Serena Mollicone, l'Arma dei carabinieri appella la sentenza e chiede 200mila euro di danni

I cinque imputati allo stato dei fatti sono innocenti sotto ogni profilo (penale e civile) per effetto della sentenza di assoluzione pronunciata dal corte d'assise di Cassino il 22 luglio scorso

Venerdì 24 Marzo 2023 di Vincenzo Caramadre
Serena Mollicone, l'Arma dei carabinieri appella la sentenza e chiede 200mila euro di danni

Duecentomila euro. A tanto ammonta il presunto danno d'immagine che l'Arma dei carabinieri avrebbe subito dall'indagine sull'omicidio di Serena Mollicone, avvenuto il primo giugno 2001 ad Arce e che ha visto coinvolti tre militari. A quantificare il danno è stata l'avvocatura dello Stato, già parte civile in primo grado. Anche l'Arma dei carabinieri, ieri mattina, ultimo giorno utile, tramite l'avvocato Maurizio Greco ha appellato la sentenza di assoluzione nei confronti di Franco, Marco, Annamaria Mottola, Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano. Un appello solo nei confronti dei tre carabinieri, all'epoca dei fatti, nel giugno 2001, in servizio alla stazione di Arce, ai quali, appunto, è stato chiesto il pagamento in solido. Il danno all'immagine reclamato, anche nella fase d'appello, dall'Arma scaturisce dalla ricostruzione della procura che, nel processo di secondo grado, ribadirà che il delitto è avvenuto in alloggio della caserma. Un quadro che, dopo il deposito dell'appello della procura, tramite il sostituto procuratore Beatrice Siravo, si arricchisce, da un punto di visto processuale, con le richieste delle parti civili. Un elenco dei ristori economici previsto dal codice che viene demando alle singole parti civili che possono appellare la sentenza per i soli effetti civilistici.
 

IL QUADRO
Consuelo Mollicone, sorella della 18, tramite gli avvocati Sandro Salera e Antony Iafrate, ha quantificato il danno in un milione di euro per la famiglia Mottola e 500 mila euro per l'ex luogotenente Vincenzo Quatrale; Maria e Fabio Tuzi, figli del brigadiere Santino (morto suicida nel 2008, dopo la rivelazione choc sull'ingresso della ragazza in caserma) ha chiesto 1 milione di euro; per Antonio e Guglielmo Mollicone, rispettivamente zio e padre defunto della vittima del reato, l'avvocato Dario De Santis ha chiesto 5 milioni e 500 mila euro alla famiglia Mottola e all'ex luogotenente Quatrale, altre somme importanti sono state chieste dalla zia Armida, rappresentata dall'avvocato Federica Nardoni.
 

LE MOTIVAZIONI
I cinque imputati, però, allo stato dei fatti sono innocenti sotto ogni profilo (penale e civile) per effetto della sentenza di assoluzione pronunciata dal corte d'assise di Cassino il 22 luglio scorso. I giudici hanno smontato l'impianto accusatorio: tanti indizi e nessuna prova concreta. Così si riassumono le 234 pagine di motivazioni depositate il 6 febbraio scorso. «I numerosi indizi raccolti dalla procura non sono sorretti da prove sufficienti», hanno scritto i giudici della corte d'assise. Sull'elemento chiave: le dichiarazioni di Tuzi rilasciate a marzo e aprile 2008, la corte: «Le versioni offerte da Tuzi sono apparse, anche alla luce delle registrazioni, contraddittorie, incerte, confuse, frutto di suggestioni e ricostruzioni del medesimo effettuate al momento, alla luce degli elementi che gli venivano forniti». Infine l'arma del delitto, la porta contro la quale sarebbe stata sbattuta la ragazza nel corso di un litigio con Marco Mottola. «L'ipotesi dell'impatto con la porta - sostengono i giudici - non si ritiene dimostrata dalle consulenze merceologiche e genetiche»
 

Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 07:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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