Omerovic, i segni del filo elettrico sui polsi. Gli agenti in chat: «Pariamoci il c...l'onda sommerge tutti»

Oltre all'arresto per tortura dell'agente Andrea Pellegrini, altri 4 poliziotti sono indagati

Giovedì 22 Dicembre 2022
Omerovic, i segni del filo elettrico sui polsi. Gli agenti in chat: «Pariamoci il c...l'onda sommerge tutti»
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Quando il “caso” era già finito sui giornali, in tanti avrebbero cercato di mettere in atto una strategia “per pararsi”. Hasib non aveva tentato il suicidio gettandosi dalla finestra di casa sua durante il controllo dei poliziotti di Primavalle come era stato annotato nella relazione di servizio del 25 luglio. Che l’intervento non si fosse svolto come descritto dall’assistente capo Andrea Pellegrini, ora ai domiciliari per il pestaggio al giovane rom, e sostenuto anche dai colleghi presenti e coindagati Fabrizio Ferrari, Alessandro Sicuranza e Maria Rosa Natale, negli uffici della Questura, era già emerso prima della conferenza stampa alla Camera, quando il 12 settembre la famiglia Omerovic aveva denunciato i fatti.

Per questo, la preoccupazione di molti era quella di rimediare ancor prima che lo scandalo travolgesse tutti. Sono quattro le persone indagate per depistaggio. E certo non sono servite ad alleggerire la posizione di Pellegrini le foto scattate dallo stesso agente quel giorno, durante il blitz. Per gli inquirenti sono un’ulteriore prova delle vessazioni subite dal 36enne, tuttora in ospedale. Ma non è ancora ben chiaro perché Pellegrini le avesse davvero fatte e se volesse mostrare a qualcuno la “punizione»” inflitta a quell’uomo. 

I MESSAGGI
«Roby te l’ho già detto pure al telefono in caso di dubbi scrivi e parati il cu... dall’onda di me...» che quando «arriva sommerge tutti», scriveva il 5 settembre scorso l’ispettore Daniele Centamori della Sezione criminalità della Mobile alla collega e ispettrice in servizio a Primavalle Roberta Passalia con cui poco prima aveva parlato al telefono. La chat scambiata tra i due è agli atti dell’inchiesta della Procura e della Squadra Mobile di Roma. Centamori ne relaziona il giorno stesso.

La donna invia al collega un messaggio whatsapp in cui gli rappresenta l’esigenza di sentirsi telefonicamente («Buongiorno quando ci possiamo sentire o vedere un attimo?»). Nel corso della successiva telefonata l’ispettrice raccomanda al collega di fare svolgere «bene le indagini perché le cose non stanno come scritto dagli operanti». Per la Passalia, come riportato da Centamori, non vi sarebbero state valide ragioni che avessero potuto giustificare l’accesso all’abitazione di Hasib nei termini descritti. Salvo poi smentire, sentita dal pm a sommarie informazioni il 10 settembre, di averlo mai detto. È a questo punto che, in un confronto disposto tra i due, Centamori mostra il messaggio inviato alla collega dopo la telefonata, le raccomandava di scrivere una relazione di servizio: «Parati il cu...», e la sua risposta: «Okkk grazie». Segno, per il gip Ezio Damizia, che le cose non fossero andate come riportato nella annotazione e che tale «anomalia» fosse stata evidentemente l’oggetto della conversazione telefonica tra i due. 

LE DICHIARAZIONI
Fondamentale per ricostruire quanto avvenuto nell’appartamento di via Gerolamo Aleandro, a Primavalle, è il racconto fornito agli uomini della Squadra Mobile da Fabrizio Ferrari, che ha collaborato alle indagini. «Ho provato un senso di vergogna» per non essere intervenuto e fermare quanto stava accadendo, ha raccontato ai colleghi che lo hanno ascoltato per ore. Nell’ordinanza il gip scrive che il poliziotto ha riferito di essersi limitato a confidare alcune cose (la porta sfondata a un collega e gli schiaffi a un altro) e di essersi in qualche modo determinato a sottoscrivere la relazione di servizio, il cui contenuto non era corrispondente a quanto avvenuto, perché Pellegrini, che verrà sentito dal gip martedì prossimo, era pur sempre un suo superiore, di cui in qualche modo subiva il «peso e gli atteggiamenti». Proprio Pellegrini il pomeriggio del 25 luglio aveva chiamato (non dal suo cellulare) un agente della Polizia locale, al quale la mattina si era rivolto per chiedere informazioni sul rom, dicendo che era finita male: «Si è buttato di sotto quando noi eravamo nel cortile». Una giustificazione non richiesta con l’intento di depistare eventuali indagini.

Intanto, a distanza di mesi, migliorano le condizioni di salute di Hasib. Anche se la convalescenza è destinata a essere molto lunga. «Sta muovendo i primi passi con l’aiuto di un tutore», raccontano la mamma Fatima Sejdovic e il papà Mehmedalija. I genitori del giovane rom chiedono che le indagini non si fermino: «È uscito solo un pezzo di verità. Ci sono ancora molti aspetti da chiarire», insistono. Quali? «Chi ha alzato la tapparella e aperto la finestra? Hasib che aveva i polsi legati? - si chiede Fatima - e come mai c’era il manico della scopa spezzato?». 

LE FOTO
E poi ci sono le foto choc: due immagini di Omerovic scattate alle 12,16 e alle 12,21 del 25 luglio e che per gli inquirenti confermano che al 36enne erano stati legati i polsi con il filo elettrico di un ventilatore. Nella prima immagine sul polso sinistro non compaiono segni particolari. Nella seconda invece, Hasib è in un’altra stanza, seduto, e si vedono le escoriazioni sul polso. Per la Scientifica si tratterebbe di irritazioni cutanee dovute a «compressioni» che, per quanto desumibile dalla foto, «permettono di ipotizzare una possibile compatibilità con un mezzo contundente a scarsa capacità escoriativa che può essere individuato in un laccio o un filo o una corda». 

Ultimo aggiornamento: 23 Dicembre, 12:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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