Pamela, la perizia dei Ris incastra solo Oseghale: non c'è traccia degli altri due

Giovedì 29 Marzo 2018
Pamela Mastropietro

C’era solo Innocent Oseghale nell’attico dell’orrore di via Spalato dove è stata uccisa e depezzata Pamela Mastropietro, la 19enne romana scappata il 29 gennaio dalla comunità di recupero, i cui resti sono stati rinvenuti in due trolley 36 ore dopo nella prima periferia del capoluogo. È una mazzata per l’accusa, il contributo che arriva dal Ris consegnato ieri al al capo della procura maceratese Giovanni Giorgio. La lunga fase delle attribuzioni dei reperti plantari, palmari, digitali e biologici raccolti dai carabinieri del reparto speciale trova il suo capolinea esattamente a due mesi dal cruento ed efferato delitto che ha scosso la tranquilla provincia marchigiana. 
 

 


Due mesi scadenzati nelle ultime settimane dai rinvii sulla consegna dell’attesa perizia e dopo che sui tre nigeriani, attualmente in carcere tra Ascoli e Ancona (in comune l’accusa di omicidio in concorso, occultamento e vilipendio di cadavere), erano stati ripetuti i prelievi di impronte e Dna. L’esito della perizia consegnata ieri indebolisce la ricostruzione inquirente validata dal giudice delle indagini preliminari per cui Innocent Oseghale, Desmond Lucky e Lucky Awelima si sarebbero trovati per sei ore insieme nello stesso luogo insieme alla giovane romana che salita in mattinata da Corridonia per comprare una dose di eroina, è andata incontro a una tragica fine. Il riscontro fornito dal perito informatico Luca Russo sulla base di tabulati e celle telefoniche aveva tracciato con sufficiente precisione gli intervalli di tempo nei quali Oseghale, Lucky Awelima si erano trattenuti nella mansarda. Tra mezzogiorno e le 16, grossomodo che è anche il lasso di tempo in cui l’anatomopatologo fissa la morte della ragazza.
 

Ultimo aggiornamento: 30 Marzo, 17:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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