Bologna, penne al salmone avvelenate per uccidere la madre e il patrigno. La confessione in aula: «Sono stato io»

Il giovane ha deciso di confessare ogni responsabilità sul delitto, dopo essersi dichiarato innocente per circa due anni

Lunedì 27 Marzo 2023
Bologna, penne al salmone avvelenate per uccidere la madre e il patrigno. La confessione in aula: «Sono stato io»

Con un piatto di penne al salmone avvelenate, aveva cercato di uccidere in un colpo solo sia il patrigno che la madre, riuscendoci solo col primo: così Loreno Grimaldi, 56 anni, è morto nell'aprile 2021 sdraiato su un divano a Ceretolo a Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna, in preda a lancinanti dolori allo stomaco. 

Per questo, nel settembre 2022 il 21enne Alessandro Leon Asoli è stato condannato in primo grado a 30 anni di reclusione per l'omicidio premeditato del patrigno e il tentato omicidio della madre, Monica Marchioni.

Per i giudici della corte d'Assise era stata una «sequenza da vero film dell'orrore e un dolorosissimo, lungo, autentico dramma», si legge nella sentenza. 

Per due anni Asoli si è dichiarato innocente, mentre la difesa del giovane tentava di convincere i giudici che in realtà era stata la madre del ragazzo a uccidere il compagno, colpita da una crisi depressiva. Ma l'ipotesi era stata respinta dai togati. 

Poi, il colpo di scena: durante un'udienza del processo di appello, il giovane ha deciso di confessare ogni responsabilità sul delitto. Non ci sono più dubbi, quindi, su chi abbia aggiunto il nitrito di sodio in quei piatti di pasta. La corte d'appello ha confermato quindi la condanna a 30 anni di carcere per Asoli.

La confessione

Davanti ai giudici, il 21enne ha chiesto il perdono del genitore: «Oggi voglio dire la verità. Sono stato io ad aver fatto quello di cui mi accusano. Mi dispiace parlare solo ora, non l’ho fatto prima perché avevo paura. Voglio assumermi le mie responsabilità e chiedere scusa alle persone a cui ho fatto del male. Spero che mia madre possa perdonarmi e di poter avere una seconda possibilità».

Il giovane ha espresso poi la volontà di intraprendere un percorso di riabilitazone psicologica in carcere, in segno di ammissione di colpevolezza. Attualmente è difeso dall'avvocato Davide Bicocchi, subentrato per il processo di secondo grado. Probabile, dunque, che il cambio di rotta sia stato consigliato dai legali per scongiurare il rischio dell'ergastolo, per cui ha presentato appello la Procura di Bologna. Tuttavia, non ci sono motivi per dubitare di un sincero pentimento da parte del giovane omicida. 

«Non sono soddisfatto, io ero d'accordo con la Procura: questi gravissimi fatti meritavano l'ergastolo. Però le sentenze si rispettano, attenderemo le motivazioni per leggere il percorso logico-argomentativo - il commento dell'avvocato Marco Rossi, che assiste la madre del 21enne - Non andavano concesse le attenuanti generiche perché i fatti sono troppo gravi».

Il difensore di Asoli si è detto invece soddisfatto del verdetto, vista anche la richiesta della Procura generale. «La confessione di oggi non ha valenza giuridica, ma dal punto di vista morale e personale ha un significato, un primo passo nell'ottica della rieducazione»

La sera del delitto

Il delitto si consuma attorno alle dieci di sera di un giovedì. Secondo la ricostruzione dell’accusa, il ragazzo insiste per la cena al patrigno e alla madre: un piatto di penne al salmone a cui viene aggiunto il nitrito di sodio.

Appena finito di cenare, Grimaldi si sente male e si stende sul divano. A quel punto, il ragazzo avrebbe inscenato una crisi di nervi: «Ecco, io non sono capace neppure di preparare la cena, hai ragione a dirmi che sono un fallito», urla lui.

Poi chiede alla mamma di raggiungerlo nella sua stanza per aiutarlo a calmarsi. «Aveva acceso lo stereo ad alto volume, per non sentire i lamenti di dolore di Loreno», racconterà poi la donna agli inquirenti.

«Mi abbracciava, mi diceva "resta qui". Mi sembrava strano da lui questo atteggiamento così tanto affettuoso e quando gli ho detto che sarei andata a vedere come stava Loreno di là, allora è scattato. Mi è saltato al collo, tentando di soffocarmi, urlando 'neanche il veleno ti ammazza!'».

La donna sarebbe poi stata salvata dall'intervento di Carabinieri e 118, allertati dai vicini di casa. Nulla da fare invece per il 56enne. 

Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 12:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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