Uccide sorella a Caivano, Ciro: «Ho perso l'amore più grande». Arcigay: «Fu minacciato di morte»

Lunedì 14 Settembre 2020
Sperona e uccide la sorella perché ha compagno trans, Ciro: «Ho perso l'amore più grande»
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E' un post straziante quello di Ciro Migliore, il compagno di Maria Paola Gaglione, speronata e uccisa dal fratello. «Non posso accettarlo, perché Dio non ha chiamato me? Perché proprio a te amore mio... non riesco più a immaginare la mia vita senza te», si sfoga il compagno di Maria Paola, la 20enne morta nella notte tra venerdì e sabato dopo essere stata speronata, a bordo del suo scooter, dal fratello Michele che non sopportava la relazione con un uomo trans.

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Amore mio.., oggi sono esattamente 3 anni di noi, 3 anni. A prenderci e lasciarsi in continuazione.. avevo la mia vita come tu avevi la tua.. ma non abbiamo mai smesso di amarci.. dopo 3 anni ti stavo vivendo ma la vita mi ha tolto l’amore mio più grande la mia piccola. Non posso accettarlo perché Dio non mi ha chiamato me? Perché proprio a te amore mio.. non riesco più a immaginare la mia vita senza te.. non ci riesco. Non riesco più a dormire penso a te 24 su 24 amore mio, mi manchi, mi manchi tantissimo. Eri l’unica per me, l’unica che mi amava veramente. Non posso accettarlo ancora.. non ci riesco. Mi mancano le tue carezze.. mi manca quanto mi svegliavi la mattina a darmi fastidio. Mi manca tutto di te., non ho mai smesso di amarti dal primo giorno che ti ho vista.., Ti amerò sempre piccola mia.💔🖤

Un post condiviso da Paola ∞ (@ciromigliore_) in data:


Ciro, come Maria Paola originario del Parco Verde di Caivano (Napoli), era con lei su quello scooter e nella caduta si è ferito al braccio.
Ricoverato nella clinica Villa dei Fiori di Acerra, il paese nel quale insieme a Maria Paola avevano deciso di andare a vivere lontani da chi quella relazione non riusciva proprio ad accettarla, Ciro ha affidato al suo profilo Instagram tutta la sua rabbia e la tristezza per aver perso la sua compagna.

 
 


«Oggi sono esattamente 3 anni di noi, a prenderci e lasciarci in continuazione, avevo la mia vita come tu avevi la tua ma non abbiamo mai smesso di amarci, e dopo 3 anni ti stavo vivendo, ma la vita mi ha tolto l'amore mio più grande», scrive Ciro accompagnando il post con un selfie scattato in compagnia di Maria Paola. «Non posso accettarlo ancora, non ci riesco - aggiunge - mi mancano le tue carezze, mi manca quando mi svegliavi la mattina a darmi fastidio, mi manca tutto di te, non ho mai smesso di amarti dal primo giorno che ti ho vista. Ti amerò sempre piccola mia».

Arcigay: Ciro già minacciato dalla famiglia di Maria Paola
Un «ultimo saluto» alla sua Maria Paola, morta su una strada ad Acerra (Napoli) nella notte tra venerdì e sabato dopo essere caduta dallo scooter, inseguita dal fratello che non accettava la sua relazione con un ragazzo trans. Quest'ultimo, Ciro, era a bordo dello stesso scooter e nella caduta ha riportato ferite a un braccio che lo costringono al ricovero nella clinica Villa dei Fiori. Qui ieri ha incontrato Daniela Falanga, presidente di Arcigay Napoli, alla quale ha consegnato la sua richiesta: poter vedere la sua compagna, darle un ultimo saluto. «Il nostro impegno ora è innanzitutto su questo - spiega Falanga all'Adnkronos - e stiamo cercando di capire attraverso il pubblico ministero se sia possibile vedere per l'ultima volta Maria Paola. È il desiderio assoluto che ha Ciro in questo momento». Ciro è «una persona completamente devastata - aggiunge Falanga - non sente i dolori del corpo, solo il dolore del distacco terribile che gli è stato inflitto. Mi ha detto che gli hanno tolto la vita». Dalla famiglia di Maria Paola, racconta ancora Falanga, «aveva ricevuto diverse minacce e la stessa Maria Paola aveva cercato di comunicare con la propria famiglia, sentiva il grande bisogno di vedere i suoi, di parlare con loro. Invece sono arrivate solo minacce che Ciro ha ricevuto in qualità di persona trans, condannato all'irrisione e alla concezione di essere un mostro. È una vicenda che fa chiarezza su quanto accade nel quotidiano: le persone trans restano ancora le ultime nel panorama dei diritti e sono quelle che maggiormente vivono lo stigma sociale, mentre Maria Paola era una ragazza che andava assoggettata alle chiare dinamiche della cultura patriarcale, doveva essere spersonalizzata. Il suo ragazzo è un trans e in quanto tale era un mostro, una persona che quasi attaccava un virus, una malattia alla ragazza e la cambia. È una situazione critica, una questione culturale e rispetto a questo devo dire che l'Italia è messa proprio male».

In tal senso, sostiene Falanga, «noi dobbiamo assolutamente avere una legge contro l'omolesbobitransfobia. È fondamentale perché ci darebbe la possibilità di poter compiere azioni importanti, estese sull'intero territorio nazionale. Entreremmo nelle scuole con più facilità, potremmo creare delle case di accoglienza per tutte le persone come Ciro che vengono quasi condannate nella vita, probabilmente se avessimo avuto una casa di accoglienza li avremmo già ospitati. Potremmo denunciare i casi in cui le persone lesbiche, trans, gay, bisessuali sono attaccate, violate proprio in quanto intercettate come tali. Non si può dire che esistono leggi contro la violenza di genere: non esiste una legge che parli di violazione se delle persone vengono intercettate per la loro differente identità sessuale», conclude.

 

Oggi l'udienza di convalida

È in programma questa mattina, davanti al giudice Fortuna Basile del Tribunale di Nola (Napoli), l'udienza di convalida del fermo di Michele Gaglione, fratello di Maria Paola. Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri della compagnia di Castello di Cisterna, che hanno indagato sull'accaduto coordinati dalla Procura di Nola, la caduta sarebbe stata causata dai calci inferti dallo stesso Michele Gaglione, che stava inseguendo la coppia in quanto contrario alla loro relazione.

La caduta è stata fatale per la sorella Maria Paola, mentre Ciro è rimasto ferito al braccio ed è ricoverato nella clinica Villa dei Fiori di Acerra, paese della provincia di Napoli nel quale lui e Maria Paola avevano deciso di andare a vivere insieme, lontani dal Parco Verde di Caivano del quale erano originari e dove la loro relazione era malvista. Michele Gaglione, difeso dall'avvocato Domenico Paolella, deve rispondere di omicidio preterintenzionale, violenza privata e lesioni personali.

Ultimo aggiornamento: 15:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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