Se l'avesse premeditato o meno, ancora non si sa.
L'allarme è scattato ieri sera, quando un gruppetto di ragazzi intenti ad allenarsi al campo sportivo di via Reseghetti, nella periferia sud del paese di settemila abitanti della Bassa bergamasca, ha visto l'auto finire a velocità piuttosto sostenuta nell'Adda, passando tra due guardrail e finendo in un punto dove l'acqua non è particolarmente alta e dove la vettura si è inabissata quasi completamente. A quel punto i ragazzi avrebbero anche sentito una voce femminile chiedere aiuto e, illuminando il fiume avvolto nell'oscurità con le torce dei loro smartphone, hanno visto Fumagalli nuotare fino alla riva opposta e allontanarsi nella boscaglia, pare gridando nel contempo le frasi: «Mio figlio, mio figlio!».
Circostanza che ha reso ancora più concitate le prime fasi dei soccorsi, allertati dagli stessi testimoni: si temeva che nel fiume vi fosse anche il figlio della coppia. Per fortuna, invece, era a casa con la sorella, che tra l'altro ha appreso del dramma vedendo sui social le foto dell'auto di famiglia nell'Adda. Non si sa se Fumagalli abbia fatto riferimento al figlio perché in stato confusionale, oppure per depistare i soccorritori. Un'ora più tardi i sommozzatori di Treviglio hanno infatti trovato, riverso in acqua a circa duecento metri dalla vettura, il corpo esanime di Romina Vento.
Inutili per lei i soccorsi: la donna è morta annegata. I carabinieri della sezione operativa di Treviglio hanno posto sotto sequestro e analizzato l'auto, recuperata dai vigili del fuoco di Bergamo. Resta da capire se Romina sia stata sbalzata dall'abitacolo nell'impatto della vettura con l'acqua, oppure se sia riuscita ad aprire la portiera, come deve aver necessariamente fatto anche il compagno, ma sia annegata poco dopo. L'uomo sapeva infatti nuotare e spesso in passato aveva anche portato i figli a fare il bagno nello stesso tratto dell'Adda.
Non è noto se anche la donna sapesse nuotare, ma è ipotizzabile che Fumagalli possa aver deciso di ucciderla in questa modalità proprio perché non in grado, a differenza sua, di salvarsi una volta nel fiume: si tratta comunque di ipotesi investigative, che gli inquirenti stanno valutando, così come il movente, che al momento parrebbe per l'appunto passionale. Il corpo senza vita di Romina Vento - che da anni era dipendente del Pastificio Annoni di Fara d'Adda - è stato trasportato alla camera mortuaria dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dove sarà eseguita l'autopsia, disposta dalla Procura di Bergamo che coordina le indagini. In mattinata il compagno è stato invece trasferito nel carcere di via Gleno a Bergamo. Nelle prossime ore sarà di nuovo interrogato, stavolta davanti al gip.