Tutorial su Google per curare la stitichezza, neonato all’ospedale con fratture a Jesi: condannati i genitori

Il piccolo aveva ecchimosi alla testa e alla guancia, fratture costali multiple, all’omero e all’ulna destri, al femore, alla tibia e al perone

Giovedì 14 Luglio 2022 di Teodora Stefanelli
Tutorial su Google per curare la stitichezza, neonato all’ospedale con fratture a Jesi: condannati i genitori

JESI - Mai avrebbero immaginato che le manovre contro la stitichezza praticate sul figlioletto neonato avrebbero provocato tali conseguenze e sofferenze. Mamma e papà di Jesi si erano affidati al dottor Google seguendo dei tutorial su internet con l’intenzione di far stare meglio il loro bambino.

Il risultato, al contrario, è stato quello di avergli provocato diverse fratture in molte parti del corpo. Così, nel 2018, due genitori erano stati accusati di maltrattamenti e lesioni mentre il tribunale per i Minorenni da quattro anni ha tolto loro il bambino per darlo ad una famiglia affidataria.

La sentenza

Martedì 12 luglio il collegio penale presieduto dal giudice Edi Ragaglia ha derubricato tutte le lesioni aggravate in colpose, condannando i genitori a tre mesi con sospensione della pena. Quindi per il giudice non furono maltrattamenti quelli subiti dal neonato, ma il risultato di una ricerca su internet di video che spiegassero determinate manovre per espletare i bisogni fisici del bimbo. I genitori, mamma 26enne di origini pugliese e papà di un anno più grande straniero, erano corsi nel novembre del 2018 al Pronto soccorso di Jesi perché il loro piccolo di soli due mesi non riusciva a muovere un braccio. I medici avevano svolto gli accertamenti evidenziando subito la rottura dell’arto oltre ai segni sul viso. La pratica è passata al Salesi, dove è stata attivata l’unità di crisi. Gli approfondimenti avevano portato alla luce diverse fratture e segni visibili.

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Le lesioni

Il piccolo aveva ecchimosi alla testa e alla guancia, fratture costali multiple, all’omero e all’ulna destri, al femore, alla tibia e al perone. Altre fratture le aveva riportate alla mano sinistra e al piede. I dottori avevano diagnosticato per il piccolo una prognosi di 40 giorni. Secondo l’accusa il padre aveva scosso, sbattuto e afferrato il bebè agli arti inferiori, superiori e del tronco nonché «attuato altre manovre pericolose ed inadatte ad un infante di poche settimane». La madre non era intervenuta per fermarlo «pur avendo l’obbligo giuridico di attivarsi per evitare l’evento». La coppia si è giustificata sostenendo di aver fatto ricorso a manovre imparate online per aiutare il bambino a evacuare.

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La tesi difensiva

Tesi vagliata dalla procura prima e dal giudice poi. In fase di incidente probatorio, il medico legale Loredana Buscemi ha ritenuto le lesioni non accidentali: solo quelle agli arti inferiori erano compatibili a suo avviso con le manovre descritte dai genitori. In udienza sono stati ascoltati anche diversi testimoni tra cui i medici degli ospedali di Jesi e del pediatrico di Ancona. Gli accertamenti Il consulente nominato dall’avvocato Laura Versace, legale della mamma, Mauro Pesaresi, ha spiegato che le manovre erano perfettamente compatibili con tutte le lesioni. Stessa conclusione dell’ortopedico che ha visitato il bambino. In quanto alle ecchimosi sul viso, si sarebbe trattato di macchie mongoliche tipiche di molti neonati al momento della nascita. Il giudice ha rigettato la richiesta di condanna della Procura di quattro anni e sei mesi per la coppia di genitori riconoscendo la volontà di non far del male al piccolo.

Ultimo aggiornamento: 11:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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