Yara, al setaccio il diario della ragazza
S'indaga nel mondo di amici e conoscenti

Giovedì 9 Dicembre 2010
Le ricerche di Yara
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dal nostro inviato Claudia Guasco

BREMBATE DI SOPRA (9 dicembre) - Il tragitto in pullman che Yara faceva ogni mattina per andare a scuola a Bergamo, il suo diario nel quale annotava gli avvenimenti della giornata. Vita, abitudini e pensieri della piccola ginnasta di Brembate di Sopra, scomparsa il 26 novembre, sono la chiave del mistero. Perché chi ha avvicinato la ragazzina alle sei e mezza di sera e l’ha convinta ad andare con sé ha approfittato della fiducia che riponeva nei suo confronti.



«Non se ne sarebbe mai andata con uno sconosciuto», ripetono da tredici giorni papà Fulvio e mamma Maura agli investigatori. Sabato sono stati ascoltati per un’ora e mezza dagli uomini del reparto analisi criminologiche del Racis, specializzati nei casi di persone scomparse, e anche a loro hanno spiegato che nel piccolo mondo di Yara non c’era spazio per i colpi di testa né per le conoscenze occasionali. Se non è stata costretta ad allontanarsi con la forza dalla palestra, e in questo caso il trambusto sarebbe stato notato, lo deve aver fatto con qualcuno a lei familiare. I carabinieri hanno prelevato due personal computer di casa per analizzarne il contenuto.



Amici, conoscenti, vicini di casa. E’ questo l’ambito su cui gli inquirenti tornano a concentrarsi anche se, sottolineano, «non si tratta di una pista esclusiva, ce ne sono altre che necessitano ancora di approfondimenti». Vero però che ci si sta muovendo per cerchi concentrici e dopo il primo, quello più esterno, che ha condotto agli operai del cantiere del centro commerciale di Mapello e al fermo di Mohammed Fikri, ora il lavoro degli inquirenti si restringe sempre più sulla villetta di via Rampinelli, sulle frequentazioni e sui contatti di Yara Gambirasio. Che ogni mattina, insieme alla sorella maggiore Keba, saliva sul pullman diretto a Bergamo per recarsi a scuola dalle Orsoline. E come sugli altri autobus che collegano i piccoli centri alle città, a bordo tutti si conoscono: chi studia o va al lavoro timbra il biglietto sempre alla stessa ora. Facile familiarizzare se ci si vede tutti i giorni. Così i carabinieri hanno rifatto il medesimo percorso di Yara sul bus, trentacinque-quaranta minuti tra i campi e i capannoni della bergamasca, hanno parlato con chi era a bordo, cercando di capire se la promessa della ginnastica avesse coltivato qualche simpatia o familiarizzato con un passeggero in particolare. Un avvenimento che per una ragazzina con una vita ordinata e regolare sarebbe stato degno di nota e probabilmente annotato sul diario.



L’agenda di Yara che gli investigatori stanno esaminando è semplice e pulita come lei: pagina dopo pagina scrive della sua passione per la ritmica, i progressi e le difficoltà, l’entusiasmo per le medaglie, i voti a scuola, gli accadimenti che rendono speciale la sua fresca esistenza di tredicenne, alunna di 3C. Chi ha preso Yara potrebbe comparire tra le pagine del diario, perché è una persona che la conosce o è in stretto contatto con la sua famiglia. Così da ieri si è ridotto anche il raggio d’azione delle ricerche, che si sono concentrate su un’azienda che raccoglie e tritura pietre e materiale per l’edilizia e sorge proprio accanto alla ditta Gamba, la carpenteria presso cui lavora il Fulvio Gambirasio. Dopo aver sconfinato nella provincia di Lecco, essersi spinte alla periferia di Bergamo e alle vallate confinanti, le battute sono tornate a 800 metri da via Rampinelli, vicino al mondo di Yara, alla villetta della sua famiglia, alla palestra, alla ditta del padre. E’ in questo incrocio di strade che due testimoni riferiscono ai carabinieri di aver assistito a una discussione, alla stessa ora: «La sera che Yara è scomparsa ho visto due uomini che litigavano animatamente nella via in cui abita la famiglia Gambirasio. Parlavano in italiano», riferisce la vicina Marina Abeni.



Un episodio segnalato più o meno nello stesso punto anche dall’ex guardia giurata che andava a portare a spasso il cane. Intanto l’intera area è stata setacciata e come al solito è stata recuperata una serie di oggetti: un giubbotto, uno scooter, una tenda, un telefonino. E in questo modo è scivolato via anche il dodicesimo giorno di ricerche, mentre mamma Maura e papà Fulvio cercano di farsi forza a vicenda. Gli unici a poter varcare il cancello, ieri mattina, sono stati il comandante dei carabinieri di Bergamo, il colonnello Roberto Tortorella, e il questore Vito Ricciardi.





Ultimo aggiornamento: 7 Gennaio, 21:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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