Aziende in difficoltà. La pandemia che ha reso la vita ancora più difficile a esercenti e imprenditori alle prese con mancati guadagni e il caro bollette. E così quello che può sembrare un aiuto si trasforma nel peggiore degli incubi. Persone apparentemente innocue che si offrono di dare una mano a chi è in sofferenza, pronte in realtà a soddisfare altri interessi. C'è l'ingresso silenzioso con quote in società apparentemente pulite dietro al racket che stritola gli imprenditori, vittime dei clan di Ostia. Sul litorale romano, dove l'emergenza criminalità è sempre in primo piano, a parlare questa volta sono anche i numeri. Lo sportello anti-usura dell'Ascom Confcommercio Roma-Litorale sud, istituito lo scorso gennaio, ha registrato nei suoi appena tre mesi di vita un picco di denunce: +20% rispetto alle segnalazioni e richiesta d'aiuto ricevute dalla stessa associazione nello stesso periodo dello scorso anno.
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I DATI
«Purtroppo c'è un incremento di commercianti che cadono nell'usura così come nel sovraindebitamento - spiega Valeria Strappini, presidente dell'Ascom Confcommercio Roma-Litorale - Un fenomeno che non si ferma.
Fenomeno sotto costante osservazione delle forze dell'ordine, impegnate in prima linea - soprattutto a Ostia - nella lotta contro il racket. «Se non paghi ti uccido», diceva il commerciante-strozzino, arrestato nel novembre scorso dalla polizia del commissariato Lido di Roma, alla vittima, minacciandolo: «Ti spezzo mani e braccia». A fine gennaio sono stati i carabinieri del Gruppo Ostia a scoprire la maxi-estorsione da 500mila euro operata dalla complicità tra il boss della mala locale Roberto De Santis detto Nasca e Paolo Papagni, ex commerciante di gelati e fratello del presidente della Federbalneari Renato. I due in società hanno chiesto soldi in cambio di protezione. Cinquecentomila euro per «potere lavorare tranquillamente su Ostia».
I FATTI
Una vicenda, portata alla luce dopo la denuncia di un'imprenditrice romana, su cui restano ancora alcuni punti da chiarire. Quello che manca è sicuramente la finalizzazione dell'estorsione: Papagni e Nasca De Santis, risultano indagati per concorso in tentata estorsione, aggravata dall'utilizzo del metodo mafioso. Quel pagamento sicuro, oltre la protezione, avrebbe messo l'imprenditrice al riparo anche da eventuali intoppi burocratici, circostanza che farebbe presupporre che i due avessero agganci anche nelle istituzioni. Non è infatti escluso che i due avessero conoscenze anche negli uffici della pubblica amministrazione municipale e capitolina. Una vicenda su cui, forse, non è stata ancora scritta del tutto la parola fine.
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