Sesso con un detenuto transgender del carcere di Rebibbia in cambio di sigarette, soldi e cioccolata: agente a processo

I fatti risalgono ad agosto scorso, l’imputato è stato sospeso dal servizio e rischia dieci anni di reclusione

Venerdì 19 Maggio 2023 di Valeria Di Corrado
Sesso con un detenuto transgender del carcere di Rebibbia in cambio di sigarette, soldi e cioccolata: agente a processo

In una torrida giornata di agosto dell’anno scorso, un agente della polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Rebibbia avrebbe fatto una proposta indecente a uno dei detenuti di cui aveva la custodia. Sesso in cambio di cioccolatini, sigarette e soldi per le ricariche di un telefono che ovviamente il recluso non poteva tenere in cella. Per questo ora C.R., assistente capo coordinatore di polizia penitenziaria, è accusato dalla Procura di Roma del reato di induzione indebita a dare o promettere utilità.

L’uomo ha scelto ieri di essere giudicato con il rito abbreviato: il processo davanti al giudice dell’udienza preliminare Valerio Savio comincerà a luglio.

Le accuse

I fatti contestati si sono verificati il 7 agosto 2022. L’imputato, temporaneamente in servizio presso il reparto G12 della casa circondariale Rebibbia Nuovo complesso, avrebbe «indotto un detenuto transgender ad avere con lui dei rapporti sessuali», «abusando - si legge nel capo di imputazione - della sua qualità e delle sue funzioni». E tutto questo «dietro la promessa di alcuni beni di consumo: sigarette, cioccolata, soldi per le ricariche». Secondo il pm, si concretizza il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità, punito con la reclusione da 6 anni a 10 anni e mezzo.
«L’induzione era correlata a vantaggi economici per il detenuto e comunque - si legge nel capo di imputazione - all’esercizio del potere di gestione dei detenuti all’interno del reparto in capo alla polizia penitenziaria». L’imputato, difeso dall’avvocatessa Maria Tersigni, è stato sospeso in via cautelativa dal suo incarico, in attesa che arrivi la sentenza. Secondo il suo legale, non c’è «la condotta abusante» nei confronti del detenuto, «per evitargli un male più grave».

I precedenti

Nel novembre del 2021, un altro agente della polizia penitenziaria in servizio a Rebibbia era finito indagato e poi agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione. Grazie alla sua complicità, droga e sim telefoniche entravano nel carcere nascoste nelle pizze o nelle torte che venivano recapitate nei giorni festivi ai reclusi del reparto G8. «Portateci i completini», ovvero la cocaina, dicevano ai familiari in visita nel penitenziario. «Dobbiamo sbrigarci che tra pochi giorni lui va in ferie», spiegava un detenuto alla sua compagna, non sapendo di essere intercettato dai carabinieri. Voleva infatti che lo stupefacente gli arrivasse direttamente in cella prima che il poliziotto corrotto andasse in vacanza. 

Ultimo aggiornamento: 20 Maggio, 08:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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