Il 5 marzo 2018 freddò il venditore ambulante senegalese Idy Diene a colpi di pistola sul ponte Vespucci a Firenze. Ora il giudice Sara Farini ha condannato a 16 anni l'ex tipografo Roberto Pirrone per omicidio. La pena è alleggerita di un terzo per il rito del processo, l'abbreviato, rispetto ai 24 anni calcolati dal pm Giuseppe Ledda, e dall'esclusione dell'aggravante dei futili motivi. Il giudice inoltre non ha accordato le attenuanti generiche. Ma perché Pirrone uccise Diene?
L'omicidio per modalità si presentò come un'esecuzione.
Alcuni colpi andarono a vuoto, tre lo colpirono e uno, alla testa, fu esiziale. «In questa vicenda sono tutti vittime, il giudice ha compreso la situazione disgraziata, la pena per Pirrone è coerente col fatto», commentano i difensori Sibilla Fiori e Massimo Campolmi, i quali nel processo hanno proposto una perizia per affermare il vizio parziale di mente ma il giudice non l'ha considerata. Pirrone risulta oberato dai debiti. Una situazione pesante con riflessi in famiglia che gli causava un notevole carico psicologico. La sentenza stabilisce risarcimenti per alcune parti civili - non tutte - attribuendo provvisionali subito esecutive: una di 100mila euro è a favore di una moglie (Diene era poligamo), Ndeye Rokhaya Mbengue, che abita nel Pisano e che già rimase una prima volta vedova per la morte del marito Samb Modou, uno dei senegalesi uccisi dall'estremista di destra Gianluca Casseri in piazza Dalmazia il 13 dicembre 2011. Altre due vanno al fratello Aliou Diene (75mila euro) e al nipote Elhadji Daouda Diene (50mila euro). L'altra moglie, una terza era già morta negli anni scorsi, e i 10 figli di Idy, che vivono tutti in Senegal, sono stati ammessi al processo ma il giudice per loro non ha deciso risarcimenti.