Assente durante il turno in Pronto Soccorso a Merate (Lecco), dice ai colleghi di essere «infortunata ad una caviglia», ma era una scusa.
«Sono infortunata», ma è ai domiciliari
La donna è stata reclutata dall'ospedale di Merate tramite società e cooperative esterne per dare una mano ai colleghi strutturati di ruolo, scrive Il Giorno. Ma da inizio dicembre non è più andata in Pronto Soccorso. La Polizia penitenziaria di Ferrara, dove ha lavorato per 8 mesi, l'ha arrestata dopo alcune indagini sul suo operato nella casa circondariale. Non è stato nemmeno il primo provvedimento cautelare nei suoi confronti: a marzo gliene era stato notificato uno, poi decaduto, per turbativa d'asta.
Le accuse
La dottoressa avrebbe chiesto un prestito di 200mila euro da versare sul conto di una società romana in quattro tranche da 50mila euro ciascuna, a un giovane detenuto del carcere di Ferrara per aiutarlo a dimostrare di non poter stare in prigione. Inoltre gli avrebbe somministrato farmaci per provocargli malori e certificato che che manifestava intenti suicidiari. Ad altri detenuti avrebbe compilato richieste per trasferirli d'urgenza in ospedale, ma senza motivo. È accusata inoltre di aver introdotto un cellulare e di aver provato di introdurne un secondo. Tra i detenuti che avrebbe aiutato ci sono anche un ex esponente di spicco della camorra che voleva evadere e collaboratori di giustizia.