Simona Maisto, morta la pm del caso Orlandi: era gravemente malata

Il 27 settembre del 2017 la pm rimase gravemente ferita: impiegò 303 giorni per tornare a camminare

Lunedì 24 Ottobre 2022 di Valeria Di Corrado
Simona Maisto, morta la pm del caso Orlandi: era gravemente malata

È morta per una grave malattia Simona Maisto, sostituito procuratore di Roma e figlia di un altro magistrato, Afro Maisto, che aveva lavorato alla Corte d'Appello di Roma. Era stata titolare, insieme al suo ex collega Giancarlo Capaldo, dell’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, poi conclusasi con l'archiviazione. 

L'incidente nell'ascensore della Procura


Cinque anni fa era rimasta vittima di un incidente, all'interno di un ascensore della Procura "impazzito" a causa di un malfunzionamento.

Nel tardo pomeriggio del 27 settembre del 2017, la pm Maisto sale in ascensore al secondo piano dell’edificio C di piazzale Clodio per recarsi al parcheggio. Si chiudono le porte, il magistrato spinge il pulsante -1, ma l’elevatore schizza verso l’alto andando a schiantarsi contro il soffitto. Per tornare a camminare, Simona Maisto impiegherà 303 giorni. Le ditte che dovevano occuparsi della manutenzione sono poi finite a processo, davanti al tribunale di Perugia.

La denuncia sul degrado degli uffici giudiziari


Nell'ottobre del 2019 si candidò al Csm per le elezioni suppletive, ma non venne eletta (raccogliendo solo 163 voti). In quell'occasione sottolineò «le condizioni di insalubrità, il degrado, l’incuria e la mancanza di sicurezza dei nostri uffici giudiziari hanno superato e di molto il livello di guardia». «L’infortunio che è capitato a me, le aggressioni che hanno subito dei colleghi mentre tenevano udienza, un collega addirittura morto nella stanza del suo ufficio sono sintomatici di una situazione di insalubrità e di insicurezza nell’ambiente di lavoro che è assolutamente gravissima, inaudita. Non è possibile che noi lavoriamo in certe condizioni». «Mai come adesso - disse in quell'occasione - è necessario recuperare la credibilità dell’istituzione Csm e per fare questo occorre la trasparenza nei confronti di tutti noi magistrati, che deve esplicitarsi dando conto dell’operato del consiglio, non solo evidenziando le ragioni delle decisioni assunte, ma anche il percorso seguito».

Ultimo aggiornamento: 12:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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