Ragazza rapinata e stuprata nel capannone abbandonato: 19 anni di carcere a due africani

Mercoledì 26 Giugno 2019 di Stefano Buda
Ragazza rapinata e stuprata nel capannone abbandonato: 19 anni di carcere a due africani
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Quasi diciannove anni di carcere, in totale, per i due nordafricani che la notte del 28 febbraio 2017, in un capannone abbandonato lungo la via Tiburtina, a Pescara, picchiarono e rapinarono due 25enni pescaresi, un ragazzo e una ragazza, violentando brutalmente quest’ultima. Ieri mattina il tribunale collegiale ha emesso la sentenza a carico di Bilel Ouerghemmi, tunisino di 37 anni, l’autore materiale dello stupro, chiamato a rispondere anche dei reati di lesioni personali e rapina: 12 anni e 9 mesi di reclusione. Il complice, Driss El Amri, marocchino di 24 anni, era stato già giudicato lo scorso anno, in fase di udienza preliminare, per gli stessi reati contestati a Ouerghemmi: la condanna, a 6 anni di carcere, è stata più mite solo grazie allo sconto di un terzo della pena previsto dal giudizio con rito abbreviato.

Le due vittime, quella maledetta sera di febbraio, avevano deciso di acquistare e consumare cocaina negli spazi del Piper, un capannone abbandonato che si trova vicino al Conad, frequentato abitualmente da tossicodipendenti e disperati. Arrivarono sul posto intorno alle 23.30 e all’interno del fabbricato trovarono un’altra coppia di giovani. I due ragazzi si allontanarono per andare a comperare insieme la droga, mentre le ragazze rimasero in disparte a parlare tra loro. Poco dopo si avvicinarono i due imputati, con i quali le ragazze scambiarono quattro chiacchiere, fino al ritorno dei due giovani. E’ a quel punto che scoppiò l’inferno. I due nordafricani, infatti, prima pretesero la cocaina appena acquistata e poi si fecero sempre più aggressivi. Una coppia fiutò l’aria e riuscì a fuggire, mentre l’altra rimase in trappola: Ouerghemmi e El Amri afferrarono per il collo il ragazzo e lo presero a pugni.

Poi schiaffeggiarono e colpirono violentemente anche la ragazza, che Ouerghemmi “costrinse dapprima ad un rapporto orale – è la ricostruzione del pm Rosangela Di Stefano – e poi a subire un rapporto sessuale completo con violenza, consistita nell’afferrarla e sbatterla contro un pilastro dell’edificio nonché nel colpirla con più pugni e schiaffi al volto”. Il complice, nel frattempo, “colpendo con pugni e bloccando a terra” il ragazzo, “collaborò materialmente nel far sì che Ouerghemmi consumasse il rapporto sessuale”. Inutili le lacrime della ragazza, che implorò lo stupratore di lasciarla andare. Per completare l’opera, i due nordafricani si appropriarono del telefono cellulare e del portafogli della giovane violentata, caduti a terra nel corso degli abusi. L’incubo terminò soltanto quando il ragazzo riuscì a liberarsi dalla presa di El Amri, afferrò l’amica e si diede alla fuga. I responsabili della brutale aggressione furono individuati successivamente, a distanza di mesi, grazie alle indagini compiute dalla squadra mobile, che nel giugno del 2017 arrestò El Amri, sul quale già pesavano tre condanne in primo grado per rapina ed estorsione, oltre a segnalazioni riguardanti aggressioni fisiche nei confronti della compagna. Nel dicembre dello stesso anno finì in manette anche Ouerghemmi, con precedenti per droga e reati contro il patrimonio. Il tribunale pescarese ha condannato i due imputati anche a risarcire le parti offese, fissando una provvisionale di 5.000 euro, a carico del tunisino, per il danno morale, e di 1.500 euro a carico di El Amri.
Ultimo aggiornamento: 09:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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