Locatelli: «Anche gli asintomatici possono infettare. Nonni possono rivedere i nipotini, ma con la mascherina»

Mercoledì 10 Giugno 2020
Locatelli: «Anche gli asintomatici possono infettare. Nonni possono rivedere i nipotini, ma con la mascherina»

Franco Locatelli, componente del Comitato tecnico scientifico per l'emergenza coronavirus e fino a poche settimane fa un volto fisso nelle conferenze stampa della Protezione Civile in cui le autorità aggiornavano i dati su contagi e vittime de Covid in Italia, è stato intervistato oggi a Timeline su SkyTg24. Secondo Locatelli, quella dell'esperta dell'Oms sugli asintomatici «credo non sia stata un'uscita fra le più felici», in riferimento a quanto detto ieri, cioè che gli asintomatici non sono contagiosi né pericolosi.

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Locatelli ha aggiunto che «i cosiddetti asintomatici possono essere pre-sintomatici e paucisintomatici in una fase prima di sviluppare sintomi. Poi ci sono gli asintomatici» veri e propri. «Abbiamo delle pubblicazioni scientifiche che documentano come anche un asintomatico può avere carica virale significativamente elevata» e dunque «i soggetti asintomatici hanno la possibilità di infettare». «Tendenzialmente il carico virale è più elevato nei sintomatici, e quindi la capacità di trasmettere l'infezione è più elevata - ha aggiunto Locatelli - Ma ad esempio il caso della Diamond Princess dimostra» che c'è stata «una diffusione del contagio anche da parte degli asintomatici».

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SULLA LOMBARDIA «La Lombardia ha avuto un'ondata epidemica clamorosamente superiore rispetto a quella di tutte le altre regioni. Ed è chiaro che i presidi ospedalieri si sono trovati a gestire un numero incredibilmente elevato di malati gravi»., ha spiegato Locatelli a Timeline. «Credo che uno dei pregi di questo Stato sia la divisione dei poteri. La magistratura sta facendo il suo lavoro, vedremo quello che emergerà», ha aggiunto alludendo alle inchieste aperte sulla sanità lombarda.

NONNI E NIPOTINI «Con qualche accorgimento, come ad esempio quello di usare le mascherine se non si vive nello stresso nucleo familiare, e stare attenti alle manifestazioni affettive, i nipotini possono vedere i nonni». «I bambini sono risparmiati dalle forme più gravi e fatali, anche se 4 pazienti non hanno superato l'infezione. In generale le manifestazioni cliniche sono molto meno accentuate, e questo» grazie alla «maggior plasticità del sistema immunitario dei bambini», che però «possono infettare». E proprio i nonni, per l'età e la possibile presenza di patologie «sono fra i soggetti più fragili», ha ricordato Locatelli. 

VIRUS INDEBOLITO? Il nuovo coronavirus è si è indebolito? «Per definire un indebolimento del virus dovremmo avere l'evidenza dal sequenziamento di ceppi virali che vi è stata la presenza di mutazioni che, in qualche modo, hanno ridotto il potere di aggressione del virus. Noi queste evidenze non le abbiamo affatto», ha spiegato Locatelli. «Si è ridotto sia il numero di soggetti contagiati sia la gravità delle manifestazioni cliniche», rileva comunque l'esperto. «Questo fa riferimento alla carica virale», spiega Locatelli, che chiama in causa le misure di protezione individuale e la possibilità di diagnosi precoci. Così oggi «i malati che afferiscono alle strutture ospedaliere sono meno gravi» e «sono in numero minore. Anche un effetto esperienza nel trattare questi malati ha influito, e abbiamo evidenze che alcune terapie» adottate si sono rivelate utili.

"OGGI NON CI SONO MALATI GRAVI COME A FEBBRAIO" «Oggi non si vedono malati così gravi come quelli che vedevamo a febbraio e a marzo», ha detto Locatelli. «È indubitabile che adesso si vedono anche malati con un'età più giovane rispetto al picco dell'epidemia - evidenzia - E ormai sappiamo che i soggetti più anziani e portatori di patologie sono quelli più fragili: il 95% delle persone decedute aveva più di 60 anni».

SULLO STUDIO DI WUHAN «Credo che sia difficile trarre delle conclusioni rispetto alla presenza aumentata negli ospedali nella zona di Wuhan già nel mese di ottobre. Andrebbe chiarito prima perché c'è stato un incremento di afflusso di malati negli ospedali di quell'area prima di trarre delle conclusioni definitive in questa prospettiva. Che poi ci possa essere stato un ritardo di poche settimane nella comunicazione da parte della nazione cinese, questo forse è un dato un po' più solido. Ma far risalire» l'inizio dell'epidemia «a quel periodo sulla base di un'interpretazione di una maggior presenza di malati nel mese di ottobre mi sembra una deduzione un po' forzata».

Ultimo aggiornamento: 18:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA