Omicidio a Roma, trentenne ucciso all'alba davanti all’ascensore. In tv aveva raccontato di sperare in una vita migliore

Si tratta di un cittadino romeno pluripregiudicato

Sabato 4 Dicembre 2021 di Marco De Risi
Omicidio a Roma, ucciso a 30 anni a colpi di pistola: il cadavere nell'androne di un palazzo a Primavalle
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Omicidio a RomaTre colpi esplosi con un silenziatore da un killer professionista. È questa la pista più seguita dagli inquirenti della Squadra Mobile che indagano sull’omicidio di Adrian Pascu, 30 anni, romeno, arrivato in Italia nel 2004 e già in carcere tra Milano, Potenza e Roma.

Nel suo carnet criminale compaiono precedenti per droga, diversi furti e anche un sequestro di persona.

Non un delitto di impeto, ma ben studiato in ogni minimo dettaglio. L’ipotesi più accreditata è quella di un regolamento di conti nell’ambito del traffico di stupefacenti e delle estorsioni: il ragazzo, nonostante un passato in comunità e una apparente riabilitazione, sarebbe ricaduto nel giro delle amicizie sbagliate legate ai grandi clan dello spaccio della Capitale. Per ora sono solo ipotesi su cui la Procura ha aperto una inchiesta delegando le indagini alla polizia. Di certo nel quadrante Ovest riecheggia ancora l’assassinio di Igino Duello, cognato e sodale del boss Walter Domizi, il “Gattino”. Un mistero irrisolto. Mentre dopo l’arresto da parte dei carabinieri nell’operazione “Hampa malavita” di pezzi da novanta dei Gambacurta, fremono gruppi emergenti pronti a farsi largo a suon di piombo. 

Sorpreso all'uscita dall'ascensore


A trovare il ragazzo riverso per terra in una pozza di sangue nell’androne del palazzo dove abitava, è stato un postino ieri mattina intorno alle otto. L’uomo ha notato la porta dell’ascensore aperta e avrebbe avvertito un lamento. Inutili i soccorsi per il 30enne. Pascu sarebbe stato ucciso nelle prime ore del mattino e nessuno nella palazzina al civico 29 di via Francesco Maria Greco, a Primavalle, un serpentone di lunghi corridoi e monolocali si è accorto di nulla. Parte del suo corpo era ancora dentro l’ascensore, forse ha tentato di scappare. Pascu è stato colpito su un fianco e all’addome, da almeno tre colpi, ma sarà l’autopsia a stabilirlo con certezza. A terra la Scientifica ha repertato tre bossoli. All’interno della cabina dell’elevatore sono stati trovati i segni dei proiettili. 

Adrian Pascu ospite di Tv2000


LE TESTIMONIANZE
Nessuno, appunto, ha udito spari o urla. Da qui la convinzione degli agenti che l’assassino abbia utilizzato un silenziatore: una esecuzione in piena regola e spietata. «Sono sceso a portare giù il cane verso le dieci e sotto c’erano già le forze dell’ordine, ho scorto quel poveretto a terra, l’avevo già visto qui uscire con la compagna e, mi sembra, una bambina piccola, ma non so nemmeno come si chiami», racconta uno dei vicini del terzo piano. Una signora russa dice di abitare «al primo piano, proprio sopra l’androne, ma non ho sentito assolutamente nulla». E così tanti altri. Nel comprensorio, che era nato come un albergo e poi via via venduto ai privati e in gran parte ceduto in affitto, si accede attraverso una grossa cancellata scorrevole e un passaggio pedonale.

Chi si è introdotto all’interno, sapeva come muoversi, probabilmente aveva seguito Adrian altre volte, al ritorno a casa dopo il lavoro in un locale notturno. Oppure era già stato a casa sua e sapeva come muoversi nel dedalo di corridoi e uscite di sicurezza che danno sulle scalinate esterne che conducono nel cortile, senza farsi scorgere o destare sospetti. Gli investigatori hanno portato via e posto sotto sequestro la vettura di Pascu, una Smart nera.

 
SOGNO SPEZZATO
Diverse le persone ascoltate dagli inquirenti, tra cui la compagna che vive stabilmente da un’altra parte. Si scava nella vita del trentenne per chiarire se recentemente abbia avuto problemi con qualcuno e ricostruire come abbia trascorso le ultime ore di vita. Al vaglio le telecamere lungo via di Torrevecchia e quelle montate su alcune auto parcheggiate nel piazzale.

Proprio Pascu sette anni fa raccontò, ospite di una puntata della trasmissione «Siamo noi» di Tv2000, la sua vita e il suo percorso di riabilitazione dal carcere grazie alla comunità Borgo Amigò di via Boccea. Una lunga testimonianza del suo arrivo in Italia a 13 anni, in compagnia di alcuni amici, sperando in una vita migliore. Poi i guai con la giustizia, dopo aver commesso alcuni furti, e il lavoro da pizzaiolo che aveva trovato con il sogno nel cassetto di aprire un’attività sua. Quando la conduttrice gli chiede «se dovessi rivolgerti a uno dei tuoi amici, quelli che ti hanno portato su una strada non giusta, cosa diresti loro?», la sua risposta è stata «di cambiare strada perché alla fine ti ritrovi con niente». Ma padre Gaetano che lo seguì all’epoca, oggi è scosso e preferisce non parlare. Dalla comunità si era allontanato da tempo.

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Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 11:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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