Femminicidi, la battaglia di una madre: «Equiparare donne uccise a vittime della mafia»

La guerra legale di Gigliola, madre di Monia Del Pero uccisa dal fidanzato

Lunedì 8 Novembre 2021
«Equiparare le vittime di femminicidio a quelle di mafia»: la battaglia di Gigliola, madre di Monia uccisa dal fidanzato

Lo Stato riconosca l'emergenza femminicidi equiparando le vittime alle vittime di mafia. E' la richiesta, in un ricorso presentato davanti al tribunale di Roma - la cui ultima udienza civile è in programma domani - di Gigliola Bono, madre di Monia Del Pero, uccisa dal fidanzato la notte di Santa Lucia del 1989 a Manerbio, in provincia di Brescia.

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Da anni Gigliola sta portando avanti la battaglia per far equiparare le vittime di femminicidio a quelle di mafia e quindi poter accedere ad un risarcimento da parte dello Stato. «Lo Stato deve riconoscere l'emergenza femminicidio così come fece nel '90 per l'emergenza mafia istituendo gli stessi risarcimenti» spiega la madre bresciana. «Quella di domani è l'ultima udienza dopodiché attenderemo nei prossimi mesi la decisione» conferma l'avvocato del Foro di Brescia Piera Buffoli.

Prima di arrivare al tribunale di Roma la madre di Monia Del Pero si era rivolta al Ministero degli Interni, al Tar di Brescia, al Consiglio di Stato e al tribunale ordinario di Brescia.Tutti si erano dichiarati incompetenti per la materia.

L'avvocatura dello Stato aveva proposto un risarcimento di 7.200 euro. «È un'elemosina che non voglio» aveva commentato Gigliola Bono. «Voglio che venga riconosciuto un diritto per Monia e per tutte le donne uccise», ha spiegato.

Ultimo aggiornamento: 16:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA