contestazione e non procede. Una circostanza già all’esame degli inquirenti. 
 



IL REGALO
Il beau geste, che ha portato a trasformare il contratto in donazione, per i pm, è stato solo un «espediente per ridurre l’originario quantitativo oggetto di negoziazione, con l’intento di superare le criticità del conflitto di interesse e consentire a Dama di interrompere la fornitura originariamente contrattualizzata».
Obiettivo: «Destinare al mercato la parte di camici non ancora consegnato». A monte ci sarebbe un accordo per evitare che il governatore si trovi in imbarazzo per quella commessa da mezzo milione di euro, tanto più che Dama non ha mai sottoscritto il “Patto di integrità”, ossia il documento che esclude il conflitto di interesse tra l’amministrazione e le aziende che ottengano appalti. Il goffo tentativo di Fontana di fare un bonifico al cognato ne è la dimostrazione, anche perché precede la comunicazione da parte di Dama che i camici già consegnati sono un regalo. La storia è nota, la fiduciaria che gestisce i conti svizzeri del governatore sospenderà il trasferimento di denaro dopo la segnalazione all’Antiriciclaggio. E il presidente della Regione annullerà il bonifico l’11 giugno, dopo che gli uomini del Valutario (l’8 giugno) si presentano nella sede della fiduciaria. Ma questo non è l’unico fronte sul quale lavora la procura, che sta ricostruendo tutti i passaggi della riconversione dell’azienda tessile, per capire se, quando Dini ordina i tessuti per fabbricare i camici, sa già che la Regione gli garantirà un cospicuo ordine. 

Ultimo aggiornamento: 12:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA