Rossella Di Fuorti morta dopo il sushi: la Procura indaga per omicidio colposo

Napoli: il dramma della mamma 40enne di due figli morta dopo aver festeggiato il compleanno

Lunedì 13 Febbraio 2023 di Gennaro Di Biase
Rossella Di Fuorti morta dopo il sushi: la Procura indaga per omicidio colposo

Il dolore e la rabbia irrompono nella calma della domenica pomeriggio a Soccavo. Le facce nel quartiere sono scure, la voglia di parlare è pochissima. Le novità arrivano invece dalla magistratura. Per la tragedia di Rossella Di Fuorti, mamma 40enne di due figli morta il 9 febbraio dopo aver festeggiato il compleanno in un ristorante “all you can eat” di sushi e cucina asiatica nella zona occidentale di Napoli, la Procura indaga per omicidio colposo.

La famiglia, per ora, si richiude a «vivere il dolore nella dignità del silenzio». A portare nuovi elementi utili per stabilire la verità dell’accaduto, saranno l’autopsia sul corpo di Rossella – attesa per i prossimi giorni – e le analisi di laboratorio sulle campionature dei cibi prelevati dai Nas dal ristorante in questione (chiuso l’altro ieri dopo i controlli per motivazioni «igienico sanitarie» estranee alla tragedia).

Partiamo proprio dalle risposte di laboratorio, che risulteranno decisive per stabilire eventuali nessi di causa ed effetto tra la tragedia – avvenuta nel giro di circa un’ora dopo una crisi di vomito per «infarto del miocardio», come da referto del 118, i cui sanitari sono intervenuti per soccorrere Rossella nella zona di Soccavo il 9 febbraio – e il pasto consumato dalla donna (morta in casa) nel giorno del suo compleanno. In pratica, se nel pesce crudo o negli altri alimenti prelevati dalle forze dell’ordine verrà riscontrata la stessa carica batterica che risulterà dalle analisi sulla salma di Rossella, il nesso tra la morte e la cucina asiatica potrebbe essere più solido.

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In ogni caso il fascicolo dell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Simona Di Monte, è al momento aperto contro ignoti. Indagini anche sull’abbattitore del locale della periferia occidentale, la cui temperatura deve essere tenuta abbondantemente sotto lo zero per garantire la qualità dei cibi non cotti. Alcune delle risposte sulla tragedia che ha colpito la famiglia Di Fuorti, insomma, arriveranno nelle prossime ore. Nel novembre del 2021, dopo un pasto in un ristorante asiatico del Vomero mai più riaperto, perse la vita il 15enne Luca Piscopo. Anche in quel caso, si trattava della formula “all you can eat”, un low-cost in cui si ordina di tutto (dal pesce crudo ai ravioli, dal pollo al riso, dal maiale agli involtini, dal sashimi ai rolls), con un prezzo fisso che si aggira intorno ai 20 euro.

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Enrico Schettino, titolare della catena Giappo e autorità nel campo della cucina asiatica a livello nazionale, sottolinea alcuni distinguo: «Sarebbe utile parlare di cucina cinese, in questi casi, e non giapponese. Quando morì l’altro ragazzo spiegai già i veri pericoli del sushi, che poco c’entravano con la tragedia. La proliferazione di questo genere di locali si deve a diversi fattori, come le agevolazioni fiscali per gli stranieri (cinesi) che investono in Italia (non pagano tasse per quasi 2 anni: concorrenza sleale per noi italiani che paghiamo quasi il 46% di ciò che fatturiamo). Le materie prime di questi locali vengono acquistate attraverso canali diversi da quelli che utilizziamo noi. In terzo luogo, c’è difficoltà per le Asl nei controlli e modalità delle sanzioni (in Campania, De Luca ha stabilito che i controlli li paghi il ristorante controllato: 80 euro all’ora per ogni controllore). La salmonella si contrae spesso per le feci dei topi. E in quei casi, di sicuro, non c’entra niente il sushi».

Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 08:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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