Macron è salvo. E Parigi brucia. Dopo un lunghissimo pomeriggio di votazioni all’Assemblée National, il presidente francese ha evitato per un soffio la sfiducia e portato a casa la sua contestatissima riforma delle pensioni: l’età per la retraite sale da 62 a 64 anni.
Il governo di Elisabeth Borne - creatura di Macron - resta in sella per uno scarto di soli 9 voti. La mozione di censura, che se accolta avrebbe costretto il presidente a sciogliere le Camere, ha raccolto 278 voti: ne mancano nove per raggiungere la maggioranza assoluta di 278. Subito dopo è fallita anche la seconda mozione di sfiducia, quella quella presentata dal Rassemblement National di Marine Le Pen: 94 voti a favore sui 287 necessari. In base all’articolo 49.3 della Costituzione francese, il governo resta dunque in carica e la riforma delle pensioni è adottata dal Parlamento: dovrebbe entrare in vigore il prossimo 1° settembre.
Il condizionale è d’obbligo: nelle prossime settimane si intensificherà la lotta degli oppositori. Secondo Le Figaro sarebbe già stata depositata una richiesta di referendum. E ci sarà anche il ricorso al Consiglio costituzionale, che dovrà pronunciarsi entro un mese e potrebbe bocciare integralmente o in parte la riforma. E intanto esplode la rabbia popolare, in un Paese che sta attraversando un momento di grave crisi politica e sociale.
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