Viviana Parisi e Gioele, il marito intercettato: «Voglio tanti soldi per andare in tv»

Venerdì 3 Settembre 2021
Viviana Parisi, il marito al cognato: «Se mi vogliono in tv devono darmi tanti soldi». Le intercettazioni choc dei familiari

Per andare nelle trasmissioni televisive che parlavano della morte della moglie Viviana Parisi e del figlio Gioele, Daniele Mondello voleva soldi «molti soldi», «almeno cinquemila euro». In cambio di una presenza «esclusiva» in una tv nazionale. È quanto emerge da una intercettazione del 10 ottobre 2020 tra lo stesso deejay e il cognato, Roberto Parisi. Viviana, deejay di 43 anni, scomparve il 3 agosto dello scorso anno nei boschi di Caronia (Messina) dopo un incidente stradale in galleria Turdi sull'Autostrada Messina-Palermo.

La donna e il figlio Gioele di 4 anni, che era con lei, scomparvero: il corpo di lei venne poi ritrovato dopo cinque giorni, la sera dell'8 agosto, quello del bambino il 19 agosto, sempre nei boschi. 

«Hanno chiamato papà, Antonio Nicodemo!», dice il cognato. E Daniele: «Eh. Che è successo?». «Eeeh... no, niente. No... gli chiedevano... siccome loro non ci sono lì in studio... perché sono a Cosenza per un altro caso... Allora hanno chiesto a papà se... se se la sentiva di andare in studio. Lì a Milano». «Addirittura…», dice Daniele. E il cognato: «Sì. Dice che...vabbè... oltre alle spese dei viaggi e tutto quanto... dice che gli danno pure qualcosa». «Se vuole andare...». «Però lui non vuole andare perché dice: «Minchia! Il coronavirus... poi è una sfacchinata!». E Daniele aggiunge: «Ma infatti, mi sto facendo preparare il messaggio da...». «Eh, no. Ma infatti io ti ho chiamato perché... perché siccome, so che tu... ti avevano chiesto anche a te... e a questo punto...».

Il marito di Viviana risponde: «No, ma io... io cerco loro molti soldi. Non mi interessa. Se mi vogliono ... (incompr…) altrimenti non ci vado». Roberto: «Mi ha detto... ti danno anche qualcosa». «Se già mio padre gli ha detto che gli dà dei soldi... eh... tu, pure, gli puoi chiamare e dire: »vengo...«. Daniele risponde: »Sì. Ma infatti mi sto preparando il messaggio da Claudio (il cugino avvocato ndr). Lo hai sentito ieri... me lo scrivi? Gli ho detto di preparare il messaggio che io... per il fatto dell'associazione... per la serata... per tutto quanto... io ho bisogno di soldi. Va... cioè...«. »Per avere 'ste cose. Quindi adesso, vediamo… omissis … eh,vediamo. Organizziamo. Io gli avevo detto di no. Ora«. »Vediamo Roberto, quanto mi danno, perché sennò non mi muovo. Non mi interessa. Perché non mi interessa«. »Io, fosse anche mille euro, ci andrei di corsa«, dice il cognato. Ma Daniele Mondello non ci sta e replica piccato: »ma quale mille euro, Roberto! Sì, mille euro! Ma non esiste! Almeno... ma... il più scarso deve essere cinquemila euro!«.

Il marito intercettato: «Aveva manie di persecuzione» 

«Non me l'aspettavo una cosa così, che andava a finire così. Pensavo che lei se ne era scappata, perché si spaventava che gli prendevano il bambino, aveva la fissazione che gli prendevano questo bambino… e quindi non lo so boh... se ne è scappata?... che cazzo ne so... ora martedì vediamo nell'autopsia». Sono le 21.42 del 9 agosto 2020, il giorno dopo il ritrovamento di Viviana. Quella sera, il marito della donna, Daniele Mondello, anche lui deejay, parla con un amico, Tonino. «Lei era malata, diceva sempre che mi sarebbe successo qualcosa a me e al bambino. A me e al bambino. Aveva sempre queste paure allucinanti, delle paure pazzesche», dice Daniele nelle intercettazioni visionate dall'Adnkronos. E aggiunge: «Secondo me gli è scoppiato il cuore... - dice senza sapere di essere intercettato - gli è venuto un attacco cardiaco... troppo caldo, troppo...».

L'amico, Tonino, gli dice: «Sì, ma c'è qualcosa che non va, secondo me, dico…». E Daniele: «Sì, perché non si trova il bambino, quella è una cosa strana». E aggiunge: «Mi stanno massacrando, per quello che mi dicono... io non leggo niente». E l'amico: «Tipo che la colpa è tua. Ma che cazzo...». Il marito della donna replica: «Che cattiveria. Ma che ne sanno le persone di quello che ho passato io». «Non si è voluta fare aiutare, io ho fatto il possibile, ma...». Quando l'amico gli prospetta l'ipotesi che qualcuno possa avere preso il bambino, che poi verrà ritrovato solo il 19 agosto, Daniele dice: «A me sembra difficile, perché lei era malata, capito? Aveva questo problema qua, di persecuzione, hai capito? Si spaventava che…». «Le è venuto qualche attacco cardiaco e il bambino è rimasto là solo come un cane».

Nella richiesta di archiviazione la Procura di Patti (Messina), che ha coordinato l'inchiesta per omicidio e omissioni di atti di ufficio, scrive che la donna avrebbe prima strangolato il figlio e poi si sarebbe tolta la vita lanciandosi dal traliccio, ai piedi del quale è stata trovata nel pomeriggio del 6 agosto. Per suffragare questa ipotesi, il Procuratore capo di Patti Angelo Vittorio Cavallo, ribadisce che la donna aveva seri problemi psicologici, emersi anche dalle intercettazioni telefoniche a ambientali a parenti e amici di Viviana Parisi. Come questa in cui il marito, poche ore dopo il ritrovamento del cadavere ammette all'amico Tonino che la donna soffriva di manie di persecuzione.

Daniele, sempre dalle intercettazione visionate dall'Adnkronos, ribadiva come sua moglie soffrisse di manie di persecuzione, ritenendo di essere inseguita e pedinata, addirittura, da macchine di grossa cilindrata («…. e invece con l'incidente, là si è cacata di sotto, chissà cosa gli è sembrato, ha pensato chissà ora cosa succede, o magari gli sembrava di essere inseguita. Perché lei mi diceva così, il fatto di essere seguita... che la seguivano con le macchine grosse... per esempio ti vedeva a te che avevi la macchina, che tu hai la X... là... che cazzo è... e a lei gli sembrava che inseguivano a lei se è il caso. Diceva che la inseguivano macchine grosse. … Aveva questa cosa qua. Sì sì. Che la seguivano, che la guardavano… sì, manie di persecuzione. … e si si... si fissava, si fissava...»).

Poi Daniele Mondello ipotizza all'amico che Viviana, subito dopo l'incidente, potesse essersi nascosta, sottraendosi volontariamente a chi la stava cercando, nella convinzione che le avrebbero tolto il bambino, alla luce dei suoi «anomali» comportamenti («…. martedì pomeriggio così... non lo so... non mi ricordo bene, perché ero in giro. Mi è venuta questa cosa qua. Forse lei, che ne sappiamo, è possibile che si sia prima nascosta e poi... si, nascosta e non la vedevano. Magari lei passava e vedeva i lampeggianti e quindi si è nascosta, si spaventava. Pensava, ora qua mi prendono il bambino. Chissà cosa gli faceva dire la testa». 

Così i familiari nascosero ai pm il tentato suicidio

Nessuno doveva sapere del tentato suicidio di Viviana Parisi, neanche gli inquirenti che indagavano sulla scomparsa e poi sulla morte di madre e figlio, emerge dalle intercettazioni telefoniche e ambientali inserite dalla Procura nella richiesta di archiviazione dell'inchiesta, e visionate dall'Adnkronos. «È appena uscita adesso, al telegiornale, che hanno trovato il secondo certificato, di quando mia sorella ha tentato il suicidio…», dice la sorella di Viviana, Denise Parisi, al suo compagno. La donna specificava che di questa vicenda non ne aveva fatto parola con nessuno «…che io non ho detto nulla a nessuno, ovviamente…».

«Effettivamente Denise Parisi, escussa in data 5 agosto, si era ben guardata dal riferire tale circostanza agli inquirenti, pur se di indubbia rilevanza - scrive il Procuratore capo Angelo Vittorio Cavallo - Il suo compagno la rassicurava, dicendole che loro non potevano anche non saperlo (….e va beh, potevamo non saperlo no?!!). Dall'evolversi della conversazione, si comprendeva come anche il suo compagno fosse a conoscenza dell'intera vicenda; costui, addirittura, suggeriva a Denise di negare di aver mai visto quel certificato o comunque di essere a conoscenza del suo contenuto, qualora qualcuno glielo lo avesse richiesto (»… tu questo certificato lo hai visto che l'hai visto, e c'è scritto altro, quindi, hai capito? … … cioè, se chiunque ti dice… senti,guarda, a me non risulta!!…«.

»… Eeeh… io mia sorella l'ho vista e l'ho vista sana e a me risul… anche l'altro certificato che invece ho visto, eeh, diceva tutto una cosa diversa di quello che han detto loro!…«). »Comunque, e boh…tanto doveva venire fuori, Cica, lo sappiamo viene tutto fuori adesso eh…e se anche, ti faccio un esempio, tua sorella aveva uno scheletro nell'armadio qualsiasi, verrà fuori ...«, dice il compagno Emanuele. »Se faccio un esempio se tua sorella aveva l'amante viene fuori, Daniele aveva l'amante verrà fuori…«. »Adesso verrà fuori tutto, tutto, tutto, tutto... comunque…«. 

Procura: caduti in un pozzo? Tesi senza fondamento

«Non ha alcun fondamento valido» la tesi dei legali del marito di Viviana Parisi che la deejay e il piccolo Gioele sarebbero morti asfissiati in un pozzo alto mezzo metro. Lo dice la Procura di Patti (Messina) nella richiesta di archiviazione visionata dall'Adnkronos replicando a distanza agli avvocati Daniele Mondello e Pietro Venuti, legali di Daniele Mondello, marito di Viviana, che hanno sempre negato la possibilità dell'omicidio suicidio. «Alcuni difensori dei familiari di Viviana Parisi hanno avanzato una suggestiva ipotesi sulla sorte della donna e del suo bambino: Viviana e Gioele sarebbero »precipitati« in un pozzo profondo 3 - 5 metri, con circa mezzo metro d'acqua al suo interno, per morire entrambi in seguito a »asfissia in acqua« - dice il Procuratore Angelo Vittorio Cavallo nella richiesta di archiviazione- I sostenitori di questa tesi ammettevano di non poter stabilire se Viviana e Gioele fossero precipitati accidentalmente all'interno di tale pozzo o se, invece, fossero stati intenzionalmente lanciati da qualcuno».

«I corpi di Viviana e Gioele, successivamente, sarebbero stati prelevati ed estratti dal pozzo, dopo la loro morte, da parte di soggetti sconosciuti, tramite l'utilizzo di un qualche strumento (forcipe o altro) - dice ancora - Tali soggetti, dopo avere prelevato il corpo di Viviana dal pozzo, avrebbero collocato il suo cadavere ai piedi del traliccio, così operando un vero e proprio »depistaggio«». Ma per la Procura «La tesi non ha alcun fondamento valido ed è smentita dai risultati della stessa autopsia. A questi, si aggiungono altre osservazioni specifiche». «In primo luogo, il sopralluogo ed i successivi accertamenti tecnici hanno evidenziato come la mano destra di Viviana abbia »artigliato« alcuni arbusti presenti al suolo, assumendo la posizione di quiete nella quale è stata poi rinvenuta: ebbene, appare assai difficile ipotizzare che gli autori del fantomatico depistaggio possano aver usato un accorgimento così »raffinato«.

In secondo luogo, sempre dalla lettura delle carte delal richiesta di archiviazione lette dall'Adnkronos, le due lesioni presenti sulla superficie del cuoio capelluto, in sede tempo-parietale sinistra, sono compatibili e trovano la loro logica spiegazione in un urto diretto del capo della donna contro la superficie libera del sasso lì presente, parzialmente interrato, nella fase di impatto al suolo. Non appare un caso che le indagini genetiche effettuate sul sasso abbiano dato esito positivo con riferimento alla presenza di sangue: appare ovvio come quel sangue non potesse che appartenere a Viviana«. »Anche in questo caso, non si spiega come i presunti ed ipotetici autori del depistaggio possano aver «inscenato» tale risultato - dice la Procura- In terzo luogo, i consulenti hanno escluso la presenza sul corpo di Viviana di lesioni o comunque segni riconducibili all'azione violenta di soggetti terzi, così come di ogni altra tipologia di evento traumatico fra cui, in particolare, anche il prelievo del corpo con «forcipi» o «strumenti di altro tipo», o il suo «trazionamento per i capelli».

In quarto luogo, il cadavere di Viviana non è stato oggetto di «spostamento» ad opera di terzi, così come emerso, oltre che dagli accertamenti medico - legali, anche dagli studi condotti dall'entomologo, prof. Vanin; ne consegue che la decomposizione del cadavere di Viviana Parisi è avvenuta nel medesimo luogo del suo ritrovamento, che, pertanto, coincide con quello del decesso«. »In quinto luogo, il cadavere di Viviana, come già visto, non reca alcun segno o riscontro tipico delle morti per asfissia da annegamento in acqua stagnante o in acque lacustri«. Ma i legali non sono d'accordo e fino a ieri, nel corso della manifestazione per ricordare Viviana e Gioele, hanno ribadito la loro tesi. »Sono morte asfissiate in un pozzo«.

Le testimonianze: così è morta Viviana

L'auto che fa un sorpasso ad alta velocità, poi sbanda e dopo avere fatto zig zag in galleria si schianta contro un furgone. Ecco cosa accadde la mattina del 3 agosto del 2020 nella galleria Turdi sull'autostrada Messina-Palermo, all'altezza di Sant'Agata di Militello, quando si persero le tracce di Viviana Parisi, 43 anni, e del figlio Gioele di 4 anni. A raccontare quanto accadde quel giorno in galleria sono i numerosi testimoni ascoltati dalla Procura di Patti, che a luglio ha chiesto l'archiviazione dell'indagine. «Testimoni oculari del sinistro hanno raccontato di aver notato la vettura condotta da Viviana, che li precedeva nella corsia di marcia, a circa 100 metri di distanza, iniziare una manovra di sorpasso nei confronti di un camioncino - si legge nella richiesta di archiviazione visionata dall'Adnkronos - l'automobile, subito dopo, aveva iniziato a sbandare, come se il conducente avesse perso il controllo, andando poi ad urtare, con la propria fiancata destra, contro il furgone bianco».

«La consulenza tecnica disposta sulla dinamica del sinistro ha accertato come la responsabilità nella causazione dell'incidente fosse da attribuirsi esclusivamente a Viviana - spiega la Procura - costei aveva eseguito una manovra di sorpasso scorretta, non mantenendo la dovuta distanza dal veicolo che stava superando ed invadendo la sua corsia di marcia». «La consulenza ha anche accertato come l'incidente, in ogni caso, non avesse provocato particolari conseguenze fisiche sugli occupanti della Opel Corsa - dice la Procura che si basa sulle consulenze - in altre parole, si può affermare come Viviana e Gioele fossero comunque rimasti in buone condizioni di salute; dato peraltro confermato da alcune deposizioni testimoniali».

Davide M. ha riferito che, sempre in quel contesto, una «signora vestita di blu», gli aveva comunicato di aver visto una donna con un bambino che si dirigeva verso la «montagnola» posizionata sopra la galleria («… la signora mi ha detto che aveva visto una donna con un bambino che si dirigeva verso la montagnola che sta sopra la galleria, sempre a destra della carreggiata….»). Anche Daniela G. ha ricordato che fu «quella signora» a riferirle di aver di aver visto una donna con un bambino in braccio che aveva scavalcato il guardrail, subito dopo l'uscita della galleria, e si era diretta verso gli alberi, sul lato destro della carreggiata («… ricordo… che la signora mi ha detto di aver visto una donna con un bambino in braccio, che in un primo momento si era come appoggiata sul guardrail, subito dopo l'uscita della galleria, sulla destra. …»). Subito dopo, altri due componenti della famiglia settentrionale, l'uomo ed il ragazzo, avevano iniziato le ricerche della donna e del bambino, «oltrepassando a loro volta il guardrail e seguendo le indicazioni della »signora«».

Daniela C. «ha riferito di aver notato, una volta fermatasi nella piazzola, quasi come in una scena irreale, una donna che camminava verso di lei, con un bambino in braccio», («Continuavo a guardare verso il tunnel preoccupata, perché non vedevo più Salvatore che era entrato all'interno. Poco dopo, notavo una donna che camminava verso l'uscita della galleria. Aveva in braccio un bambino. …»). La testimone ha precisato di esserle andata incontro, arrivando a pochi metri da lei e di averle parlato, rivolgendole frasi rassicuranti; la donna teneva in braccio, sul suo fianco destro, un bambino di tre o quattro anni, che aveva gli occhi aperti e la testa appoggiata sulla spalla destra della madre («Io mi sono avvicinata verso di lei, arrivando a pochi metri … Il bambino era tenuto in braccio, sul fianco destro della madre. … Sono certa che aveva gli occhi aperti, poiché aveva la testa appoggiata sulla spalla destra della madre. Non erano sporchi di sangue. Io ho parlato a questa donna, gli ho detto: »signora venga qua non è successo niente«. Lei aveva lo sguardo assente. Appena uscita dal tunnel, la donna non veniva verso di me, ma usciva dalla strada, salendo verso la cima della galleria, sparendo in un lampo.»).

Un'altra testimone, sempre leggendo le carte visionate dall'Adnkronos, ha visto la donna con il bambino «in piedi, da solo, a fianco della donna». «…Mentre stavamo per fermarci nella piazzuola, poco dopo essere usciti dalla galleria, sulla destra, appena fuori dalla galleria, notavo la presenza di un'altra persona, in particolare una donna che teneva per mano un bambino, che era in piedi di fianco a lei. Ricordo che la signora teneva il bambino con la mano sinistra e il bambino si trovava in piedi alla sua sinistra; entrambi erano fermi al lato della strada, appena fuori dalla galleria ….»). Dunque, il piccolo Gioele era ancora vivo e stava bene dopo l'incidente. Non ha riportato ferite visibili. «Appare dunque del tutto fondato ritenere che Viviana, subito dopo l'incidente in galleria, una volta uscita dall'autovettura e recuperato Gioele, si sia volontariamente allontanata dalla sede autostradale - dice la Procura- Ella, nel giro di pochi istanti, si nascondeva tra la fitta vegetazione esistente sul bordo autostrada e non rispondeva ai richiami delle persone che la stavano cercando. Molto probabilmente, costei ha deliberatamente atteso che quegli individui andassero via, per poter riprendere a muoversi, insieme al suo bambino».

La madre al nipote: «È andata proprio fuori di testa»

«È andata proprio fuori di testa, gioia mia». Sono le parole di Carmela Trusso Cafarello, la madre di Viviana. Parlando con il nipote Agostino, senza sapere di essere intercettata, come apprende l'Adnkronos, la donna ricordava le vicissitudini di Viviana, i momenti di depressione, i due ricoveri in pronto soccorso, la «mania» di leggere la Bibbia ad alta voce («… é andata proprio fuori di testa, gioia mia, proprio fuori di testa; poi, quando lei ha avuto questa crisi qua che è stata all'ospedale… anche se ha avuto un'altra ricaduta ed è finita di nuovo all'ospedale, perché poi pensava che magari il merito non le volesse bene, che la tradisse… ogni tanto cadeva... Daniele gli aveva proibito pure di leggere la Bibbia, gli ha detto guai a te... io te la tolgo, te la brucio, non leggere più la Bibbia…»). Ricorda al nipote, tra le lacrime, che la figlia «era dimagrita, non stava tanto bene, però lei si manifestava che stava bene gioia mia, ...incomp... e poi non lo so... (piange) omissis…».

«C'è stato 'sto lokdown e io forse ho trasmesso anche paura, poi dopo dalla scuola siamo rimasti tutti in casa, io sono sincera, io non mi affacciavo nemmeno più sul balcone, sono stata in malattia... perché pensavo che il virus fosse sopra la testa, mi mettevo nel letto, avevo paura, gioia mia, io sono sincera, forse ho trasmesso anche più ansia di quella che ...incomp... che poi ho cercato di correggere, però molto probabilmente in quel momento era tanto fragile, che poi si è trovata qui chiusa in casa... omissis… é andata proprio fuori di testa, gioia mia, proprio fuori di testa; poi,quando lei ha avuto questa crisi qua che è stata all'ospedale, è stata due giorni dalla suocera a Messina, quando poi lei ha voluto... che si sentiva meglio rientrare a casa, la Polizia l'ha fermata e l'ha fatto un bel verbalone… omissis… ma Vivianetta poi si era ripresa comunque gioia mia... omissis… anche se ha avuto un'altra ricaduta ed è finita di nuovo all'ospedale, perché poi pensava che magari il merito non le volesse bene, che la tradisse, e cose... ma quello magari è un momento di manie che aveva che... incomp... ogni tanto cadeva... Daniele gli aveva proibito pure di leggere la Bibbia, gli ha detto guai a te... io te la tolgo, te la brucio, non leggere più la Bibbia». Come emerge da alcuni interrogatori Viviana, durante il lockdown, nonostante il divieto di uscire, si recava davanti alla chiesa di Venetico e si metteva a leggere ad alta voce la Bibbia. (

«Si è trovata in un momento veramente che il cervello in quel momento gli è andato fuori di testa, gioia mia, ma questo Viviana stava bene, credimi Viviana stava bene... omissis…. perché lei era depressa, era depressa, la depressione purtroppo le avevano dato delle pastiglie sostituite dal suo medico curante, va bene la sostituzione delle pastiglie all'ospedale ... incomp... la prima volta, lei è andata lì come che predicava, ha preso la Bibbia, andava sulla terrazza qui e leggeva ad alta voce la Bibbia come impazzita, questo io lo dico, perché lo so, l'ho detto anche alla Polizia, era impazzita, leggeva la Bibbia veramente... omissis….».

Volevano portarla da un'esorcista

Dopo l'ennesima crisi di Viviana Parisi, la deejay trovata la scorsa estate senza vita nei boschi di Caronia pochi giorni prima del figlio Gioele di 4 anni, i familiari la volevano portare da un esorcista. È quanto emerge dalle intercettazioni telefoniche e ambientali inserite dalla Procura di Patti nella richiesta di archiviazione dell'inchiesta, e visionate dall'Adnkronos. Secondo gli inquirenti Viviana avrebbe strangolato il figlio e poi si sarebbe uccisa lanciandosi da un traliccio. «Tutte 'ste crisi… ma senti, andiamo dal prete? La volevo portare dal prete, quello là di Gazzi, che è un prete esorcista…», dice Mariella Mondello, cognata della deejay, parlando con un'amica il 20 agosto 2020, cioè il giorno dopo il ritrovamento del piccolo Gioele. «Poi una le pensa tutte…», dice Mariella Mondello. E l'amica Daniela replica: «e non ci è voluta venire?». «No, per carità, al solito suo…!».

La cognata all'amica: «Ha ucciso mio nipote e si è ammazzata»

«Sono arrabbiata con Viviana ... io sono arrabbiata perché lei, va... a mio nipote me lo ha ammazzato lei! Per la sua testa, per le sue cose, noi ci abbiamo messo tutto il nostro impegno, ma lei non si è voluta curare…!». A parlare al telefono, senza sapere di essere intercettata, è Mariella Mondello, la sorella di Daniele Mondello, il marito di Viviana Parisi, la deejay trovata morta l'8 agosto del 2020. Il figlio Gioele di 4 anni è stato poi ritrovato il 19 agosto, sempre nei boschi di Caronia (Messina). Se agli inquirenti il marito e la cognata dicevano che la donna era una madre amorevole e una moglie devota, la realtà, ascoltando le intercettazioni, visionate dall'Adnkronos, sembra essere diversa. Parlando con l'amica Vincenza, il 10 agosto, cioè all'indomani del ritrovamento del cadavere, la donna ricordava anche come i genitori di Viviana avessero fatto ben poco per aiutare la figlia («… i suoi genitori, non abbiamo avuto il supporto, glielo 'avevamo detto noi 'scendete, curiamola...»), da tempo in preda ad una forte depressione«.

Il 20 agosto, parlando con un'altra amica, Mariella rincara la dose. »Sempre con il senno del poi... questo bambino non doveva essere lasciato solo con sua madre…«, le dice Enza, l'amica. E Mariella Mondello risponde: »Quella un bastarda era, mio fratello, quella mattina, gli aveva…«. E l'amica: »Perché era una pazza… era una pazza…«. Maria: »Una mattina... quella mattina gli ha detto: vengo anche io... lui... no no… (gne…. gneeee), e dice gli aveva attaccato... poi gli ha detto che voleva venire perché mi sento un poco male e non voleva restare da solo e lei se ne è «fottuta» , no, doveva andare da sola, dice che lui stanotte se l'è sognata e lei gli ha detto che dice che lei stava andando là…«. In un'altra conversazione telefonica intercettata la cognata della deejay si sfoga: »Lei (Viviana ndr) ogni tanto diceva: io non voglio vivere in questo mondo… lei l'ha detto ah! Lei l'ha detto durante il lockdown, a me questo mondo... e piangeva… non mi piace!«.

Maria, come emerge dalle intercettazioni della Procura di Patti, inserite nella richiesta di archiviazione, rimproverava al fratello di essere stato sempre troppo accondiscendente con la moglie e di averle permesso di uscire in auto da sola, la mattina del 3 agosto, portando con sé il figlio Gioele, nonostante conoscesse le sue condizioni di salute. »Mio fratello, per evitare... dice lei si stava alterando, per evitare che si alterasse, come sempre, perché mio fratello evitava, dice: va bene, va, vai da sola, ma portati il telefono... portati il telefono... e lui dice: lei gli ha detto: si, si l'ho preso… invece il telefono lei, ho pensava di averlo in borsa, perché lei lo lasciava dentro questo telefono, o non lo ha preso apposta non lo so. Dopo di che se n'e andata.…«.

Secondo la Procura di Patti Maria Mondello «non escludeva che Viviana si fosse suicidata, proprio a causa delle sue precarie condizioni di salute e della convinzione che qualcuno le potesse togliere il bambino (»….lei è scesa dalla macchina in preda al panico, alla fusione totale, non ha capito più un cazzo, e la cosa che pensava... ora questo bambino? ora mi seguono? ora mi prendono? ora mi levano il bambino, perché giustamente lei, in quelle condizioni, chissà che cazzo gli è passato nella testa, è andata e si è ammazzata! Ma non lo so come è, va... ha ammazzato prima il bambino, boh...«. Poi racconta le continue liti tra il fratello e Viviana: »Doveva stare sempre con lei, sempre con lei, va, pazza và... è inutile che si dica...«. »Mio fratello è pure già arrabbiato, questa mattina mi ha detto: da quando l'ho conosciuta mi ha fatto sempre l'inferno! Così mi ha detto! Ci ha rovinato... a mio fratello gli ha rovinato la vita, perché mio fratello ora...«. L'amica: »Ha rovinato la vita a tutti, è una famiglia distrutta...«.

Mariella: »a tutti, a...«. »Se avessi saputo... io gli ho detto a mio fratello: se avessi saputo che lei gli faceva fare questa fine al bambino, io glielo scippavo dalle braccia il bambino, glielo scippavo, glielo scippavo, neanche glielo facevo vedere più... me l'ha ammazzato... me l'ha ammazzato con questa...«. E racconta cosa accadde quella mattina del 3 agosto, quando la donna andò in autostrada con il figlio Gioele. »Hanno fatto colazione insieme, poi lei gli ha detto... aspetta, poi lei gli ha detto che voleva uscire, e lui gli ha detto: vengo anch'io a Milazzo con voi, ah... no, no, ma perché non ti fidi? perché c'è... c'è il bambino ...incomp... non ti fidi, tipo gliel'ha buttata cosi... e lui gli ha detto: no, ma sai, io mi sento pure, non voglio rimanere a casa sola perché ho... ho avuto un attacco di panico, da sola ...incomp...«. »Mio fratello per evitare... dice, lei si stava alterando, per evitare che si alterasse, come sempre, perché mio fratello evitava, dice: va bene, va, vai da sola, ma portati il telefono... portati il telefono... e lui dice: lei gli ha detto: si, si l'ho preso… invece il telefono lei, ho pensava di averlo in borsa, perché lei lo lasciava dentro questo telefono, o non lo ha preso apposta non lo so. Dopo di che se ne andata«. »Io glielo dicevo sempre a mio fratello Daniele, stai attento al bambino, stai attento al bambino, ti raccomando, ah... Gioele che fa? Gioele che dice? omissis«. »Gli davo due schiaffi e gli dicevo: io vengo con te, se tu non vuoi venire mi lasci il bambino, invece no! Doveva vincere sempre lei, doveva vincere, ha fatto vincere sempre lei, e lui per fare vincere sempre lei... ha perso pure il bambino!«.

L'amica le dice: «era cattiva Maria, era cattiva...». E la Mondello replica: «Va bene Enza, questo lo so, io l'ho sempre detto a loro... lei era solo buona e dolce con mio padre, perché mio papà, quando andava, gli dava i soldi, mio padre ancora tutt'ora, ma poi con il resto della famiglia è stata sempre una ...incomp... nonostante questo noi l'abbiamo... per amore di mio fratello facevamo finta di non sentire, non vedere, di non sentire di non vedere e ci ha ammazzato anche il nipote!!». A un'altra amica, Annamaria, dice: «Il bambino è morto, te lo dico io, lei sa che cazzo gli ha fatto! Ho parlato con quella sensitiva, te l'avevo detto?... »). La Procura di Patti ritiene: «Maria Mondello ipotizzava che la cognata potesse aver fatto un gesto estremo nella convinzione che il bambino le sarebbe stato tolto, dopo l'incidente causato in galleria ed anche alla luce dei certificati medici che attestavano i precedenti ricoveri ed il suo precario stato di salute». E Mariella Mondello la definisce «malata e cattiva».

«​Era diretta alla Piramide della Luce»

Il giorno in cui Viviana è morta forse era diretta alla Piramide della Luce, un'installazione alta 30 metri in acciaio patinato, che è anche il luogo dove ogni anno a giugno si svolge il 'rito della lucè. E che ha trasformato quell'altura a Motta d'Affermo, tra i Nebrodi e il mare, di fronte agli scavi dell'antica Halaesa, in una terra mistica e simbolica che potrebbe essere stata la meta mai raggiunta dalla dj morta: a dirlo è proprio la cognata. «È vero che doveva andare là, alla Piramide della Luce, perché lei gliel'aveva detto anche a Carmen che doveva andare là per... santificare suo figlio, che cazzo ne so, lei doveva andare là, te lo dico io, poi lei ha avuto...», dice Mariella Mondello, sorella di Daniele Mondello, marito della deejay, parlando con l'amica. «È andata fuori di testa» dopo l'incidente in galleria, «si è spaventata, è impazzita perché a lei bastava poco capito?». La donna ricorda all'amica le allarmanti frasi pronunciate da Viviana durante le sue recenti crisi («Mondello: … lei diceva quando era... lei diceva che quando aveva le crisi… ah... io non voglio vivere in questa vita, non mi piace, questa vita non voglio vivere più in questa vita... capito? … perché lei stava male, cose...»). L'amica le dice: «cioè, purtroppo la depressione è così...». E la cognata di Viviana replica: «Io ho fatto tutto il possibile, è stata lei che non si è fatta aiutare...».

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