Riciclaggio, bufera su Fastweb e Telecom
Chiesti arresti Scaglia e Di Girolamo

Martedì 23 Febbraio 2010
Silvio Scaglia (foto Ermando Di Quinzio)
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ROMA (23 febbraio) - Un maxi giro di riciclaggio di denaro sporco da due miliardi di euro stato scoperto dai carabinieri del Ros e dalla Guardia di Finanza: 56 le ordinanze di custodia cautelare (52 in carcere e 4 ai domiciliari) emesse dal gip di Roma Aldo Morgigni, su richiesta della procura distrettuale antimafia, con l'accusa di associazione per delinquere.



Nella bufera sono finite la società di telecomunicazioni Fastweb e Telecom Sparkle (controllata Telecom Italia), due aziende per le quali è stato chiesto il commissariamento dalla Procura di Roma.



«Una delle frodi più colossali mai poste in essere nella storia nazionale», l'ha definita il gip Aldo Morgigni.



Ricercato Silvio Scaglia, fondatore di Fastweb ed ex numero uno della società; indagato l'attuale amministratore delegato Stefano Parisi, implicati altri funzionari di vertice delle due società di tlc nei confronti delle quali la magistratura sta preparando un sequestro - per crediti da Iva illecitamente rimborsata - pari a 340 milioni di euro. Indagato anche Riccardo Ruggiero, presidente del cda di Telecom Sparkle all'epoca dei fatti (e ad di Telecom Italia fino al 2007), arrestato l'ex amministratore delegato Stefano Mazzitelli. Ma il gip chiama in causa anche il vertice di Telecom Italia per la «solare evidenza delle loro responsabilità».



Scaglia, che si trova al momento all'estero per lavoro, ha fatto sapere di aver dato mandato ai suoi difensori di concordare il suo interrogatorio nei tempi più brevi per chiarire tutti i profili della vicenda. L'imprenditore, ricercato per riciclaggio, riafferma comunque - in una nota - la sua estraneità a qualunque reato.



È stato poi chiesto l'arresto anche per il senatore Nicola Di Girolamo (Pdl): l'ipotesi è che la sua elezione all'estero sia avvenuta grazie all'intervento della criminalità organizzata. «Si è trattato di una strage della legalità - ha commentato il procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso che ha partecipato alla conferenza stampa degli inquirenti - in una «commistione di tanti campi: la criminalità organizzata, la politica, gli affari e l'economia».



L'accusa per il parlamentare è associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio transanazionale. Di Girolamo sarebbe stato inserito a pieno titolo nella «rete» che tra il 2003 e il 2006 avrebbe riciclato in Europa oltre 2 miliardi di euro. Il suo ruolo, secondo l'accusa, sarebbe proprio quello di interfaccia per il riciclaggio tra diversi Paesi europei.



La presunta associazione per delinquere che ha messo in atto la maxi operazione di riciclaggio ha

«realizzato un salto di qualità» proprio riuscendo a far eleggere Di Girolamo, si evince dall'ordinanza di

custodia cautelare. In questo contesto, Di Girolamo - scrive il gip - «oltre ad essere uno dei promotori dell'associazione per delinquere, diveniva così un suo diretto esponente all'interno del Parlamento». «L'estrema pericolosità del sodalizio criminale - scrive il gip - risulta evidente se si considera che esso disponeva di associati che svolgevano funzioni pubbliche, sia all'interno dell'amministrazione civile dello Stato che della polizia giudiziaria, e che ha realizzato un salto di qualità giungendo perfino a determinare l'elezione in Parlamento di uno dei

promotori dell'associazione».



Già scattati a Milano i primi sequestri nei confronti di Fastweb per oltre 38,5 milioni di euro. E, sempre nel capoluogo lombardo, sono stati arrestati tre manager del gruppo fondato da Scaglia. Complessivamente la megatruffa, ordita da società vuote che vendevano servizi telefonici inesistenti con la "compiacenza" delle due società di tlc, ha procurato allo Stato un danno di 365 milioni di euro.



Nell'indagine, che ruota attorno a un sodalizio criminale diretto dall'imprenditore romano Gennaro Mokbel - con trascorsi vicini all'estrema destra eversiva e amicizie nella banda della Magliana - è emerso il coinvolgimento della 'ndrangheta per brogli elettorali a vantaggio Di Girolamo, eletto nel 2008 dagli italiani all'estero. Per l'arresto del senatore, avvocato e stretto collaboratore di Mokbel, serve il permesso dalla Giunta per le elezioni che lo aveva già negato nel settembre 2008, per precedenti irregolarità riscontrate nella sua elezione.



Per l'intreccio di operazioni fraudolente, commesse tra il 2003 e il 2006, è stato arrestato anche Luca Berriola, un maggiore della Guardia di Finanza che voleva far rientrare capitali del "gruppo" Mokbel utilizzando false fatture dell'imprenditore campano Vito Tommasino. Secondo il gip, non si può non valutare «l'eccezionale entità del danno arrecato allo Stato, la sistematicità delle condotte, la loro protrazione negli anni e la qualità di primari operatori di borsa e mercato di Fastweb e Telecom Italia Sparkle».



L'inchiesta è stata coordinata da Giancarlo Capaldo e seguita dai sostituti Giovanni Bombardieri, Giovanni Di Leo e Francesca Passaniti. Tra gli arrestati, anche nomi di primo piano della vita politica e giudiziaria romana: tra questi l' avvocato Paolo Colosimo, già coinvolto nelle indagini sul crac dell' imprenditore Danilo Coppola, e il broker Marco Toseroni, che avrebbe svolto molte operazioni fittizie di compravendita di servizi di interconnessione telefonica con società di comodo all' estero per «ripulire e reinvestire centinaia di migliaia di euro».



«Stanno cercando di mettermi sulla croce. È roba da fantascienza. Sono trasecolato. Mi sento paracadutato in territorio di guerra. Mi sento nel frullatore», ha commentato Di Girolamo, che per domani ha preannunciato una conferenza stampa, alle accuse che lo chiamano in causa per riciclaggio e violazione della legge elettorale. Secondo gli inquirenti, il senatore insieme con Mokbel avrebbe partecipato, a Capo Rizzuto, a incontri con uomini della cosca "Arena" che gli avrebbero riempito con il suo nome le schede bianche degli italiani all'estero, soprattutto a Stoccarda.




Ultimo aggiornamento: 24 Marzo, 23:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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