'Ndrangheta, Caterina Giancotti, chi è la prima boss (donna) in Lombardia: «A Rho comando io. E sono cattiva»

L'inchiesta della squadra mobile e della Dda di Milano ha smantellato un gruppo che stava ricostruendo una locale, usando tutti i metodi tradizionali mafiosi: dagli arcaici sistemi intimidatori, come le «teste di maiale» lasciate fuori dalla porta, fino al «controllo del territorio» esigendo il pizzo

Mercoledì 23 Novembre 2022 di Claudia Guasco
'Ndrangheta, Caterina Giancotti, chi è la prima boss (donna) in Lombardia: «A Rho comando io. E sono cattiva»

Le sue parole sono ultimatum, con lei vietato sgarrare. «Vuoi che diventi cattiva? E io divento cattiva», intima al telefono.

A chi cerca di prendere tempo sta con il fiato sul collo: «Non me ne frega un c...o, se no quello ti taglia la testa». La sua pazienza dura poco: «Adesso mi sono rotta, le regole le faccio uguali per tutti».

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DONNA DEI BOSS
Caterina Giancotti, 45 anni, specialità recupero crediti, è finita in carcere con l'accusa di avere avuto un «ruolo di organizzatore» nel clan della ndrangheta di Rho, nel milanese. L'inchiesta della squadra mobile e della Dda di Milano ha smantellato un gruppo che stava ricostruendo una locale, usando tutti i metodi tradizionali mafiosi: dagli arcaici sistemi intimidatori, come le «teste di maiale» lasciate fuori dalla porta, fino al «controllo del territorio» esigendo il pizzo, con un'attività che spaziava dal traffico di cocaina alla moderna infiltrazione nel tessuto imprenditoriale. E a fare da braccio destro ai boss - che percepivano anche il reddito di cittadinanza - a dirigere gli uomini del clan, gestire il traffico di droga e minacciare al telefono i creditori inadempienti c'era lei, Caterina Giancotti, che «originariamente è estranea ai circuiti criminali - spiega il pm Alessandra Cerreti - Ma la sua tempra violenta la porta a guadagnarsi la stima del capo». Imponendosi in poco tempo come elemento prezioso nell'organizzazione. Diventa il «braccio destro di Christian Bandiera», figlio del boss Gaetano Bandiera che aveva l'ambizione di far rinascere la locale di Rho polverizzata, come tante altre, nello storico maxi blitz Infinito del 2010. Gaetano Bandiera, 74 anni, già condannato a oltre 13 anni, sarebbe riuscito a ottenere il differimento pena e ad uscire dal carcere simulando «difficoltà motorie»: girava in sedia a rotelle, ma non ne aveva bisogno se non per indurre «in errore la commissione medica».

Caterina Giancotti era la sua pupilla. E anche «più spietata degli uomini», come sottolinea l'aggiunto Alessandra Dolci parlando delle cinque figure femminili arrestate nell'inchiesta, con accuse che vanno dall'associazione mafiosa al traffico di droga, estorsioni, minacce, violenza privata, incendio, detenzione e porto illegale di armi. Su tutte spicca la Giancotti. È la «prima volta», spiega il magistrato, «che in Lombardia verifichiamo il ruolo operativo e organizzativo di un donna» nelle cosche. È lei, stando alle intercettazioni, che passa all'incasso. Ottobre 2020, contatta un imprenditore che deve pagare un pizzo mensile di 100 euro. «No, perché le cose vanno rispettate - insiste lei - Tra mezz'ora cerca di essere qua, se no viene Marco a prenderti... sono c...i tuoi e non ti permettere. Ti facciamo un casino che la metà basta. O vieni qua o viene Marco a prenderti...e tutti i soldi!». Quindi passa il telefono a Cristian Bandiera: «Adesso ti taglio la testa, a te ed Emiliano», minaccia lui. L'uomo cerca di tranquillizzarli: «Guarda sto cercando di darteli tutti, ok? Faccio il possibile». L'ultima parola è di Caterina Giancotti: «No, io non ti lascio tranquillo perché oggi li devi portare».

Ultimo aggiornamento: 24 Novembre, 13:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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