​Roberta Siragusa bruciata viva a Palermo, l’agonia in un video

Giovedì 27 Maggio 2021 di Lara Sirignano
Roberta Siragusa bruciata viva, l’agonia in un video

L'assassino che getta la benzina sul corpo della sua vittima e le dà fuoco. Lei, giovanissima, che cade a terra e si contorce tra dolori atroci. Cinque interminabili minuti di agonia ripresi dalle videocamere di un bar alla periferia di Caccamo, il paese in provincia di Palermo in cui Roberta Siragusa, poco più che 17enne, è stata assassinata a gennaio.

Per gli inquirenti è la prova che mancava per chiudere il cerchio attorno a Pietro Morreale, fidanzato della vittima, in carcere per omicidio aggravato e occultamento di cadavere.

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LA RICOSTRUZIONE

È il tassello che smonta definitivamente l'inverosimile versione fornita dal ragazzo che ha raccontato di uno strampalato suicidio dopo una lite, con Roberta che sarebbe scesa dall'auto fuori di sé, si sarebbe data fuoco e sarebbe poi scivolata nel dirupo in cui il corpo è stato ritrovato.
Che la ricostruzione di Pietro fosse falsa, i pm lo hanno sospettato da subito, da quando hanno trovato tracce di combustione nell'auto dell'indagato e oggetti della ragazza - un portachiavi e brandelli del reggiseno - accanto al campo sportivo del paese. Segno che il delitto era avvenuto lì e che il cadavere era stato portato successivamente sotto la scarpata in cui i carabinieri, con le indicazioni di Pietro, l'avevano trovato la mattina dopo la tragedia.

Ora, la conferma dalle immagini che riprendono nitidamente un uomo - certamente Pietro, dicono i legali della famiglia Siragusa - che cosparge la fidanzata di benzina e le dà fuoco. La ragazza è a terra. Lui risale in auto e si allontana per parcheggiare qualche metro più in là. Prima di incendiarla Pietro l'avrebbe picchiata brutalmente con un oggetto: sul cadavere sono state trovate numerose ferite, aggiunge il medico legale. Il video, trasmesso durante l'incidente probatorio davanti al gip di Termini Imerese e ai genitori e al fratello della vittima fa ora parte degli atti del processo.

«Il consulente tecnico d'ufficio ha spiegato che la morte della ragazza è stata determinata da arresto cardio-circolatorio e respiratorio conseguente al gravissimo stato di shock causato dalle estese e gravissime ustioni del capo e soprattutto del tronco e degli arti superiori, fino alla carbonizzazione di ampie parti della superficie corporea», spiegano al termine dell'incidente probatorio, riferendo le parole del medico legale, gli avvocati Sergio Burgio e Giuseppe Canzone, legali della famiglia Siragusa. «Quelle del video depositato dalla Procura - dicono i due avvocati - sono state immagini forti, mostrate alla presenza dei familiari, sempre presenti in aula. Si è trattato di un documento che ha spiazzato tutti i presenti e che dimostra in modo inconfutabile che Roberta è stata uccisa al campo sportivo , caricata in auto e gettata nel dirupo vicino al monte San Calogero».

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LA GELOSIA

Il castello di bugie messo su dall'indagato sembra ormai crollato. E la ricostruzione fatta subito dopo il delitto dagli inquirenti esclude ormai con certezza che si sia trattato di un suicidio. Dopo aver lasciato la comitiva con cui avevano trascorso la serata, la notte tra il 23 e il 24 gennaio, i due ragazzi, che avevano avuto una violenta discussione per la gelosia di Pietro, non nuovo a comportamenti violenti, sono andati al campo da calcio, zona in cui solitamente si appartano le coppiette. La discussione sarebbe proseguita e il ragazzo avrebbe picchiato la vittima, l'avrebbe bruciata, poi ne avrebbe caricato in macchina il corpo e sarebbe andato in campagna per disfarsene.

Tornato a casa in piena notte, Pietro è andato a dormire. Al padre avrebbe detto quanto era accaduto solo il giorno dopo. Ma anche su questo aspetto gli inquirenti vogliono andare a fondo. Il ragazzo era solo mentre portava via il corpo di Roberta? O qualcuno lo ha aiutato a disfarsene? Le indagini non sono ancora concluse.
 

Ultimo aggiornamento: 07:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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