La salma di Pamela è partita per Roma. ​Oseghale al gip: «Non l'ho uccisa io»

Venerdì 4 Maggio 2018
La salma di Pamela è partita per Roma. Oseghale al gip: «Non l'ho uccisa io»

La salma di Pamela Mastropietro, la 18enne uccisa e fatta a pezzi il 30 gennaio scorso a Macerata, è partita per Roma, dove domani saranno celebrati i funerali.Il corpo di Pamela, vestito di un completo bianco è stato composto in una bara bianca. «Un angioletto!» ha detto il cappellano dell'ospedale, da dove il feretro delle pompe funebri La Cortese di Roma è partito stamane, scortato da un'automobile dei carabinieri di Macerata. In precedenza il vescovo di Macerata mons. Nazzareno Marconi aveva benedetto la salma e si era intrattenuto con i familiari.

Per un ultimo saluto si è avvicinato anche il tassista peruviano che aveva accompagnato in aula Pamela dalla stazione ferroviaria ai giardini Diaz, dove poi avrebbe incontrato Innocent Oseghale, lo spacciatore nigeriano accusato di averla uccisa, insieme ad altri tre connazionali. Stando a quanto si appreso, l'uomo sarebbe stato costantemente in contatto con la famiglia in tutti questi mesi. Oltre 100 persone si sono raccolte davanti all'obitorio di Macerata, al cui interno erano stati ammessi solo i familiari: la madre Alessandra Verni, lo zio Marco Valerio Verni e la nonna di Pamela, oltre al personale. Ad attenderli c'era anche il sindaco Romano Carancini, che ha abbracciato la mamma di Pamela: hanno parlato per circa 20 minuti. Il primo cittadino non ha rivelato i particolari del colloquio, che, ha sottolineato, è stato «privato».

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Intanto, nonostante la nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa a suo carico dal gip di Macerata per l'omicidio di Pamela Mastropietro, non cambia la linea difensiva di Innocent Oseghale che oggi è stato interrogato per rogatoria nel carcere di Ascoli Piceno dal gip del tribunale Rita De Angelis. Erano presenti i suoi legali, gli avvocati Simone Matraxia e Umberto Gramenzi, e un un interprete. «Non l'ho uccisa e nemmeno ho sezionato il cadavere - ha detto - Tantomeno l'ho proposta ad Awelima per un rapporto». Oseghale ha risposto sia in italiano sia in inglese alle domande poste dal giudice De Angelis nel corso di un interrogatorio durato circa due ore.

Come già avvenuto il 15 marzo scorso, in un colloquio con il legale e poi in un interrogatorio dei carabinieri, il nigeriano ha ancora una volta ribadito la sua estraneità alle accuse che gli muove la Procura di Macerata. Ha ricostruito nei dettagli tutti i suoi movimenti del 30 gennaio, giorno in cui l'accusa colloca la morte della ragazza romana, ritrovata il giorno dopo a pezzi dentro due valige. Oseghale ha detto di essere uscito dall'appartamento in via Spalato e di aver lasciato Pamela, ancora viva, distesa sul letto. Con lei - secondo la sua versione - sarebbe rimasto Desmond Lucky, altro nigeriano finito in carcere insieme a Lucky Awelima per l'omicidio della 18enne. Oseghale ha spiegato di essersi allontanato dall'appartamento per andare a consegnare droga ad alcuni clienti in via Cairoli e in un'altra zona di Macerata non meglio identificata; ha fatto anche i nomi di alcuni acquirenti dello stupefacente. Ha poi aggiunto di essere tornato a casa e di aver notato sangue in alcuni punti dell'appartamento e nei pressi delle due valige. Insospettito - questo il suo racconto -, le ha aperte, scoprendo che contenevano i resti di Pamela. A suo dire in casa non c'era più Desmond. Oseghale ha anche negato di aver offerto al suo connazionale Lucky Awelima l'opportunità di avere un rapporto sessuale con la ragazza, circostanza che gli viene contestata dalla Procura, ma non dal gip di Macerata. Riferendosi a questa contestazione l'avv. Matraxia osserva che «non c'è nessun riscontro indiziario a supporto, e non a caso il gip ha rigettato la richiesta di applicare ad Oseghale la custodia cautelare; rimane una mera ipotesi investigativa, priva di riscontri oggettivi».

Ultimo aggiornamento: 5 Maggio, 08:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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