Fondi Lega, Salvini querela l'ex tesoriere Belsito ma non Bossi e il figlio

Martedì 27 Novembre 2018
Umberto Bossi e Francesco Belsito

Con la querela presentata a Milano solo nei confronti dell'ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito, Matteo Salvini fa una mossa anche politica sullo scacchiere dei processi penali con al centro i fondi della Lega e in questo caso il filone 'The Family': da un lato, salva Umberto Bossi e il figlio Renzo e, dall'altro, cerca di recuperare quel che per i pm rappresenta il maltolto portato via da chi gestiva le casse di via Bellerio. 

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Il giorno dopo la sentenza di secondo grado con cui a Genova è stata, tra l'altro, confermata la confisca dei 49 milioni di euro per la maxi truffa sui rimborsi elettorali, il leader della Lega ha depositato, tramite i suoi legali, alla Corte d'Appello milanese la denuncia solo nei confronti di Belsito imputato per appropriazione indebita con Umberto Bossi e il figlio Renzo, "Il Trota", per aver usato il denaro del partito per fini personali. Il movimento guidato dal vicepremier, infatti, per effetto di una modifica al codice penale entrata in vigore con il governo Gentiloni, aveva tempo fino alla fine di novembre per farsi avanti. Termine oltre il quale il processo si sarebbe chiuso con una dichiarazione di improcedibilità e con l'annullamento delle condanne inflitte dal Tribunale nel 2017: 2 anni e 3 mesi a Bossi, 1 anno e 6 mesi al 'Trotà e 2 anni e 6 mesi a Belsito.

Ora, con la mossa di cui Salvini non vuol parlare, il quadro dovrebbe cambiare: poiché la querela riguarda circa 200 capi di imputazione (ciascuno equivale a una singola spesa per un totale di circa 2 milioni) di cui l'ex tesoriere risponde da solo, e non in concorso con il Senatur e con Bossi jr, il fondatore del partito e il suo secondogenito dovrebbero uscire dal processo, e Belsito resterebbe con il 'cerino in manò. Si ritroverebbe ad essere l'unico, in caso di conferma della sentenza, a dover risarcire il Carroccio, già oberato da un sequestro a rate, 600 mila euro al mese, per 76 anni. Spetterà comunque ai giudici milanesi, presieduti da Cornelia Martini, il 14 gennaio, data della prossima udienza, valutare i termini della querela e capire se dal punto di vista procedurale regga e se possa o meno essere estesa ai coimputati di Belsito. Per il legale di Bossi, l'avvocato Domenico Mariani, «non c'è possibilità» e quindi il procedimento milanese verrebbe celebrato in modo ben diverso da quello genovese, nel quale ieri è stata confermata la confisca dei 49 milioni e le pene sono state ritoccate al ribasso.

Là l'ex tesoriere, unico accusato anche di appropriazione indebita, era stato querelato, mentre per l'altro reato cardine, di cui rispondono anche Bossi e altri, ossia la truffa ai danni dello Stato, si procede d'ufficio.

Intanto, Stefano Stefani, successore di Belsito e amministratore ai tempi di Roberto Maroni, in una intervista a The Post Internazionale, ha affermato che l'ex governatore lombardo e Salvini sapevano «che si stava spendendo troppo».

Ultimo aggiornamento: 28 Novembre, 21:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA