Tragedia Ischia, quei 4 milioni mai spesi e il condono mascherato. De Luca evoca le ruspe

Conte si difende: «Nel mio decreto nessuna sanatoria». Renzi lo attacca

Domenica 27 Novembre 2022 di Ciro Cenatiempo e Adolfo Pappalardo
Tragedia Ischia, quei 4 milioni mai spesi e il condono mascherato. De Luca evoca le ruspe

«Non era un condono ma una procedura perché si espletasse più celermente l’esito delle pratiche sul terremoto», si giustifica l’ex premier Conte negli studi di Rai 3. Prima, appena un’ora prima, si era acceso uno scontro politico sul decreto dell’ottobre 2018 che aprì, accusa Matteo Renzi, un mini condono ad hoc per l’isola di Ischia funestata dalla tragedia di sabato notte.

E così si va avanti per tutta la giornata tra un silenzio imbarazzante dei grillini allora al governo con la Lega e dei democrat (prima sulle barricate, poi alleati con Di Maio che volle quella sanatoria). In mattinata Matteo Renzi dice: «Il disastro di Ischia richiama anche le folli scelte del 2018 su condono e unità di missione». A lui si aggiungono i suoi che, sui social, postano i video degli interventi in Aula di Renzi (allora ancora nei dem) contro il decreto Genova-Ischia. Mentre Carlo Calenda parla di un provvedimento pericoloso: «Entrambi gravi errori, ma cercare a posteriori di prendere in giro gli italiani con eloquio stile azzeccagarbugli è anche peggio», attacca dopo le giustificazioni di Conte. Dal Pd si leva una sola voce, quella del senatore Carlo Cottarelli: «La misura decisa dal governo 5Stelle-Lega nel 2018 per Ischia fu l’ennesimo condono edilizio. Le carte parlano. Il testo della legge parla espressamente di condono. Non si può riscrivere la storia a piacere a seconda di come tira il vento». 

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L’EMERGENZA

Ma per quanto riguarda il territorio restano allarmi, prevenzione decisamente trascurata, progetti, promesse, soldi (anche tanti soldi) mai spesi, mappe e perimetrazioni redatte e abbandonate nei cassetti. Taglia corto, sul tema, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, evocando le ruspe. «Le persone devono capire che in alcune aree non si può abitare, non esiste l’abusivismo di necessità. Le costruzioni nelle zone fragili dal punto di vista idrogeologico vanno demolite».
L’allarme più potente, accorato e inascoltato, lo aveva lanciato all’inizio di ottobre l’ingegnere Giuseppe Conte, già sindaco del Comune termale. «Dal 2009 ad oggi – sostiene Conte - sono stati stanziati dei fondi e ci sono stati commissariamenti per il dissesto idrogeologico dell’isola d’Ischia e di Casamicciola. Che cosa si prevedeva? Tre milioni e centomila euro per i lavori al Cretaio, un milione e centomila euro per sistemare gli altri alvei, centottantamila euro per la pulizia degli stessi. Sono tutti fermi». Unica eccezione gli interventi da un milione e centomila euro appaltati dalla Città metropolitana nel 2018. «Mi auguravo che cominciassero presto – aggiunge - perché a seguito della frana che ci fu alle Terme la Rita sono evidenti i pericoli per l’ospedale di Lacco Ameno, la scuola media e le case popolari. Ho ripetuto un’infinità di volte che ogni qualvolta c’è l’allerta meteo si dovrebbero prendere provvedimenti mirati». 

IL NODO CAVONI

Nulla è stato fatto per mettere in sicurezza i cavoni che dalle colline hanno il compito di far defluire l’acqua piovana a valle. Gli appelli di Giuseppe Conte, figura popolare, conosciuto da tutti come «Peppino» si sono vanificati, nonostante siano stati indirizzati a tutte le autorità: «Neppure il Commissario alla ricostruzione ha ancora redatto un piano per il dissesto idrogeologico». Alle parole di Conte fa eco Lucilla Monti, la geologa di Casamicciola, la maggiore esperta del territorio. Nonostante sia in pensione dopo una vita professionale spesa in Regione, continua a prodigarsi per fornire sostegno ai tecnici. Le sue conoscenze sono cruciali: ha lavorato anche all’emergenza e al Piano di ricostruzione del dopo sisma del 2017. «Per Casamicciola sono stati stanziati fondi nazionali, regionali e della Città metropolitana di Napoli, nel corso degli ultimi anni, per una serie di interventi di diversa tipologia fermi al palo. Gli esempi negativi non mancano – conferma la geologa – e delineano uno scenario articolato. Il Comune era soggetto attuatore dei lavori di sistemazione di un tratto dell’alveo di Cava Pozzillo, per 95mila euro. Ma non è dato sapere perché non si sia fatto nulla. Analogamente c’era un progetto per la zona di La Rita, a cura della Città metropolitana, ma si è bloccato».

 

Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 19:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA