Rigopiano, dopo 4 anni il processo non è iniziato

Domenica 17 Gennaio 2021 di Stefano Buda e Paolo Vercesi
Rigopiano, dopo 4 anni il processo non è iniziato

Intoppi organizzativi, filoni paralleli d'inchiesta come quello sul presunto depistaggio. Battaglia legale a colpi di perizie, ultima - clamorosa - quella che ha messo in relazione valanga e terremoto, riaprendo nuovi scenari in ordine alle responsabilità nei soccorsi tardivi. Sono stati tanti, troppi i rinvii in aula per la tragedia dell'hotel Rigopiano, il resort travolto e distrutto da una valanga che in un attimo ha spezzato 29 vite il 18 gennaio 2017 sul versante pescarese del Gran Sasso. Domani ricorre il quarto anniversario di quel doloroso evento e a distanza di tutto questo tempo il processo si trova ancora nella fase dell'udienza preliminare. Non senza risvolti paradossali: ad oggi l'unico condannato in questa vicenda è Alessio Feniello, reo di aver violato i sigilli sul luogo della tragedia per deporre un mazzo di fiori dove Stefano, il suo giovane figlio, era rimasto sepolto da ghiaccio e macerie.

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La cerimonia


Per la prima volta i familiari delle vittime ricorderanno i propri cari sul luogo del disastro e all'ora esatta in cui la valanga travolse il resort.

Non era mai accaduto prima e questo renderà quel momento ancora più commovente. E ci sarà pure la neve, proprio come quel dannato giorno. Il momento di raccoglimento, davanti al totem del resort, avverrà alle 16.49 in punto. A causa delle misure anti-Covid, come evidenziato su Facebook da Gianluca Tanda a nome del comitato, potranno parteciparvi in pochi tra superstiti, i parenti delle vittime e pochi rappresentanti delle istituzioni tra i quali il governatore Marco Marsilio, il questore di Pescara Luigi Liguori e il prefetto Giancarlo Di Vincenzo. Intanto, nei mesi scorsi i parenti delle vittime hanno ricevuto 6 dei 10 milioni previsti, beninteso come aiuto e non come risarcimento, secondo quanto stabilito da una commissione formata dai sindaci dei Comuni delle vittime con funzionari del Viminale. La restante cifra verrà versata successivamente ed è allo studio se al fondo possano accedere anche i superstiti.


Giustizia

 

Ma alle lacrime per il rinnovato dolore seguirà la richiesta di una giustizia veloce. Perché se è vero che l'emergenza Covid ha complicato una situazione già difficile, il comitato dei parenti delle vittime pretende ora dalla magistratura un deciso cambio di passo, trattandosi peraltro di un procedimento riunito che conta 30 imputati e 120 parti civili. La prossima udienza è fissata al 5 marzo e si confida che il gup Sarandrea, con i pm Papalia e Benigni, confermino l'atteggiamento collaborativo mostrato finora e insistano per l'auspicata accelerazione. Al rientro in aula si aprirà la discussione sulle eventuali richieste dei riti alternativi e, secondo indiscrezioni, potrebbero essere in molti a voler percorrere questa strada che consentirebbe di approdare alla sentenza in tempi più brevi.

Perizia

Proprio il 5 marzo entrerà nel processo la perizia firmata da Nicola Sciarra, docente ordinario di Geologia all'Università d'Annunzio di Pescara, secondo cui ci sarebbe correlazione tra le forti scosse sismiche del mattino e del pomeriggio con la valanga che di lì a poco si sarebbe abbattuta sul resort portando distruzione e morte. Lo studio mette in luce che nel giorno del disastro e in quello successivo, in Abruzzo, si verificarono tante valanghe quante quelle complessivamente rilevate negli ultimi 70 anni. «Ci siamo anche chiesti - ha commentato il professor Sciarra - come mai nel 2015, con 5 metri di neve, e nel 2016, con 3 metri di neve, non accadde nulla, mentre nel 2017, con 2 metri e mezzo di neve, si verificò quell'evento». La risposta dell'esperto, corroborata da studi e analisi scientifiche, è riconducibile all'effetto delle due scosse di terremoto, di poco superiori al quinto grado Richter, registrate alle 10.25 e alle 14.33 di quel 18 gennaio. Tesi, va ricordato, del tutto opposta a quella fornita tempo prima dalla Procura e che poggia sulla perizia del geologo Igor Chiambretti, responsabile tecnico di Aineva, che aveva escluso il nesso tra sisma e valanga. Un bene che la questione irrompa in aula in questa fase, altrimenti avrebbe rischiato di essere il convitato di pietra di tutto il processo.

 

 

Ultimo aggiornamento: 09:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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