Roma, stuprate dai rom conosciuti in chat, il gip: «Atto feroce e premeditato»

Sabato 4 Novembre 2017
Roma, stuprate dai rom conosciuti in chat, il gip: «Atto feroce e premeditato»
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Un delitto premeditato e non frutto di una scelta estemporanea. Lo scrive nero su bianco il gip nell'ordinanza di custodia cautelare per i due bosniaci arrestati tra giovedì e venerdì notte per il sequestro e lo stupro delle due ragazzine di 14 anni, adescate su una chat di Facebook. Saranno interrogati lunedì mattina nel carcere romano di Regina Coeli dal gip Costantino De Robbio, alla presenza del pm Antonio Calaresu, Mario Seferovic e Maikon Halilovic, nati a Roma da famiglie di origini bosniache e domiciliati presso il campo nomadi di via Salone. Sono accusati di violenza sessuale di gruppo continuata e sequestro di persona continuato in concorso. 

«La scelta del luogo è un primo, importante elemento che dimostra la premeditazione del delitto, così come l'utilizzo delle manette che il reo aveva portato con sé con l'inequivocabile intento di farne uso per legare le vittime ed impedire loro di fuggire durante lo stupro programmato». Lo scrive il gip Costantino De Robbio nell'ordinanza di custodia cautelare di Mario Seferovic, 21 anni, e Maikon Bilomante Halilovic, 26 anni (e non 20 come appreso in precedenza) per lo stupro di due 14enni avvenuto a maggio scorso a Roma. Per il giudice: «Il ricorso a un complice demandato a sorvegliare l'accesso al vicolo per consentire la violenza carnale senza timore di essere interrotti» ed aumentare la paura nelle vittime «aggrava ulteriormente un fatto già di per sé estremamente allarmante». 

È durato poco meno di un'ora l'incubo vissuto dalle due amiche 14enni legate con delle manette a un
recinto in un terreno isolato, violentate e minacciate di morte dal ventenne conosciuto su Facebook.
Per il gip, «lo stupro è stato compiuto con estrema freddezza e determinazione unite ad un'assoluta mancanza di scrupoli e a una non comune ferocia verso le vittime».Nel provvedimento di sei pagine il giudice scrive
che «il carcere è l'unica misura idonea per impedire il pericolo di inquinamento probatorio viste le minacce di morte rivolte alle minori perché non rivelassero lo stupro». Seferovic, inoltre, ha contattato «la madre di una delle
ragazze, forse anche per appurare se le vittime avessero rispettato la consegna del silenzio». Dalle carte emerge,
inoltre, che il 2 agosto scorso è stato svolto un incidente probatorio durante il quale le due vittime «hanno ricostruito in maniera non contraddittoria lo stupro e hanno dato particolari utili per l'identificazione del complice di Seferovic da
entrambe indicate con il nome di Cristian». 

Non è escluso che i due, nell'interrogatorio di lunedì, si avvalgano della facoltà di non rispondere.

I fatti sono accaduti a maggio quando la ragazzina decide di incontrare il 21enne che su Facebook aveva adottato il nickname «Alessio il sinto». All'appuntamento, fissato nel tardo pomeriggio in un luogo isolato vicino a un boschetto la ragazza si presenta con un'amica. Il 21enne avrebbe abusato di entrambe mentre l'altro arrestato faceva da palo all'inizio del vicolo cieco. Sono gli stessi aggressori a «liberarle» minacciandole di non raccontare niente a nessuno. Solo un mese dopo una delle due 14enni dice tutto ai genitori che hanno presentato denuncia ai carabinieri facendo scattare le indagini.

Ultimo aggiornamento: 5 Novembre, 09:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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