Meredith, parla Rudy Guede: «Non l'ho uccisa ma sono pentito di averla lasciata lì, forse viva. Oggi lavoro e ho una fidanzata»

Sabato 29 Ottobre 2022
Meredith, parla Rudy Guede: «Non l'ho uccisa ma sono pentito di averla lasciata lì, forse viva. Oggi lavoro e ho una fidanzata»
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«Lo ripeto ancora una volta e l'ho anche scritto nel libro: non ho ucciso Meredith Kercher quella tremenda notte del 1° novembre 2007 a Perugia. Non l'ho uccisa, ma non mi perdonerò mai di essere fuggito da quella casa lasciandola fra tutto quel sangue». Rudy Guede è l'unico condannato (16 anni) per l'omicidio della studentessa e ora racconta la sua verità in un libro "Il beneficio del dubbio" scritto con Pierluigi Vito uscito in questi giorni per Augh! edizioni. Un libro incentrato su un caso divenuto ben presto internazionale e anche oggetto di film e numerosi libri: "Mez", che stava seguendo il programma Erasmus in Italia, era inglese e Amanda Knox, poi scagionata, è americana. 

Intervistato da Giusi Fasano del Corriere della Sera, l'ivoriano, 35 anni, spiega nuovamente perché non accetta il nesso logico di essere stato condannato per l'omicidio "in concorso" con altri che sono stati invece assolti, ovvero Raffaele Sollecito e Amanda Knox, in maniera definitiva. 

«Ero con Meredith - ha detto ancora Guede -  ci siamo scambiati effusioni, abbiamo avuto un approccio sessuale, sono andato al bagno, ho provato a fermare il sangue che le usciva dal collo... Ovvio che ci fossero le mie tracce in giro. Ma l’ho detto quando credevano che mentissi per evitare la condanna, lo ripeto più che mai adesso che ho finito di pagare il mio conto alla Giustizia: io non ho ucciso Meredith».

La scena del crimine

«Nelle mie sentenze c’è scritto: in concorso con Amanda Knox e Raffaele Sollecito, e nessuno dei giudici mi ritiene autore materiale del delitto. Poi loro due vengono assolti. Allora io chiedo: con chi ho concorso? Hanno respinto la revisione del mio processo ma è un controsenso logico. La giustizia italiana dice che ho compiuto un crimine con due persone specifiche ma non come autore materiale; loro escono di scena, quindi il carcere lo sconta una persona che non si capisce di cosa sia colpevole e con chi». 

«Però non voglio più parlare di loro due - riporta ancora il Corriere - nonostante tutto ciò che hanno hanno detto di me in questi anni. Ammetto di un avere avuto un comportamento contraddittorio che non mi ha aiutato durante le indagini e il processo, ma non posso che continuare a sostenere che non c'entro con la morte di "Mez" (21 anni, ndr). Quello che ho fatto in quella notte e dopo è frutto della paura di trovarsi in quella situazione senza avere la possibilità di essere creduto. Non sono un assassino».

 

Il rimorso

«È vero. La paura ha preso il sopravvento e sono scappato come un vigliacco lasciando Mez forse ancora viva. Di questo non finirò mai di pentirmi. Ma avevo 20 anni e avevo davanti una ragazza agonizzante, l’ho soccorsa ma poi la mente è andata in tilt. Magari sarebbe morta lo stesso ma non aver chiesto aiuto resta la mia grandissima colpa».

La nuova vita

Ora Guede, che ha scontato la pena il 22 novembre dell'anno scorso, lavora di giorno al Centro Studi Criminologici di Viterbo, di sera fa il cameriere in pizzeria. Si è fidanzato ed è a un passo dal completare la laurea magistrale al corso di Società e Ambiente. 

Lo aspetta una vita nuova, non più legata alla storia di Meredith ed anche per questo ha voluto scrivere un libro per chiudere un capitolo e iniziarne un altro di diverso tenore. Ma vorrebbe comunque parlare. prima o poi, con i familiari di Meredith che in questi anni non hanno risposto alle sue lettere.

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Ultimo aggiornamento: 30 Ottobre, 10:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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