«Papeete, frode fiscale»: sequestrati 500mila euro e indagati quattro manager

Domenica 1 Novembre 2020 di Valentina Errante
«Papeete, frode fiscale»: sequestrati 500mila euro e indagati quattro manager

Una società di comodo nata per creare assunzioni fittizie e servizi di comodo. Fatture false che avrebbero consentito di ottenere sgravi fiscali. Torna al centro delle cronache il Papeete, stabilimento balneare della riviera romagnola e luogo simbolo dell'estate del 2018. Ma questa volta non per le immagini delle vacanze dell'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini.
Il gip del Tribunale di Ravenna, su richiesta della Procura, ha disposto il sequestro preventivo per equivalente da circa mezzo milione di euro alla società che gestisce Papeete e Villa Papeete di Milano Marittima, sul litorale ravennate e ad altri locali della zona.

Sul registro degli indagati sono finiti i nomi dei quattro amministratori delle società con l'ipotesi di frode fiscale.

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La misura è la conseguenza dell'inchiesta che ha portato la Guardia di Finanza, coordinata dai pm Alessandro Mancini e Monica Gargiulo, ad alcune verifiche sulla Mib Service, società ravennate specializzata in consulenze nel settore ristorazione e intrattenimento già destinataria, a metà dello scorso giugno, di un altro provvedimento di sequestro per 5,8 milioni di euro, poi sensibilmente ridotto ad agosto in sede di riesame dal Tribunale di Ravenna che aveva però confermato l'ipotesi di associazione per delinquere tratteggiata dagli inquirenti per le tre persone al vertice societario.
Nelle stesse motivazioni, il Tribunale aveva fatto cenno al profitto illecito realizzato, secondo l'accusa, dalle singole aziende, sparse in più regioni italiane, che verosimilmente avevano tratto vantaggio dall'uso delle fatture considerate false per un ammontare complessivo tra il 2013 e il 2017 stimato in 5,6 milioni di euro distribuiti su 122 contratti. Non è escluso insomma che analoghi sequestri possano scattare anche per altre società che avevano stipulato contratti con Mib e i cui legali rappresentanti risultino di conseguenza indagati per uso di fatture relative a operazioni considerate inesistenti.

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LE ACCUSE
L'inchiesta del nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle era partita da una verifica fiscale sulla Mib, srl nata nel 2010 con il dichiarato scopo di affiancare gli imprenditori nella gestione delle loro attività e che invece, secondo l'accusa, avrebbe virato verso un collaudato sistema per frodare il fisco attraverso un complesso sistema di assunzioni ritenuto fittizio.
Ovvero, prosegue l'accusa, una «società di comodo, strutturalmente inesistente», una «cartiera evoluta» creata per la «commissione di attività illecite»: come abbattere il reddito ai fini delle imposte, detrarre l'Iva, beneficiare di sgravi previdenziali. Ipotesi respinte dalle difese che hanno sempre sostenuto la piena legalità dei contratti stipulati.
IL DECRETO
La Mib - si legge nel decreto di sequestro - «dal 2013 al 2016, dopo avere sottoscritto i contratti di appalto con i clienti, assumeva direttamente i dipendenti già impiegati nell'impresa e talvolta anche i soci e/o gli amministratori delle società committenti.

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I soci e i dipendenti continuavano, di fatto a eseguire la medesima attività che svolgevano precedentemente allo stesso livello retributivo».
Aggiunge il gip: «Il complesso degli elementi raccolti rende chiaro che di non semplice somministrazione illecita di manodopera, si tratta, ma di un organizzato, articolato e, nel tempo, consolidato sistema di frode fiscale, ideato e realizzato dagli indagati del quale hanno usufruito anche decine di imprenditori della zona».

 

Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 16:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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