«Faccio il Ramadan, toglietemi i turni di notte»: ma l'azienda per punizione lo trasferisce a 80 km

Mercoledì 6 Giugno 2018 di Domenico Zurlo
«Faccio il Ramadan, toglietemi i turni di notte»: ma l'azienda per punizione lo trasferisce a 80 km
8

Ci erano già 'cascati' a gennaio, quando avevano trasferito a 100 km di distanza una commessa che si era rifiutata di lavorare il giorno di San Silvestro: stavolta il pomo della discordia, tra un giovane commesso e l'Eurospin, è stato - seppur di riflesso - religioso.

Il ragazzo, musulmano, aveva chiesto di non lavorare di notte durante il Ramadan, e l'azienda «per punizione» lo ha trasferito presso un'altra sede più lontana: presentatosi comunque al lavoro, a Orbassano, gli è stato impedito di entrare nel supermercato, e sono intervenute le forze dell'ordine.

Panettoni e pandori, dietro ai prodotti da discount ci sono aziende famose: ecco quali​



Il giovane si chiama Aimen Makhlouf, ha trent’anni ed è di origine tunisina: lavorava all’Eurospin da otto anni, «senza mai una lettera di contestazione», ha detto a Repubblica. Aveva già fatto i turni di notte, per vigilare sui fornitori che scaricano la merce, ma per il Ramadan aveva chiesto di poterne essere esentato: «Mi hanno detto che sarei stato trasferito ancora più lontano, e così hanno fatto», racconta.

«Offro lavoro a 1.500 euro al mese, ma gli italiani rifiutano perché non vogliono fare i turni»

Makhlouf, che ogni giorno fa 50 chilometri per andare al lavoro, si è sentito male, secondo il racconto fatto da Sabatino Basile della Fisascat Cisl, ed è stato portato in ospedale. «Un nuovo episodio inaccettabile e gravissimo - commenta Basile -, l'atto commesso è profondamente discriminatorio e non tiene conto non solo dei contratti ma neppure delle esigenze legate a un altro credo».

«Finché lavoravo di giorno, il problema era limitato, anche se ero più stanco perché non mangiavo né bevevo per tutta la giornata - aggiunge - Oppure prendevo le ferie, come ho fatto l’anno scorso». «Mi aspettavo un riconoscimento, invece sono stato discriminato: per fortuna ho un contratto a tempo indeterminato e continuerò ad andare a lavorare», conclude. I chilometri sono aumentati: non saranno più 50 ma 80, per colpa di questo trasferimento. «Sono solidale con i precari, che devono dire sempre di sì perché altrimenti rischiano il posto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA