Latina, medico accusata di aver ucciso il padre in ospedale: «Fatto quello che dovevo»

Mercoledì 1 Luglio 2020 di Giovanni Del Giaccio
Latina, medico accusata di aver ucciso il padre in ospedale: «Fatto quello che dovevo»

Poteva tacere ma non lo ha fatto. Si è interrotta spesso per la commozione e il pianto, ma alla fine ha risposto puntualmente alle domande del pubblico ministero Simona Gentile. 
L’accusa nei suoi confronti è pesante. Pesantissima: omicidio volontario aggravato dal rapporto di parentela. Rischia fino all’ergastolo. Di fronte al magistrato, assistita dagli avvocati Giuseppe Di Domenico e Angelo Palmieri, è comparsa il medico che nei giorni scorsi all’ospedale “Santa Maria Goretti” di Latina avrebbe causato il decesso del padre, 75 anni, malato terminale.

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La donna, 39 anni a fine luglio, in servizio presso un hospice di Aprilia, era stata autorizzata ad assistere il genitore nel reparto di Medicina dell’ospedale del capoluogo. 
La sera del 19 giugno un’infermiera l’ha trovata con in mano una siringa, ha chiesto cosa avesse fatto, ne è nata una discussione anche abbastanza accesa e poco dopo l’uomo è morto. Inevitabile la richiesta di intervento della Polizia, il personale del posto fisso del “Goretti” e poi quello della Squadra mobile ha proceduto al fermo della donna, successivamente indagata a piede libero. 
Una vicenda che ha sconvolto il reparto dove si è verificato il decesso e l’intero ospedale “Santa Maria Goretti”, dove non si era mai verificato un precedente del genere. 
Subito dopo la salma è stata messa a disposizione della magistratura, è stato eseguito l’esame autoptico, prelevati i liquidi biologici, sarà verificato il contenuto della siringa sequestrata la sera stessa e ciò che poteva essere transitato nelle flebo o il catetere dell’uomo.

LA DIFESA
Il medico, visibilmente provata, ha scelto di raccontare la sua versione al magistrato. Per circa tre ore ha risposto alle obiezioni che le venivano mosse, ha rimesso insieme i pezzi di quella sera, ribadito che come medico e figlia non ha fatto altro che ciò che doveva. Da quello che emerge avrebbe riferito al magistrato che voleva semplicemente alleviare le sofferenze del padre, il quale fra l’altro nei giorni successivi sarebbe entrato nello stesso hospice dove lavora la figlia. La dottoressa è stata chiara: il decesso non è stato in alcun modo “accelerato”, è avvenuto al di là del farmaco che lei ha somministrato per lenire la sofferenza paterna. «Aspettiamo l’esito degli esami e delle perizie - spiega l’avvocato Palmieri, all’attivo centinaia di processi per omicidio - la dottoressa ha chiarito bene la sua posizione, non voleva uccidere il padre».
 

Ultimo aggiornamento: 08:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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