Minacce a Saviano e Capacchione, condannati il boss Bidognetti e l'avvocato

Martedì 25 Maggio 2021
Minacce a Saviano e Capacchione, condannati il boss Bidognetti e l'avvocato

Due condanne e un' assoluzione per le minacce allo scrittore Roberto Saviano e alla giornalista Rosaria Capacchione fatte in aula durante il processo di appello Spartacus a Napoli ai boss dei Casalesi nel 2008. È quanto disposto dalla quarta sezione penale di Roma che inflitto un anno e mezzo di carcere per il capoclan Francesco Bidognetti e un anno e due mesi all'avvocato Michele Santonastaso. Assolto per non avere commesso il fatto il terzo imputato, l'avvocato Carmine D'Aniello.

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L'accusa nei loro confronti è minacce aggravate dal metodo mafioso. Nel procedimento si sono costituite parte civile la Federazione Nazionale della Stampa, rappresentata dall'avvocato Giulio Vasaturo, e l'Ordine dei giornalisti della Campania. Alla lettura della sentenza era presente lo scrittore Saviano che, commosso, ha abbracciato il suo legale.

A 13 anni di distanza da quel proclama di odio e minaccia, lo scrittore Roberto Saviano ha visto condannati gli autori di quella iniziativa che, di fatto, portò all'innalzamento della scorta a cui è sottoposto ancora oggi.

Un proclama criminale che prendeva di mira anche la giornalista Rosaria Capacchione. I giudici della quarta sezione penale del Tribunale di Roma ha inflitto due condanne, riconoscendo l'aggravante del metodo mafioso al reato di minaccia. Dopo una camera di consiglio di circa due ore, i giudici hanno condannato ad un anno e sei mesi il boss dei Casalesi, Francesco Bidognetti (detenuto in regime di carcere duro) e ad un anno e due mesi il suo difensore, l'avvocaro Michele Santonastaso. I giudici hanno, invece, assolto con la formula per non avere commesso il fatto il terzo imputato, l'avvocato Carmine D'Aniello, difensore dell'altro storico boss del gruppo criminale casertano, Antonio Iovine.

«Questa sentenza dimostra che in clan non sono invincibili - ha commentato dopo il verdetto Saviano -. Ci sono voluti tredici anni per concludere questo processo molto delicato, che ha raccontato come un clan ha cercato di intimidire, isolare e fermare il racconto del suo potere. La sentenza mi ridà speranza ma non mi restituisce gli anni sotto scorta. Sono contento anche per Rosaria Capacchione, sono stati anni feroci sotto attacco da tanti».

Nel procedimento si erano costituiti parte civile la Fnsi e l'Ordine dei giornalisti della Campania. I fatti risalgono al 13 marzo del 2008: nel corso del processo d'appello del maxiprocesso Spartacus, che vedeva alla sbarra i vertici del feroce clan camorristico, l'avvocato Santonastaso lesse un documento, nell'ambito di una richiesta di ricusazione della Corte, tirando direttamente in ballo il libro Gomorra, best seller di Saviano, e gli articoli che Capacchione scriveva per il quotidiano Il Mattino. Per l'avvocato del boss quanto scritto dai due poteva influenzare i giudice della Corte. In altri termini, come emerso dall'indagine della Dda di Napoli, erano minacce agli autori degli scritti. Il processo è approdato a Roma dopo che la Cassazione, quattro anni fa, ha annullato la sentenza della Corre d'Appello di Napoli trasferendo per competenza territoriale il procedimento nella Capitale.

Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 10:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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